venerdì 15 aprile 2022

QUARTA PUNTATA DE "IL NOME DELLA ROSA" SU LOMAR RADIO





















































































































































Qualcuno mi ha chiesto: ma come ti è venuta la passione per le rose?
Sapete, me lo sono chiesta spesso anch’io. E’ come quando ci si innamora di una persona: scatta qualcosa. Penso di avere sempre avuto, in me, la passione per le rose, solo che era nascosta, non riusciva a venir fuori. Infatti la mia è una vocazione piuttosto tardiva, è arrivata a quarant’anni, e penso che avesse solo bisogno del contesto adatto per uscire. L'occasione è stata il trasferimento in una casa con un giardino piú grande. Mio marito avrebbe voluto mettere una siepe lungo la recinzione che dà sulla strada. Io mi sono opposta: era la voglia di rose che stava uscendo. A parte che i cortili circondati da siepi alte e fitte mi hanno sempre fatto rabbia (non si vede niente di quello che c'é dentro!), ma sentivo di voler utilizzare le rose perché formassero "qualcosa di bello", piacevole, non solo per me che le coltivo, ma anche per chi passeggia e le vede, e magari ne rimane incuriosito e a sua volta “fulminato”.

Il cammino però è stato lungo, e penso sia più o meno lo stesso che seguono tutti i rosomani. 
Se vi va, possiamo accompagnare questa parte della mia puntata con le immagini che ho pubblicato appositamente sul mio blog, così mi faccio intendere meglio. 
Potete digitare su Google Chrome l’indirizzo valentinaelesuerose.blogspot.com   e seguirmi nell’ultimo post pubblicato, quello su cui vi si apre la pagina.

Bene, vi stavo raccontando che all’inizio, per me, la rosa di cui occuparmi era solo ed esclusivamente quella che ha la corolla con i petali cosiddetti centrati o turbinati. In pratica, le rose che si trovano in ogni giardino, e che si chiamano Ibridi di Tè. Vedete tre immagini di questa varietà di rose, una rossa, una gialla e una arancio. Non vi dico la sorpresa di una mia amica e collega, quando le dissi che le rose hanno anche un nome. Sì, davvero, non sono semplicemente la rosa bianca o la rosa rossa… Ogni ibridatore, antico e moderno, quando mette in commercio una sua nuova varietà, le dà anche un nome. Così queste che ho pubblicato si chiamano: la rossa Red Intuition, la gialla Topazio Bicolore, e quella arancione Luis de Funes. Ogni nome dovrebbe poi venire accompagnato da quello dell’ibridatore e/o quello dell’azienda che l’ha messa in commercio, ad esempio Barni in Italia, o Meillland in Francia, o ancora Kordes in Germania, ma ce ne sono tantissimi altri. Quindi il nome intero è Red Intuition di Delbard, Topazio Bicolore dei Fratelli Ingegnoli, e Luis de Funes di Marie Louise Meilland.

All’inizio, quindi, parliamo di circa otto anni fa, decisi che per la siepe del mio nuovo giardino avrei piantato delle rose ibridi di tè, e un po’ alla volta, durante quella primavera e estate, ne acquistai e piantai parecchie. La mia ignoranza a quei tempi era spaventosa… ricordo che quando mettevo a terra le rose acquistate, non stavo nemmeno a leggere il nome sulla confezione. Così di tante non seppi per molto tempo la varietà, ma di alcune sono riuscita a risalire al nome grazie alle ricerche sui cataloghi in internet e anche all’aiuto di qualche vivaista.

Ora riposiamoci un attimo guardando la quarta foto nel post: qui ho riunito tutti i tipi di corolle esistenti nelle rose. Sono davvero tanti, e pensare che io all’inizio rinnegavo la bellezza di tutte le altre che non fossero ibridi di tè con i loro petali turbinati! Nella foto la Ibrido di Tè è la prima della quarta riga.
 Le rose ibridi di tè sono state fra le ultime ad essere inventate, seguite solo dalle rose inglesi e dagli ibridi moderni, questi ultimi chiamati anche modern shrub o cespugli moderni. 

Ma allora, vi chiederete, quali sono le prime rose ad essere state inventate?
In realtà le primissime rose, che tuttora esistono, non le ha inventate l’uomo con le sue ibridazioni, ma sono presenti da migliaia di anni in natura, e sono le rose selvatiche. 
Un esempio? La rosa canina, che probabilmente tutti avete anche solo sentito nominare. Possiamo prendere la rosa canina come campione per illustrare le rose selvatiche o botaniche (vedete l’ immagine successiva nel mio post e tenete presente quella dopo ancora). 
Cosa notate? Innanzitutto non ha assolutamente una corolla turbinata, e nemmeno tanti petali. Ne ha cinque, che è il numero di petali che hanno di solito le rose botaniche. Altre cose che possiamo notare, se la troviamo in natura, ad esempio nei boschi, è che si può sviluppare molto in altezza e in ampiezza, e che ha un portamento sarmentoso, cioè crea rami lunghi e ricadenti, e inoltre ha foglioline piccole e di consistenza leggera. 
Tutte queste come ho già detto, sono caratteristiche comuni a molte rose selvatiche, compreso il profumo leggero o assente, e i colori molto delicati che vanno dal bianco al rosa carico passando per tutte le gradazioni di rosa. Alcune rose botaniche sono gialle, ma non sono frequenti, vedete nella foto ad esempio la rosa Cantabrigiensis con i fiori in primo piano. E guardate un po’ l’ultima foto, una rosa Cantabrigiensis fotografata per intero? Non assomiglia per nulla ai cespugli che abbiamo nei nostri giardini!
Un’ultima cosa, che riguarda la seconda immagine relativa alla rosa canina: ci può capitare, passeggiando nei boschi in autunno, di vedere una rosa canina carica di bacche arancio o rosso acceso. Sono i suoi frutti, o meglio falsi frutti, che tutte le rose producono, ma che non vediamo quasi mai perché noi, da bravi giardinieri, tagliamo via le rose appassite dalle nostre piante, cosa tra l’altro molto giusta. I falsi frutti delle rose si chiamano cinorrodi e possono avere diverse forme. I cinorrodi delle rose canine sono allungati. All’interno dei cinorrodi si trovano i veri semi, che nel caso delle rose si chiamano acheni.
I cinorrodi delle rose canine sono estremamente ricchi di vitamina C, con un contenuto fino a 34 volte superiore a quello delle arance.
Contengono inoltre vitamina A ed E, polifenoli, tannini, sali minerali e altri nutrienti molto interessanti per il nostro benessere. Anche in casa, dai cinorrodi di rosa canina possiamo preparare infusi e decotti, marmellate, bibite analcoliche, gelatine per dolci, liquori e sciroppi per la tosse. È possibile preparare anche una gustosissima salsa da accompagnare a secondi piatti di carne e verdure. Tutte le ricette le riuscite a trovarle in internet.

