mercoledì 9 febbraio 2022

LA ROSA "BELLA DI MONZA" - UN INTERESSANTISSIMO ARTICOLO DI SABRINA MASNATA

Ho conosciuto Sabrina Masnata tramite Facebook, grazie alla comune passione per le rose. Nella vita lavorativa fa l'insegnante di inglese, nel tempo libero è nientemeno che presidente dell'associazione "Quellicheatrasta Cistannobene", curatrice del delizioso e romanticissimo Roseto di Murta, frazioncina di Genova, e rosaista esperta.

Ho trovato questo suo articolo e, dietro suo permesso, lo riporto con piacere sul mio blog, perchè parla di una rosa italiana con alle spalle un po' di mistero.

«Numerosi esemplari di piante rare e preziose sono qui coltivate [nel roseto di Murta, n.d.r.] grazie agli sforzi dei giardinieri. …e qui vediamo anche con la stessa frequenza la varietà di rosa bengala (chinensis) ottenuta in questi giardini reali e nota come rosa bella monzese. La persona che l’ha creata è Luigi Villoresi che ha contribuito a rendere questi giardini a lui affidati belli e fruttuosi, introducendo centinaia di miglioramenti e novità’.

Nel 1777, i monarchi d’Asburgo, sovrani del ducato di Milano, commissionarono la costruzione di un magnifico palazzo circondato da parchi e giardini, nei pressi di Monza. Lo splendido edificio fu residenza di Ferdinando d’Austria, tra l’altro brillante botanico, fino all’arrivo dei francesi nel 1796. Con la proclamazione del Regno d’Italia, il palazzo di Monza divenne la dimora del vicerè: Eugène Rose de Beauharnais, figlio nato dal primo matrimonio dell’Imperatrice Josephine. In questi anni, come ormai ben sappiamo, anche la storia della rosa stava cambiando. 

Dall’Oriente arrivavano le nuove regine del giardino: le rose cinesi.
La Lombardia dell’Illuminismo era un ambiente molto fertile anche per gli studi di botanica che non si arrestarono dopo il ritorno degli austriaci nel 1814, anzi continuarono con nuovo impulso. In particolare, i Giardini Reali di Monza divennero un centro di sperimentazione e produzione di molte rose dal sangue cinese che erano, allora definite del Bengala (perchè prima di essere introdotte in Europa, venivano studiate e propagate dall’Orto Botanico di Calcutta, in India ‘Gioiello della Corona’ britannica).
Poco dopo essersi insediato, il vicerè Behauarnais assunse un giovane agronomo come capo giardiniere: Luigi Villoresi che non solo progettò e curò quello che il celebre paesaggista inglese Loudon, nel 1835, definì: ‘il più bel giardino in Italia’, ma riuscì ad ottenere diverse rose tra le quali una chinensis chiamata Rosa modoetiensis ‘Villoresi’, Rosa semperflorens ‘Villoresi’ oggi nota come ‘Bella di Monza’. Di Villoresi Loudon scrisse: ‘Ottenne dai semi della Rosa Bengala, fecondati con altre rose, più di cinquanta varietà diverse, tra cui alcune profumatissime e Bellissime’. Della ‘Bella di Monza’, il medico Mezzotti scrive sempre nel 1835: ‘Nessuna rosa, io penso, raggiunge i meriti di quelle di questi Giardini Reali, che sono praticamente sempre in fiore e tra cui spicca la ‘Rosa di Monza’. Nella prima metà del 1800, il secolo delle rose, la rosa di Villoresi compariva nel cataloghi dei vivai di tutta Europa, anche in quello del grande Vibert che nel suo Essai sur les roses la cita come rosa molto resistente.

Una chinensis che vorremmo avere nella collezione del Roseto di Murta proprio per la storia che racconta. Unico problema: purtroppo, non la si trova più in commercio perché probabilmente è estinta. Pare, infatti, che anche l’esemplare in coltivazione al Roseto di Monza possa non essere la pianta originale, ma la Rosa chinensis ‘Serratipetala’ che abbiamo già nel giardino, o forse è la ‘Serratipetala’ ad essere la ‘Bella di Monza’ di Villoresi? Il viaggio delle rose antiche, specialmente le molte varietà nate dopo l’arrivo delle prime chinensis a fine ‘700, era complesso e spesso non è facile tracciarlo e attribuire chiaramente la paternità (o maternità) delle rose.
Anche un altro ibrido di cinese: ‘Cramoisi supérieur’ pare legare il suo nome a quello di Villoresi. Secondo quanto si legge sul sito, https://www.helpmefind.com/rose/plants.php, utile portale di studio e ricerca sulle rose al quale contribuiscono esperti da tutto il mondo, la versione a cespuglio, nata da seme di ‘Slater’s Crimson’ China e introdotta ufficialmente nel 1832 dal francese Coquereau, probabilmente esisteva già dal 1818 e nel 1832 era già coltivata a Monza. Da questa pianta, pare essersi originata come ‘sport’ proprio la Rosa chinensis ‘Serratipetala’ alias ‘Bella di Monza’. Potrebbe dunque anche questa magnifica rosa sempre in fiore essere in realtà una delle creazioni date per perdute di Villoresi? Le sue rose furono inglobate nei cataloghi francesi e tedeschi che, probabilmente, ne cambiarono il nome, cancellandone la paternità. Non è detto, quindi, che siano estinte come sembra. A me piace pensare che siano ancora presenti nei nostri giardini e di tanto in tanto, amo ricordare e onorare sul sito del roseto la memoria di questo importante personaggio della botanica italiana che ha contribuito con il suo genio a creare e diffondere bellezza nel mondo».























lunedì 7 febbraio 2022

INDIZI DI PRIMAVERA

Carissimi lettori,
oggi vi rallegro con una buona notizia (buona almeno per me): due delle mie piantine di rosa germinate i mesi scorsi HANNO IL BOCCIOLO! Lo potete vedere nelle foto, purtroppo con il cellulare non riesco a riprendere delle immagini più da vicino.
Una è germinata il 30 ottobre, l’altra l’1 novembre. 
Sono già diversi anni che mi occupo di ibridazioni delle rose, ma ogni volta che vedo il primo bocciolo mi viene da gridare al miracolo. E’ proprio un miracolo della natura che avviene sotto i nostri occhi, e che ci lascia a bocca aperta ogniqualvolta riusciamo a sintonizzarci sulle meraviglie del creato.
Vi invito, in questo periodo ancora tanto difficile, a cercare di lasciare da parte per un po’ i numerosi pesi e preoccupazioni che ognuno di noi si porta addosso. Se non avete piantine di rosa come me, recatevi in un prato, in un parco, in un giardino, e cercate, a mente aperta, i primi segnali di primavera. Ce ne sono già, vi garantisco: una violetta, una pratolina, le gemme su un ramo… riempitevi l’anima della fiducia che la natura vi trasmette, perché anche una piccola margheritina può riscaldare il cuore.