venerdì 10 marzo 2017

ROSA MUSCOSA "JAMES MITCHELL"

Un altro omaggio ricevuto da Vittori Vivai il giorno del corso di potatura è stato un "pezzetto" di rosaio della muscosa James Mitchell (Verdier, 1861). Il signor Alberto ci mostrava come poteva avvenire la divisione della pianta per ottenerne delle nuove, e uno dei modi è appunto la divisione della ceppaia. Così ha "rotto" un pezzetto di pianta dalla radice, e io ho chiesto se potevo prenderlo...
Prima di pronunciarmi, ho voluto vedere se teneva (appena giunta a casa l'ho subito interrata). Infatti adesso sembra che stia bene, ha delle gemmine belle lunghe.  Nella foto è quella in primo piano, quella dietro è una botanica molto stentata, che ho preso dal bosco sulle Dolomiti, e al contrario della sua compagna, che non ha faticato a tenere, questa qui si è mezzo seccata. Ha solo una nuova gemma.
Quanto alla muscosa, era un mio sogno poterne avere una, ma la cercavo rifiorente, e questa qui non lo è. Ma fa lostesso, "A caval donato...".
Dal web un breve commento sul rosaio: "Un arbusto vigoroso, denso di foglie e di muschio. Sano. Una rosa non facile da apprezzare, per palati sopraffini, per via dei fiori un po' piccoli, a grappoli di 3/5, di un bel rosa argentato. Una varietà sopravvissuta ai tempi moderni, probabilmente per via dello spettacolare, fortissimo profumo."

E "giusto due parole" sulle rose muscose:
La muscosità consiste in un rivestimento, un “tomento” si dice in botanichese, che interessa alcune parti della rosa. Questo tomento può avere una consistenza morbida, come una fitta peluria, o un po’ rigida come setole, è leggermente “appiccicoso”, ed emana al tatto un piacevole odore di muschio.
La comparsa di questo rivestimento avviene all’improvviso, spontaneamente, è una mutazione del tutto naturale. Un esempio classico è quello di “Quatre Saisons Blanc Mousseux”, una mutazione spontanea (ci dice Laffay, che la introdusse nel suo catalogo intorno al 1835, ma pare sia più antica) di “Quatre Saisons”: in tutto identica alla pianta madre, fatta eccezione per il colore dei fiori, bianchi, ed il tomento che riveste i sepali. Capita spesso, infatti, che alcuni rami della “Blanc Mousseux” subiscano una reversione alla forma originaria.
Ma l'apparizione della muscosità fu un fenomeno che, in passato, interessò soprattutto la Rosa Centifolia. Anche per Rosa x Centifolia esiste, infatti, una mutazione muschiata, la Old Moss, che possiamo considerare se non proprio la prima in assoluto, quanto meno una delle sue più antiche mutazioni muscose. Persino la celebre Chapeau de Napoléon si ritiene sia una mutazione spontanea di una qualche varietà di Rosa Centifolia.

Intorno alla seconda metà dell’800, tuttavia, questo processo cessa di essere spontaneo e casuale e diventa un elemento estetico volutamente ricercato dagli ibridatori. Un'operazione tutt'altro che facile, visto che la Rosa Centifolia, essendo sprovvista di stami, è del tutto sterile. Ma il punto di svolta avviene intorno al secondo decennio dell'800 quando compare per la prima volta, probabilmente presso il vivaio di Jean Pierre Vibert, una forma di Centifolia Muscosa a fiore semplice, e quindi facile da impollinare. Non è un caso che gli ibridatori di questo nuovo tipo di rose furono quasi tutti francesi e, fra di essi, proprio Moreau & Robert, successori di Vibert, furono tra i più prolifici.
Si ritiene che in poco meno di mezzo secolo siano stati creati circa 600 ibridi di Rosa Muscosa. Nei casi estremi, la sperimentazione viene spinta all’eccesso, fino ad ottenere una muscosità densa persino sui fusti che appaiono come avvolti da un manicotto verde e resinoso. Il filone viene totalmente abbandonato nell'ultimo quarto del XIX secolo, forse perché ritenuto ormai troppo stravagante, o di scarso interesse per un pubblico attratto dalle nuove varietà rifiorenti. Le varietà sopravvissute fino ai giorni nostri non superano le 40.

Le rose muscose hanno ancora oggi numerosi estimatori tra gli appassionati e il grande pubblico ne è piacevolmente affascinato.

mercoledì 8 marzo 2017

ROSE ACQUISTATE ONLINE

Ho tentato l'avventura dell'acquisto di rose online... e devo dire che mi è andata bene. Sono molto soddisfatta. Da un po' di tempo ero alla caccia di tre rose un po' particolari, che non ho trovato nei miei soliti vivai. Allora ho cercato online, e alla fine mi sono rivolta al vivaio "La Campanella", che è risultato l'unico ad avere a disposizione due delle tre rose che cercavo (tutte e tre proprio non le aveva nessuno!).
Le tre rose in questione sono: Serratipetala, cinese (Valfray, 1912), Sibelius, ibrido di moschata (Lens, 1984), e Fimbriata, ibrido di rugosa (Morlet, 1891). A dire il vero il vivaio "La campanella" le ha in catalogo tutte e tre, ma al momento è sprovvista della Serratipetala. Allora ho ordinato le altre due a radice nuda, che sono arrivate tramite corriere nel giro di due giorni, cioè ieri. Stamattina e oggi pomeriggio ho provveduto a interrarle, e vedremo i risultati.
Piccola sorpresa: nel pacco, oltre alle piante e alle istruzioni per la loro manutenzione, c'era anche un simpatico libro edito dalla Piccola Casa Editrice "La campanella". Si tratta del titolo "Rose d'autunno", di Enza Torrenti in collaborazione con Anna Maria Sgarabottolo, e che ho già iniziato a leggere. Da quanto ho potuto capire, la co-autrice è anche la titolare dell'azienda "La Campanella". Ci sono numerose foto, alcune artistiche, imperniate però sul tema delle rose nel periodo autunnale, quindi ricchezza e grande varietà di cinorrodi.
Dalla copertina: 
"Ci sono giardini, come quello all'italiana, in cui l'alternarsi delle stagioni è rigorosamente lasciato da parte per dare spazio a siepi di sempreverdi, vialetti di ghiaia, a statue e scalini in pietra, volti a creare un luogo immobile e immutabile che si sottragga al tempo e in cui la natura subisca le minime variazioni possibili rispetto alle stagioni. Viene dato poco spazio a colori, a fioriture, al fluire della vita e al suo eterno rinnovarsi. E' bello, invece, che i giardini si aprano al volgere delle stagioni, che siano osmotici nei confronti della vita e del suo respiro. L'autunno lasciato libero di entrare in giardino ha una bellezza tutta da scoprire. I suoi giorni sono caratterizzati soprattutto da una luce dorata, venata di sottile malinconia e percorsa in mille particolari dal presentimento della stagione invernale che si avvicina: qualche foglia che comincia ad accartocciarsi, le giornate che si fanno più corte, una leggera nebbia mattutina che vela l'aria... Questa atmosfera, sospesa tra lo splendore dell'estate e la malinconia per l'inverno che arriva, si ritrova spesso nelle pagine di poeti, scrittori e giardinieri appassionati. In questo giardino le rose hanno, come sempre, un ruolo da protagoniste."