Il Concorso internazionale per Nuove Varietà di Rose da giardino e da paesaggio è organizzato dal Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna, dall’Istituto Professionale Persolino-Strocchi e dalla Fondazione Scuola di Pratica agricola F.C. Caldesi di Faenza, ed è giunto quest'anno alla quarta edizione. Fondamentalmente, questo concorso viene a sostituire quello di Monza, dove non si svolge più mi pare dal 2015. L'altro concorso italiano è quello di Roma, che ha superato le 80 edizioni.
Il concorso è riconosciuto dalla World Federation of Rose Societies e si aggiunge ad altre ventinove manifestazioni che avranno luogo in varie parti del mondo tra cui appunto Roma.
L’evento è finalizzato ad individuare nuove varietà di rose che si adattano alle particolari condizioni climatiche del Nord Italia, che sono poco suscettibili ai patogeni e che richiedono una bassa manutenzione ivi inclusa l’assenza di irrigazione nel periodo estivo. La nostra guida di ieri nel roseto, la prof.ssa M.Eva Giorgioni, ha insistito sul fatto che in questo concorso vengono assolutamente privilegiate le rose senza malattie, mentre in concorsi in altre parti del mondo vengono privilegiate altre qualità, ad esempio la forma innovativa del fiore, o il profumo, ecc.
I partecipanti al concorso sono grossi nomi nel campo delle rose sia italiani che stranieri (nomino ad es. Barni, Tantau, Kordes...), ma anche amatori italiani e stranieri, come posso essere io.
Le categorie in gara sono 5: “Ibridi Tea a grande fiore unico”, “Coprisuolo e cultivar da paesaggio”, “Floribunda da aiuola”, “Arbustive”, “Rampicanti e sarmentose”.
Le rose in gara vengono acquisite nel mese di febbraio e giudicate nel mese di maggio dell'anno successivo; vengono perciò osservate per più di un anno nel roseto sperimentale in cui vengono messe a dimora (roseto Bazzocchi dell'Istituto Tecnico di Agraria "Persolino" di Faenza).
Per regolamento, una volta giudicate le rose devono essere DISTRUTTE in quanto proprietà dell'ibridatore. La prof.ssa Giorgioni è riuscita ad avere una deroga a questa regola, chiedendo di tenere le rose un anno in più in quando il secondo anno di permanenza nel roseto risultano molto più belle. Dopo i due anni vengono comunque distrutte.
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