L'altro ieri siamo tornati in zona gialla, sospiro di sollievo; alt, da domani siamo in zona arancione, anzi no, arancione scuro, Bologna è già zona rossa, chi ci capisce più niente...
I miei ragazzi hanno scuola in presenza tutti i giorni l'uno, l'altro scuola in presenza un giorno sì e uno no, anzi cioè, da domani tutti e due in DAD, e niente più palestra, anche questa sospesa. Per due settimane? Si parla già di un mese, fino alle vacanze di Pasqua...
Sta per scoppiarmi il cervello, e non solo, sto per piangere, non se ne esce più, aiuto, ho bisogno di non pensare più a queste cose, mi serve un sollievo mentale...
Possono due minuscole foglioline che si affacciano dal terriccio, dare un istante di felicità? Felicità non proprio, è un parolone, io dò a questo termine un significato talmente ampio, che mi sembra quasi impossibile poter provare felicità su questa terra...
Però le due foglioline un palpito di gioia me lo regalano davvero...
E allora mi fermo a contemplare le mie due serre sul balcone, da qualche giorno fa caldo e le tengo chiuse solo la notte. Vi trovano casa le piantine di rosa nate a partire da novembre, alcune sono già alte una decina di centimetri, altre, come quella vista or ora, sono appena spuntate.
Poi mi decido, vado giù in cucina e prendo la borsina "del tesoro" che tengo in frigorifero, non molto grande ma pesante, e mentre la porto di sopra penso: "qui dentro c'è ancora vita...".
Nella borsina si trovano i sacchettini di plastica chiusi da zip, con un po' di terriccio umido e i semi che vi ho depositato a partire da settembre, quelli che non hanno ancora avuto voglia di germinare (e forse non germineranno mai, ma tant'è).
Mi siedo in terra (mio marito trova così disdicevole questa mia abitudine...), prendo il cellulare su modalità torcia, e uno alla volta tiro fuori della borsina le bustine di terriccio e le esploro alla ricerca di una "codina", la prima parte di nuova pianta che spunta dal seme... ne trovo ancora alcune, anche se ormai siamo molto avanti con la stagione. Man mano che trovo i semi germinati, li metto nei bicchierini di plastica da caffè, ai quali ho praticato un paio di fori in fondo, e che ho riempito di buon terriccio. Un buchetto di un centimetro circa nella terra, e voilà, dentro il semino. Tra qualche giorno, se fa il bravo, spunteranno i cotiledoni, cioè le prime due foglioline della nuova pianta.
Tutto questo lavoro, un po' certosino e un po' ripetitivo, mi ha calmato, ora posso tornare ad affrontare la vita e la pandemia con un po' più di tranquillità, fino alla nuova crisi.
E sogno i fiori che le nuove piantine produrranno già a partire da aprile, sperando che tra di loro ci sia qualcosa di eccezionale, qualche nuova rosa degna di essere messa in commercio, chissà, in futuro...