Verso la metà dell’Ottocento vecchie e nuove rose raggiungono la massima diffusione e sempre maggiore è l’interesse per le novità che apportano: fiori più grandi ed eleganti, profumo, nuove tonalità di colori e soprattutto rifiorenza.
La mancanza di rusticità delle Tea ne aveva limitato l’uso e quindi il mercato, per cui la produzione vivaistica si focalizzò verso piante che coniugassero la rifiorenza con una migliore resistenza al freddo: la comparsa degli Ibridi Perpetui (o Rifiorenti o Perenni) verso la metà dell’Ottocento venne a risolvere in parte il problema. Vennero chiamate così a motivo della loro forte rifiorenza (per quel tempo) e della grande durata in acqua dei fiori recisi.
Non si può ricostruire la loro genesi, ma era opinione dei rodologi francesi, come si legge in Les plus belles roses au début du XXe siècle, che all’inizio ci fosse stata l’ibridazione di una R. gallica o di una sua forma affine con varietà di R. indica fragrans e semperflorens.
Altri ritengono che l'origine degli Ibridi Perpetui sia dovuta al rosaista francese Vibert che nel 1825 mise in commercio una rosa eccezionalmente vigorosa e rifiorente che era il risultato di un incrocio naturale fra una rosa cinese ed una bourboniana. Si sviluppa in forma di arbusto molto forte e sano, con fiori grandi, semidoppi e profumati, di colore rosso cremisi.
Fu chiamata “Gloire des Rosomanes” (foto sopra) e da lei, alla metà del secolo, nacque quella che è considerata il prototipo delle Ibride Rifiorenti: “General Jacqueminot”, che trasmise alla discendenza bocci eleganti, fiori doppi, profumati e con steli lunghi e forti, e colori con tonalità cremisi scarlatto e rosso scuro (foto sotto).
Questo gruppo di rose rappresenta in ogni caso ibridi complessi e quindi differiscono anche molto l’uno dall’altro, tanto che sono stati suddivisi in diversi sottogruppi, ognuno con caratteristiche morfologiche comuni.
Si può dire che le Ibride Perpetue divennero il simbolo dell’Età Edoardiana, basti pensare che all’inizio del Novecento se ne contavano almeno 4000 varietà (adesso anche un catalogo ben fornito non ne conta più di una trentina, benché in coltivazione siano più numerose). Se date una scorsa ai nomi di queste rose vedrete come molte siano intitolate a nobili di vario genere ed a personaggi importanti. Una fu dedicata alla Baronessa Rothschild, della famiglia dei famosi banchieri ebrei.
In effetti i pregi delle Ibride Perpetue sono circoscritti al fiore, che ha magnifiche tinte e grandi dimensioni, ma l’arbusto cresce sgraziato, con rami forti e disordinati, tant’è che tenerlo in ordine in una aiuola è veramente impossibile, e bisogna utilizzarli in siepe o come esemplari isolati. In effetti spesso si dimentica come in passato si coltivassero i fiori per raccoglierli, non dissimilmente dalla frutta e dalla verdura, in filari regolari come quelli degli ortaggi. Avere fiori freschi ogni giorno era una sorta di sacro comandamento nella Francia e nell’Inghilterra di allora, e le Ibride Perpetue si prestavano benissimo allo scopo.
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BARONESSA ROTHSCHILD
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