lunedì 13 luglio 2020

IL ROSETO "NISO FUMAGALLI"

Dopo aver presentato il roseto di Giuseppina Bonaparte, continuo questa disamina dei roseti più famosi al mondo fermandomi a Monza, dove si trova il "Roseto Niso Fumagalli" posto nei terreni della Reggia di Monza.


La Villa Reale di Monza, chiamata anche Reggia di Monza, è un grande palazzo in stile neoclassico realizzato a Monza dagli Asburgo - quale residenza privata - durante la dominazione austriaca del XVIII secolo. Diventato residenza del viceré con il Regno d'Italia Napoleonico, perde sempre di più tale funzione durante il Regno d'Italia dei Savoia, ultimi Reali ad utilizzarlo.

Il roseto della Villa Reale di Monza, che occupa l’area destinata ad uno dei parterre geometrici posti ai lati del cortile d’onore, fu creato per volontà di Niso Fumagalli, industriale e Presidente della Candy, che l’anno precedente aveva fondato l’Associazione Italiana della Rosa, di cui è stato Presidente fino alla sua scomparsa nel 1990. Nei numerosi viaggi di lavoro, il suo gusto di esteta era stato colpito dai grandi roseti di Francia, del Belgio, dell’Olanda, dell’Inghilterra, nei quali le associazioni nazionali della rosa tenevano concorsi annuali. L’Italia, dove natura ed arte erano fuse da secoli, era illustre assente da questo mondo.

Così nel 1963 venne costituita la Associazione Italiana della Rosa con la finalità di estendere l’amore per la rosa e la sua coltivazione, di creare un roseto con concorsi annuali, stabilire un dialogo a livello professionale e dilettantistico in Italia e all'estero con le diverse associazioni esistenti e con tutti gli appassionati, curare la pubblicazione di un annuario.

Il 1964, tra non poche difficoltà, vide l’inizio dei lavori per la realizzazione del roseto. Il progetto portava la firma di due noti professionisti: l’architetto Francesco Clerici e l’architetto Vittorio Faglia, i quali diedero vita ad un ambiente armonioso e funzionale.

I lavori proseguirono per tre anni, senza però impedire che venissero banditi i primi concorsi per eleggere la rosa profumata, la rosa dell’anno, la più bella rosa italiana.

Il primo concorso ebbe luogo nel 1965, eccezionalmente nel mese di settembre. Il premio più prestigioso, quello del profumo, fu vinto dall’olandese Jan Leenders, che cavallerescamente chiamò “Monza” la sua “creatura”, di un bel color rosa tenero e dall’intenso profumo.

Un breve cenno merita questo premio particolare. I Concorsi Internazionali di Monza furono i primi a istituirlo, per risvegliare l’allora sopito interesse intorno a questo indiscutibile pregio della rosa, una caratteristica un tempo essenziale, ma che nelle rose “moderne” stava scomparendo. 

Nonostante la sua già fervente attività, il Roseto Niso Fumagalli venne inaugurato ufficialmente nel 1970 alla presenza di una Madrina d’eccezione: la principessa Grace di Monaco, la quale consegnò personalmente i premi ai rosaisti vincitori di quell’anno.

Il roseto è suddiviso in diverse zone: oltre allo spazio dedicato alle varietà dei Concorsi annuali e alle rose moderne in genere, che costituiscono la gran parte della collezione, il Roseto ospita anche una discreta raccolta di varietà antiche, disposte lungo la cancellata, sulle arcate di un gazebo, sulla passerella che attraversa lo specchio d’acqua e lungo la siepe di ligustro.

Vi è poi un settore dedicato a due tra i rosaisti italiani di più antica fama, Domenico Aicardi e Febo Giuseppe Cazzaniga, dove sono raccolte alcune tra le loro rose più famose.

Negli ultimi anni sono state create altre zone interessanti: “Il Giardino Segreto del Profumo“, così chiamata dalla sua creatrice Anna Furlani Pedoja, che racchiude, tra quinte di tasso, numerose varietà profumate, tra le quali “TEODELINDA 96“, un ibrido di tea bianchissimo e profumatissimo creato da Niso Fumagalli nel 1988. Questa rosa fu scelta come emblema della prima Regional European Rose Conference, un convegno internazionale di alto livello tenutosi in Italia nel maggio 1996.

Un altro settore è stato dedicato alle rose che si sono fregiate del premio “Hall of Fame“, a partire dal 1973 fino all’ultima del 2003. Questo prestigioso riconoscimento viene attribuito ogni tre anni, nel corso della World Rose Convention, ed è il risultato dei voti espressi dai soci di tutte le associazioni nazionali di rose che aderiscono alla World Federation of Rose Societies.

A questo link 
https://www.airosa.it/companies.asp?id=11&title=Mappa%20del%20Roseto 
trovate la mappa del roseto con la possibilità, cliccando sulle voci del menù a sinistra, di visualizzare tutte le rose coltivate nei vari settori.

Nel 2016 fu annunciato lo stop di un anno del concorso a Monza, per "ragioni tecniche" che molto facilmente erano ragioni di bilancio; questa notizia fece presagire una chiusura definitiva del Concorso a Monza.

