venerdì 15 giugno 2018

UN GIOVANE IBRIDATORE ITALIANO

Un anno fa circa, ho avuto il piacere di assistere ad una conferenza tenuta da Davide Dalla Libera presso il Vivaio Vivaverde di Zello.

Davide Dalla Libera è il proprietario dell'Azienda "Novaspina" in provincia di Padova.
E' una giovane azienda che si occupa dell’ibridazione e produzione di nuove varietà vegetali, principalmente rose e iris. 
Davide Dalla Libera, giovane proprietario, con la passione per le rose e la musica fin da ragazzino, in particolare si concentra sulla selezione di rose adatte ai climi difficili, siano essi caldi o freddi, e resistenti alle malattie fungine che in questi si sviluppano più facilmente. In questa ricerca parte da  genitori poco conosciuti, sviluppando un programma di miglioramento che parte dalle cultivar più antiche sino alle varietà più attuali.In particolare, ha avviato due linee di ricerca: la prima, lavorando con le Antiche e le Botaniche, mira a ottenere varietà dalle foglie strane, per colore e forma; dall’altra, partendo da Moscate, Floribunde, Polyantha, Ibridi di Tè, Moderne, punta a a creare nuove varietà dai fiori a coppa o a forma di rosa Tea.

Alle sue belle rose, arbustive e rampicanti, Davide regala nomi poetici ed evocativi, alcuni dei quali appartenenti alle nobildonne veneziane del passato: ‘Moscalbò’, ‘Fosca’, ‘Mortalitatsi’, ‘Rosildea’, ‘ Milamy’, ‘Rosalba Carriera’, ‘La Tintoretta’….Ha già ricevuto numerosi premi.

In vivaio, riproduce e coltiva anche molte rose selezionate da altri ibridatori (Rolando Zandri, Marc Alberici, Dominique Massad e altri ancora).




Gli ibridatori italiani non sono mai stati molto numerosi.
Perché l'Italia non è mai stata protagonista nella storia della rosa? Perché non ci sono grandi ibridatori italiani? Perché alle rose si collegano Francia, Inghilterra e America, oltreché Olanda, Germania, Spagna, Belgio o Danimarca? I motivi di tale assenza potrebbero essere questi: mancanza di una committenza colta e ricca; assenza di una letteratura specifica di autori italiani; inesistenza di una politica economica di sostegno; appezzamenti di terra troppo piccoli; clima troppo mite. Sembra paradossale, ma la bonarietà dei nostri inverni ha indotto i coltivatori a fidarsi delle condizioni atmosferiche senza doversi misurare con temperature pericolose alle colture e quindi senza dover sviluppare una tecnologia di sostegno e di riparo, che in qualche modo fornisse anche lo stimolo per la ricerca. Pensiamo per esempio a Wilhelm Kordes che, a partire dagli anni 40, proprio grazie agli inverni tremendi del Nord è stato spinto, sollecitato, costretto a orientare la sua ricerca su varietà resistenti al freddo; ricerca da cui sono nate le famose Rose Kordesii, introdotte negli anni '50.

Sono tre i temi in cui l'Italia gioca un ruolo molto importante nell'ambito della storia della rosa: il primo rappresentato dalle prime apparizioni delle Damascene Perpetue (Portland). Questo sta a significare che prima ancora che arrivassero le rose Cinesi notoriamente portatrici della rifiorenza alle rose antiche europee, una forma rifiorente di Damascena originaria dell'Italia con le sue successive mutazioni e incroci spontanei, possedeva già in sé questa caratteristica. Secondo: esisteva in Italia nella prima metà dell'Ottocento, una coltivazione piuttosto sviluppata e, dobbiamo supporre, anche raffinata, di rose Cinesi e loro varietà, tanto interessante da divenire fonte di rifornimento per gli ibridatori, soprattutto francesi. Terzo: alcuni tra gli ibridatori italiani della prima metà del secolo scorso meritano di essere meglio conosciuti e apprezzati per la sistematicità e il rigore dei loro metodi di ibridazione. Tutto questo per poter ampliare la visione che generalmente abbiamo della storia della rosa; per poter comprendere più a fondo quale sia stato il ruolo, perlopiù oscuro di persone e rose che hanno però dato il loro importante contributo allo sviluppo della rosa in Europa.