venerdì 26 ottobre 2018

CINORRODO O "BACCA"?

Ogni fiore di rosa è ermafrodito ed è portato da una base un po’ rigonfia, detta ricettacolo, esternamente glabra o un po’ pelosa. 
Il calice è formato da cinque sepali, molto simili alle foglioline, con margini un po’ frastagliati. Nelle rose spontanee i petali, che spesso hanno una tacca sul margine superiore, sono nello stesso numero dei sepali, con i quali si alternano, formando una corolla semplice, ma che con facilità può diventare doppia o addirittura piena, poiché gli stami (organi sessuali maschili) hanno la predisposizione a trasformarsi in petali. 
Gli stami, che ricoprono un ruolo non secondario nell’attrattiva del fiore, sono numerosi, arrivando anche al numero di duecento e più, disponendosi in circolo su diversi ordini. Gli stili (organi sessuali femminili) sono liberi o uniti in una colonna, più o meno sollevata rispetto alla bocca del ricettacolo. 
Il frutto – chiamato cinorrodo o “cinorrodonte”, ma che per semplicità chiamiamo “bacca” – è in realtà un falso frutto, perché è formato da un ricettacolo carnoso e colorato che contiene i veri frutti, detti acheni, ciascuno con un solo seme. Sulla parte alta del cinorrodo spuntano i resti dei sepali del calice, ormai secchi ma persistenti.

I cinorrodi rappresentano un elemento in più per vivacizzare il nostro giardino o terrazzo anche nei mesi invernali. Di varie forme e colori, sono particolarmente decorativi in un momento delicato del ciclo stagionale. Non tutte le rose sono indicate per questo scopo, anche se un elenco esauriente delle migliori occuperebbe troppo spazio. In generale, le rose da frutto più belle appartengono alla categoria delle specie spontanee o selvatiche, con le loro cultivar. 

In questo senso vanno segnalate:
- R. canina (cinorrodi da ovoidali a quasi globosi, lisci, rosso-arancione, di 1-3 cm),
- R. filipes ‘Kiftsgate’ (numerosissimi c. sferici di 1-1.5 cm, scarlatto-arancione), 
- R. glauca (c. quasi globosi di 1.5 cm rosso-marrone, a volte ricoperti di setole), 
- R. holodonta (c. lunghi fino a 1.8 cm, a forma di bottiglia rosso e setoloso), 
- R. rugosa e sue cultivar (c. di 2.5 cm quasi rotondi, lisci, di colore rosso o arancione), 
- R. agrestis (c. a fiaschetta di 1.5 cm, rossi e lisci)







mercoledì 24 ottobre 2018

QUAL E' IL PERIODO GIUSTO PER POTARE LE ROSE?

Il momento giusto per la potatura delle rose è quando la pianta termina il periodo vegetativo e compaiono le prime gemme. 
Ciò varia in base alla posizione geografica. 
Generalizzando si può dire che la potatura delle rose si può effettuare verso fine autunno al sud e verso fine inverno al nord… 

Centro-Sud Italia e Isole
Nelle zone a clima mite, tipiche del centro e del Meridione d’Italia, il periodo migliore per potare le rose cade tra l’autunno e l’inverno, nello specifico consigliamo di provvedere alla potatura delle rose da fine novembre fino a tutto gennaio così da anticipare la prima fioritura che in queste regioni geografiche può avvenire fin dai primi giorni di aprile.

Centro-Nord Italia
Nelle zone fredde, il periodo migliore per potare le rose cade a fine inverno, cioè da metà febbraio a tutto marzo. Chi abita nell’estremo settentrione d’Italia, dove le giornate di gelo si prolungano, dovrebbe addirittura aspettare il mese la fine di marzo o gli inizi di aprile. Le gelate tardive potrebbero danneggiare il ramo reciso.

La mia vivaista di fiducia mi ha sgridato la prima volta che le ho detto di aver potato le mie rose in novembre. Da noi infatti la potatura va effettuata a febbraio, al massimo inizio marzo (ricordo che lo scorso febbraio iniziai a potarle, poi un'ondata di gelo con neve ai primi di marzo bloccò a metà i lavori).

Lo scopo della potatura è polivalente: se è bene eseguita corregge la forma della pianta rendendola armoniosa, ma soprattutto stimola sensibilmente la fioritura, aumentandone il volume e la quantità.

Vedo, nella nostra zona, tanti roseti già potati a novembre, con la potatura che andrebbe fatta a fine inverno. 
Si può dire che nei rosai adulti molto rigogliosi si può intervenire in due fasi distinte: una potatura autunnale, a novembre, per accorciare di circa un terzo i rami troppo lunghi, al fine di evitare che il vento o il peso della neve possano spezzarli, poi una potatura vera e propria alla fine dell'inverno. Da noi in Romagna è sbagliato effettuare la potatura definitiva prima dell'inverno!

Quando potate, tenete presenti alcune regole, valide per tutti i rosai (torneremo comunque sull'argomento in gennaio):

- asportate i rami morti, quelli spezzati o ammalati, tagliando all’altezza di una gemma rivolta verso l’esterno dell’arbuto o in prossimità del legno sano;
- eliminate i rami sottili, per favorire la crescita di quelli più vigorosi;
- asportate i rami che si intersecano tra loro, allo scopo di liberare il centro dell’arbusto, al fine di permettere alla chioma di ricevere luce e aria anche all’interno;
- il taglio di potatura va praticato a non più di 6-8 mm sopra una gemma rivolta verso l’esterno del cespuglio, e deve essere inclinato verso il basso dalla parte opposta della gemma. Quando eliminate completamente un ramo, praticate il taglio a filo della branca da cui si origina, ripulendo poi la superficie di taglio con un coltellino affilato. Per tagliare rami di un certo calibro (cioè di 3-4 cm di diametro), usate un tronchesino o una sega per potature, spennellate poi la superficie di taglio con mastice cicatrizzante.