lunedì 9 novembre 2020

LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE SECONDO DOMENICO AICARDI (2° parte)

 (da "LE ROSE - moderne coltivate ed allevate da amatori, floricoltori, seminatori", di D. Aicardi, Ed. Apeiron)

"Prima conviene stabilire quale pianta debba funzionare da maschio o da femmina in base alle caratteristiche migliori per la funzione cui è chiamata. Si può allargare con facilità il campo delle ricerche ricorrendo a genitori diversi esistenti fra le varietà di una stessa specie e non di rado alle specie diverse, soprattutto quando tra esse esiste affinità.

L'operazione manuale dell'incrocio è un gioco da ragazzi, che si può ridurre alle parole castrare ed impollinare. La castrazione e l'impollinazione si possono eseguire in maniere diverse; però il risultato non risiede su queste due operazioni concomitanti, semplicissime.

Innanzitutto per fare gli incroci è indispensabile possedere un certo numero di piante destinate a funzionare da genitore. Quanto più queste sono numerose, tanto meglio è; in caso contrario, sopra tutto per il polline, bisogna ricorrere all'ausilio di varietà in giardini di amici o conoscenti.

Epoca in cui si possono eseguire gli incroci: in piena aria si inizia la fecondazione artificiale non appena vi sono fiori sufficienti, sempre quando la stagione sia favorevole e la temperatura si mantenga dai 20°C in su e si sospende verso la metà di luglio ed anche più tardi, secondo la latitudine, sapendo che i frutti impiegano da tre a quattro mesi per maturare ed i semi devono essere seminati al più tardi entro il dicembre.

In serra calda da gennaio in poi".

A questo punto l'autore fa seguire una lunga lista di materiale indispensabile per eseguire castrazione e impollinazione, alcuni di questi oggetti sono stati anche sostituiti da altri più moderni. Vi dico solo cosa utilizzo io:

- forbicine appuntite (tipo da pedicure)

- piccolo contenitore per raccogliere il polline (io uso una scatolina rotonda di plastica)

- pennarellino indelebile

- sacchettini di carta

- puntatrice

venerdì 6 novembre 2020

ALCUNE ROSE BOTANICHE

(da http://www.lippocastano.com/categoria-prodotto/catalogo/catalogo-rose-botaniche/ e http://www.lacritica.org/le-rose-botaniche/)

Non si può apprezzare completamente la ricchezza che ci offrono le rose senza conoscerne gli antenati, tutte quelle specie selvatiche (denominate anche "botaniche"), che dall’Europa all’Asia, dall’America al Medio Oriente, testimoniano un genere botanico presente nel nostro pianeta da oltre quattro milioni di anni.
Il gruppo comprende sia le forme cespugliose sia le rampicanti, tutte di altezze considerevoli. Non è raro vederle salire ben oltre una decina di metri.
In primavera, più o meno inoltrata, a secondo della varietà, si ricoprono di abbondantissimi fiori piccoli, semplici (di solito 5 petali), con colorazioni insolite e magnifiche che liberano, tutto intorno nell’aria, aromi squisiti.
Il fogliame, a volte persistente, in inverno muta dal verde al rosso porpora.
I frutti autunnali hanno forme fantasiose e costituiscono un ulteriore elemento decorativo.
Sono piante dotate di grande autonomia, amano crescere libere di scegliere come e dove andare, non richiedono troppe cure e neppure troppe potature.

Nel nostro paese ci sono una trentina di specie. Eccone alcune.

Rosa canina è una pianta largamente diffusa nei nostri boschi, alta da uno a tre metri, con un portamento allargato, globoso. I fusti assumono una forma arcuata e danno alla pianta un aspetto piuttosto disordinato. Le foglie sono composte, imparipennate, formate da cinque-sette foglioline ovate e seghettate, di colore verde chiaro, leggermente glaucescente. I fiori sono formati da cinque petali rosa chiaro che tende a scurirsi leggermente sui bordi. Fiorisce a maggio. I cinorrodi (foto in alto a destra)sono allungati, rossi e sono utilizzati per la preparazione di tisane e marmellate. Il nome di Rosa canina le fu attribuito da Plinio il vecchio, il quale raccontava di un soldato guarito dalla rabbia canina grazie a un infuso di radici di questa pianta.
Questa rosa è una delle principali antenate delle varietà coltivate ed è una delle più utilizzate come portainnesto per le cultivar da giardino.

Rosa glauca ha portamento e dimensioni simili a quelle di Rosa canina. Si distingue per le foglie dal colore cangiante che va da tinte glaucescenti a tinte tendenti all’amaranto, tinta, quest’ultima, che assumono soprattutto le foglie e i germogli giovani. I fiori spuntano in aprile-maggio, sono di dimensioni ridotte (dai tre ai cinque centimetri di diametro), di colore bianco al centro e fucsia all’esterno. I cinorrodi sono di color rosso da acerbi e carminio a maturazione. È una specie abbastanza rara, presente nelle regioni del nord Italia e in Toscana, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Molise e Abruzzo.

Rosa pendulina (anche Rosa alpina) è una pianta con fusti esili, penduli, rossastri e quasi privi di spine. Raggiunge un’altezza tra trenta centimetri e due metri e ha spesso portamento prostrato o strisciante. I fiori vanno dal rosa al rosso, con un centro ricco di stami pollinici gialli. I cinorrodi sono rossi, lisci e hanno forma a bottiglia. Le foglie sono formate da sette-undici foglioline di colore chiaro e dal margine seghettato. Io questa varietà ce l'ho, la trovate al link http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-63.html.

Rosa sempervirens raggiunge un’altezza di uno-tre metri. Ha foglie composte solitamente da cinque foglioline. A differenza delle altre specie fin qui descritte, Rosa sempervirens è sempreverde, come dice il nome stesso. I fiori sono bianchi e i cinorrodi sono rossi, di piccole dimensioni e tondeggianti.

Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che cresce in maniera spontanea e selvatica in ambienti umidi e freddi. Ha uno stelo spinoso, i suoi fiori bianchi e rosa possono avere dei pigmenti gialli. Fiorisce tra i mesi di aprile e giugno generando un frutto di colore rosso, particolarmente ricco di semi. I semi sono la fonte primaria per l'estrazione del olio, prezioso in termini di cosmesi e cura del corpo.