Infatti il 18 maggio 2020 il Concorso Internazionale delle Rose, sarebbe "rinato" in una nuova location, alle porte di Faenza, organizzato dall’Istituto Scolastico di Agraria Persolino-Strocchi, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell'università di Bologna.
Causa Covid il progetto è saltato, e si valuterà se organizzarlo nel 2021.   

CHE SFIGA! Era a due passi da casa mia! Ci sarei potuta andare anche in bici, anche a piedi!!!!! 

martedì 7 luglio 2020

GIUSEPPINA, LA MALMAISON E LE ROSE

Oggi dedico il post ad una donna che, con la sua passione, ha dato un grande impulso in Europa alla coltivazione delle rose.

Il 21 aprile 1799 Giuseppina Bonaparte, moglie di Napoleone e imperatrice dei francesi, mentre il marito è impegnato nella campagna d'Egitto, acquista la Malmaison, piccolo castello circondato da terre e boschi e, tempo pochi anni, accanto a questa dimora tutto sommato modesta, allestisce un lussureggiante giardino e un magnifico roseto.

La Malmaison, "mala mansio", ovvero la "cattiva casa", viene chiamata così forse per la sua posizione insalubre o per la presenza di un antico lebbrosario, ma più probabilmente per i ricordi non piacevoli che i normanni invasori, risaliti dalla Senna, lasciano nella zona.

Nel suo giardino Giuseppina coltiva piante rare e cerca di far acclimatare specie vegetali esotiche ottenute grazie a botanici, famosi vivaisti e agli studiosi del museo di Scienze Naturali di Parigi. Come molti appassionati, Giuseppina è generosa e quando, grazie alle sue relazioni privilegiate, riesce a ottenere piantee semi rari riportati in patria dagli esploratori francesi, condivide sempre con altri i suoi tesori.
Circa 200 piante "nuove" fioriscono per la prima volta in Francia proprio nei giardini della Malmaison, fra queste la magnolia porpora, la peonia arbustiva, l'hibiscus, la camelia, il mirto e la dalia. 

Ma l'affascinante giardino è famoso anche e soprattutto per le rose, oltre 250 specie diverse provenienti da tutto il mondo: dall'Asia centrale, dall'Europa e dalle Americhe. Ci sono rose di ogni colore, forma, profumo, rose arbustive e rose coltivate in vaso; nulla è troppo bello e troppo raro per l'imperatrice dei francesi la quale, nel 1805, chiede a J.P. Redouté di dipingere le sue piante più belle. 
L'illustratore realizza 120 tavole che saranno pubblicate in un album dal titolo "Le jardin de la Malmaison" e renderanno celebre il suo autore e immortali le bellissime rose di Giuseppina.

Durante la guerra fra Francia e Inghilterra, le rose destinate a La Malmaison vennero tutelate, scortate, protette. Alle navi di Napoleone che trasportavano piante o talee, veniva garantita l’incolumità da parte del nemico, in antitesi con la brutalità di un conflitto fra due nazioni che si fronteggiavano via terra e via mare. Gli eserciti francesi avevano l’ordine di fare incetta di rose, ovunque si trovassero. L’esperto inglese, che la moglie dell’Imperatore volle assumere alla Malmaison come consigliere sulle varietà da selezionare, ibridare e riprodurre, venne protetto nei suoi viaggi di ricerca da uno speciale lasciapassare che lo indicava come “L’incaricato per l’acquisto di rose”.
Il tesoro botanico e la rilevanza del progetto prevalsero dunque sulla guerra! Era il 1808 quando in quei giardini privilegiati venne isolata la prima Rosa Tea, così definita per il sottile profumo delle sue corolle perfette e rifiorenti che evocavano l’aroma delle foglie del tè. Da quella rosa discendono molte delle attuali varietà rifiorenti e moderne oggi in commercio.

Alla morte di Giuseppina, il roseto della Malmaison contava più di 250 specie e varietà diverse; 167 Galliche, 27 Centifolia, 22 Chinensis, 9 Damascena, 8 Alba, 4 Spinosissima e dozzine di altre specie, comprese Rosa moscata.
In onore di Giuseppina e della sua dimore, l'ibridatore Béluze nel 1848 creò "Souvenir de la Malmaison", la splendida rosa Bourbon di origine creola come l'imperatrice.

La Malmaison non sopravvive di molto alla scomparsa dell'imperatrice; gli eredi non hanno i mezzi per curare l'enorme tenuta che quindi finisce con l'essere venduta pezzo dopo pezzo. 
Oggi restano un parco di sei ettari che conserva ancora tracce della grande passione di Giuseppina per la botanica e un piccolo castello pieno di ricordi di una donna decisamente poco ordinaria.

Duecento anni dopo la morte dell’Imperatrice, il roseto torna alla vita con l’aiuto di Piaget. La casa di gioielleria e orologeria svizzera ha sia restaurato il giardino piantando 750 tipi di rose antiche del Primo e del Secondo Impero, sia riportato all’antico splendore un abito e un mantello in seta di Giuseppina.