Favorita dal tempo piovoso o comunque umido, ma ancora caldo, si sta velocemente diffondendo la ticchiolatura (conosciuta anche come "macchia nera"), una malattia fungina piuttosto grave per le rose, se non curata.
In questi primi di settembre ho avuto abbastanza da fare e ho trascurato un po' il mio roseto. Risultato: ieri, quando ho avuto un po' di tempo per togliere le rose sfiorite, mi sono accorta che molte sono attaccate dalla ticchiolatura, una risulta addirittura spogliata dalle foglie nella parte inferiore.
(da https://www.rose.it/coltivazione-rose/parassiti-rose/ticchiolatura-rose)
Nella rosa, la ticchiolatura si presenta con delle macchioline nere sulle foglie. Queste macchie pian piano si allargano fino a diventare gialle e poi nuovamente scure o necrotiche. L’attacco della malattia avviene sulla pagina superire delle foglie e da questa può poi proseguire nei fusti e nello stelo. Se non curata, la ticchiolatura provoca la progressiva caduta delle foglie fino alla completa perdita della capacità fotosintetica della pianta. Le foglie, infatti, si ingialliscono perché il fungo si nutre della clorofilla, sostanza che determina il colore verde delle foglie.
La ticchiolatura è causata da un fungo appartenente al genere Diplocarpon o al genere Marsonnina. La diffusione del parassita viene favorita da climi temperati e piovosi. La temperatura ideale affinché si sviluppino le spore del fungo è compresa tra 18 e 25 gradi. Le spore fungine vengono trasportate dal vento e si depositano sulla pagina superiore delle foglie.
La ticchiolatura delle rose, in caso di attacchi intensi, può portare alla progressiva morte della pianta. Gli attacchi si possono prevenire evitando di bagnare troppo le piante e coltivandole a una certa distanza l’una dall’altra per farle aerare. I primi attacchi si combattono con corretti metodi di potatura: vanno assolutamente estirpate le parti che presentano i primi segni di malattia. I resti di potatura vanno preferibilmente bruciati e posti lontano dalle piante. Il fungo della ticchiolatura si combatte anche con somministrazione di anticrittogamici e di prodotti a base di rame. I prodotti più usati sono la poltiglia bordolese e i fungicidi ad azione sistemica come il Mancozeb, il Captano, il Propiconazole e lo Zineb.
mercoledì 12 settembre 2018
venerdì 7 settembre 2018
UN'ALTRA SIGNORA DELLE ROSE
Giuseppina Beauharnais Bonaparte, moglie di Napoleone, dette vita (1804-1810) alla Malmaison, dove creò la collezione di rose più importante del mondo per quei tempi.
Proprio il desiderio dell’imperatrice di arricchire la collezione di questi fiori, perché insoddisfatta delle rose piccole e fiorenti pochi giorni all'anno, consentì di raggruppare, in pochi anni oltre duecento varietà di rose. Gli eserciti di Napoleone ricevettero l'ordine di raccogliere rose e inviarle alla Malmaison da qualsiasi luogo si trovassero. Anche durante le ostilità, le rose potevano passare incolumi. John Kennedy del Vivaio Vineyard di Hammersmith, nei pressi di Londra, fu convocato dall'imperatrice quale consigliere per il suo giardino. Egli viaggiò spesso, nonostante le guerre in corso, munito di uno speciale lasciapassare come incaricato d'affari per l’acquisto di rose. Giuseppina intuì anche l’importanza della raffigurazione delle rose e incaricò il pittore belga Pierre-Joseph Redouté, di riprodurre le specie e le varietà di rose disseminate nel giardino e nel parco. Fu stampata una pubblicazione periodica denominata “Jardin de la Malmaison” che uscì con venti fascicoli e centoventi illustrazioni a cura del botanico Etienne-Pierre Ventenat e di Pierre-Joseph Redouté.
Erano i primi del 1800: dalle rose coltivate alla Mailmason, venne isolata prima la Rosa tea e, successivamente, la Ibrida perenne, dai fiori doppi e rifiorenti da cui discendono molte delle rose che attualmente sono in commercio.
Una rosa bourbon tuttora molto coltivata è quella che fu chiamata “Souvenir de la Malmaison”. Si narra che questa rosa, dai fiori soffusi di rosa, delicatamente profumati, fu coltivata da Jean Beluze e da lui inviata anonimamente alla Malmaison nel 1843, dopo la morte di Giuseppina, quando i giardini erano ormai trascurati. Un granduca russo in visita ne fu colpito e la riportò in patria come ricordo ai Giardini Imperiali di San Pietroburgo.
(testo e foto da internet)
Proprio il desiderio dell’imperatrice di arricchire la collezione di questi fiori, perché insoddisfatta delle rose piccole e fiorenti pochi giorni all'anno, consentì di raggruppare, in pochi anni oltre duecento varietà di rose. Gli eserciti di Napoleone ricevettero l'ordine di raccogliere rose e inviarle alla Malmaison da qualsiasi luogo si trovassero. Anche durante le ostilità, le rose potevano passare incolumi. John Kennedy del Vivaio Vineyard di Hammersmith, nei pressi di Londra, fu convocato dall'imperatrice quale consigliere per il suo giardino. Egli viaggiò spesso, nonostante le guerre in corso, munito di uno speciale lasciapassare come incaricato d'affari per l’acquisto di rose. Giuseppina intuì anche l’importanza della raffigurazione delle rose e incaricò il pittore belga Pierre-Joseph Redouté, di riprodurre le specie e le varietà di rose disseminate nel giardino e nel parco. Fu stampata una pubblicazione periodica denominata “Jardin de la Malmaison” che uscì con venti fascicoli e centoventi illustrazioni a cura del botanico Etienne-Pierre Ventenat e di Pierre-Joseph Redouté.
Erano i primi del 1800: dalle rose coltivate alla Mailmason, venne isolata prima la Rosa tea e, successivamente, la Ibrida perenne, dai fiori doppi e rifiorenti da cui discendono molte delle rose che attualmente sono in commercio.
Una rosa bourbon tuttora molto coltivata è quella che fu chiamata “Souvenir de la Malmaison”. Si narra che questa rosa, dai fiori soffusi di rosa, delicatamente profumati, fu coltivata da Jean Beluze e da lui inviata anonimamente alla Malmaison nel 1843, dopo la morte di Giuseppina, quando i giardini erano ormai trascurati. Un granduca russo in visita ne fu colpito e la riportò in patria come ricordo ai Giardini Imperiali di San Pietroburgo.
(testo e foto da internet)
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