Ecco quindi affrontato e superato il primo step nella via della conoscenza delle rose: lo step costituito dalle rose botaniche. 
E le altre di cui abbiamo visto la corolla nell’immagine? Ne parleremo nelle prossime puntate, se avrete ancora voglia di stare con me.
Prima di salutarvi, vi anticipo un appuntamento di cui vi parlerò: se potete tenetevi liberi sabato 21 maggio nel secondo pomeriggio.
E ora un bacione a tutti voi e a presto su Lomar radio.

mercoledì 13 aprile 2022

ROSA CALIFORNICA E ROSA CALIFORNICA PLENA

Continuando a parlare di rose selvatiche, oggi vi presento la Rosa
Californica.

Questa rosa botanica originaria degli Sati Uniti, ha sviluppo simile alla nostra Canina ma i rami sono più fitti di spine ed è pollonante. I rami sono lunghi e sarmentosi.

Le foglie sono piccole, verde spento, e i piccoli fiori semplici, di un colore che va dal rosa chiaro al magenta, possono crescere da soli oppure essere riuniti in mazzi e producono dall’autunno tondi cinorrodi rossi che la rendono molto decorativa nel periodo invernale, anche perché i rami assumono toni rossastri.

E’ una rosa rustica e tollerante della siccità, che dopo la prima abbondante  e lunga fioritura, può ancora produrre sporadicamente qualche fiore. Adatta ai giardini naturali.









ROSA CALIFORNICA PLENA

Si tratta di un ibrido spontaneo della forma semplice Californica. Il fiore è a forma doppia di color rosa molto vivo, dal profumo aspro. Il portamento è vigoroso e eretto, con rami che flettono e si allargano in alto. I rami sono di un caratteristico color rosato. Ha un'unica fioritura in primavera-estate e produce bacche ornamentali. 

Anche questi due rosai sono disponibili presso i vivai specializzati in rose.



martedì 12 aprile 2022

UNA BELLA ROSA BOTANICA

La rosa di cui parlerò oggi è una rosa selvatica o botanica, presente (ma rara) in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli V.G., Liguria, Emilia R., Toscana, Marche, Abruzzo e Molise. Si tratta della Rosa Glauca, conosciuta anche con i nomi di Rosa paonazza, Rosa ferruginea Auct., Rosa rubrifolia Vill.

Cos'ha di particolare tanto da avermi incuriosito? Il suo fogliame, che è del tutto peculiare a tinte cangianti, dal verde glauco all’amaranto.

La rosa glauca produce una pianta arbustiva di medie dimensioni, che

senza difficoltà supera i 2 metri di altezza e che anche in larghezza si sviluppa abbondantemente. Non è stolonifera, per cui il cespuglio si infoltisce restando sempre un unico ceppo. Fiorisce ad aprile-maggio in pianura, e a giugno–luglio in montagna. Le roselline hanno cinque petali e dimensioni ridotte (3-5 cm di diametro), ma una sorprendente colorazione. Presentano corolla bianca al centro e fucsia-ciclamino all’esterno. Anche le giovani foglie ed i germogli hanno una valenza ornamentale molto accentuata, sfoggiando tinte vivaci, tendenti all’amaranto e al bronzo.

La rosa glauca è estremamente rustica, di poche esigenze, resistentissima a tutte le malattie classiche delle rose coltivate e di veloce sviluppo. Adatta al pieno sole ma anche alla mezz’ombra (soprattutto in pianura ed al Sud Italia). Indifferente al pH del terreno. Si può utilizzare come elemento ornamentale in parchi e giardini, sia per la realizzazione di siepi e barriere che di splendidi esemplari singoli. Adatta al vaso solo su grandi terrazze.

Come tutte le rose selvatiche, la rosa glauca non ha bisogno di potature (se si dispone di molto spazio). Se si ha bisogno di contenerla, bisogna ricordare che questa, come tutte le rose botaniche italiane, produce un’unica fioritura all’anno che è già programmata sui rami dell’anno precedente. Eliminare quei rami significherà dunque privarsi dei fiori per un anno intero. Per questo motivo si consigliano dei tagli sul vecchio (grossi rami al centro del cespuglio), utili anche a tenere sana e “giovane” la pianta, e dei tagli di accorciamento o diradamento, sui rami giovani, quelli fioriferi, così da non perdere completamente la fioritura.

Si trova in vendita nei vivai specializzati in rose.