mercoledì 17 ottobre 2018

PROFUMI, FRAGRANZE, ODORI E ROSE

La descrizione di un profumo è un'impresa irta di difficoltà. Tanto per cominciare, non esiste, nell'uso comune, un vocabolario preciso dei profumi, come invece esiste per i colori; possiamo descrivere un profumo solo tramite associazione. Ma anche questo solleva un problema, in quanto persone diverse hanno differenti percezioni degli odori e diverse associazioni basate sulle proprie esperienze passate.

Il senso dell'odorato è il più primitivo dei cinque sensi. A differenza della vista o dell'udito, è un senso chimico, che comporta l'abilità di riconoscere e rispondere a sostanze chimiche presenti nell'ambiente. 
Alcune delle nostre preferenze per gli odori, come per il profumo di fiori e frutta, sono innate. 
Altre le impariamo tramite associazioni. Questa capacità di riconoscimento e associazione ci dura per tutta la vita, ed è normale che uno specifico odore ci richiami alla memoria l'infanzia, l'odore di una stanza o di una credenza, o perfino la nostra nonna preferita.

La composizione del profumo di rosa è spesso estremamente complicata. L'olio essenziale è formato da oltre 450 componenti chimici. Alcuni di questi li riconosciamo come "profumo di rosa". Altri, per la maggior parte, sono in effetti abbastanza spiacevoli o troppo forti. Ma tutti insieme si uniscono per dare una fragranza unica, che riconosciamo e impariamo ad associare ad una particolare varietà di rosa. 
Le fragranze migliori che si possano trovare fra le rose, sono quelle che danno questo senso di "unicità", di singolarità. Ciò si ritrova in modo particolare nelle rose botaniche e in molti dei primi ibridi, come le rose Damascene, le Alba, le Portland, e in alcune delle Bourbon. Ulteriori incroci e ibridazioni in molti casi hanno portato solo a fragranze confuse, meno attraenti.

Ma perfino nella composizione della fragranza di una rosa "finemente profumata", è possibile captare altre associazioni quali limone, ribes nero, lampone, miele, narciso e violetta, e la maggior parte dei nostri tentativi di descrivere il profumo di una rosa sarà basato su tali paragoni. 
Ma, come già sottolineato, ognuno di noi ha sviluppato associazioni diverse. Abbiamo anche differenti "limiti" nella percezione di un odore. Per qualcuno, una certa rosa può sapere di uva, per altri di ribes nero e per altri ancora di... gatto! 
Sono effettivamente tutte impressioni corrette, in quanto la chimica di questi diversi odori è strettamente connessa. 
Per aumentare le difficoltà, bisogna poi tener presente che molti profumi di rosa dipendono dall'ora del giorno, dalla maturità del fiore, dalla stagione, e dalle condizioni atmosferiche. Perfino due fiori sulla stessa pianta a volte possono avere una fragranza diversa. 

E' prassi generale classificare il profumo di rosa in 4 queste categorie:
- Rosa Antica
- Muschiato
- Fruttato
- Tè
le quali possono essere suddivise in ulteriori categorie.

Delle quattro principali, il profumo di Rosa Antica, associato con le antiche rose europee discendenti dalla Rosa Gallica, è quello generalmente considerato la quintessenza del profumo di rosa. Semplicemente, non ci sono altre parole per descriverlo: è solo "profumo di rosa".
Questa fragranza è basata sulla presenza, in proporzioni variabili, di 4 principali componenti chimici: citronellolo, geraniolo, nerolo e alcol feniletile. I primi tre sono strettamente collegati agli alcol e tipicamente "di rosa" nel carattere, variando dal calore del citronellolo, al carattere più brillante del geraniolo e all'asprezza del nerolo (il linguaggio è quanto mai inadeguato per esprimere le differenze).  L'alcol feniletile è probabilmente l'alcol più riconoscibile fra i quattro, essendo tipico dell'acqua di rose.

L'introduzione di rose dalla Cina alla fine del 18° secolo segnò un drammatico sviluppo nella fragranza delle rose. Molte di queste erano ibridi dall'origine molto antica. Una rosa in particolare, la "Old Blush", quando fu incrociata con le antiche rose europee, ebbe un profondo effetto.
Il profumo di Old Blush, quando c'è, ricorda il pisello odoroso, ma quando la pianta viene incrociata con le antiche rose europee, produce un profumo decisamente fruttato.
Il profumo delle rose Cinesi, quando furono introdotte in Europa, fu spesso associato a quello del .

Per quanto riguarda il profumo muschiato, esso non va ricondotto al "muschio" (quello che mettiamo nel presepe per intenderci), ma alla secrezione prodotta dalle ghiandole odorifere di un piccolo cervo, il cervo muschiato (Moschus Moschiferus). Da sempre questo odore è stato associato al trifoglio.

Oltre le 4 categorie principali, vediamo ora una "sotto-fragranza". Quella di mirra.
Abbastanza difficile è descrivere questo profumo nelle rose. Quello che ci può venire subito in mente è l'odore dell'incenso. Per alcuni questo odore assomiglia invece all'anice, altri ancora lo descrivono come liquerizia o liquore Pernod. Tra le rose moderne, il profumo di mirra si trova in molte varietà inglesi di David Austin.

Le moderne ibridazioni hanno portato all'introduzione di nuove variazioni nel repertorio dei profumi delle rose. Un recente sviluppo ha portato alla ribalta il profumo di fiori d'arancio, del gelsomino, del mughetto, tutti rintracciabili nelle rose più "nuove" che ogni anno escono dai laboratori dei moderni ibridatori.

martedì 16 ottobre 2018

L'ANTIDEPRESSIVO PIU' NATURALE

UDITE UDITE

Secondo un recente studio dell'Università di Harvard, dedicarsi alla cura di fiori e piante farebbe una gran bene al corpo e allo spirito. 
Anzi: sarebbe un vero e proprio toccasana per la nostra salute mentale, tanto che, dicono i ricercatori, le persone che vivono a stretto contatto con il verde hanno ben il 30% di probabilità in meno di soffrire di depressione. 

La natura, insomma, è un antidoto contro la tossicità della vita moderna, come spiega il professor Tim Lang del Centre for Food Policy dell'Università di Londra: «Per molti adulti e bambini con seri problemi psicologici curare un giardino o coltivare un orto possono dare grandissimi e duraturi benefici».

Ora, non è indispensabile creare un giardino impressionista, sia chiaro, basterebbe anche solo riempire la propria casa di piante che richiedono cure semplici, purché si affondino, almeno un po', le mani nella terra. Ma quali sono, nel dettaglio, i benefici reali del giardinaggio?

1. La terra è un antidepressivo. Le Università di Bristol e Londra hanno dimostrato come il contatto con la terra abbia sull'uomo gli stessi effetti di farmaci usati per combattere la depressione, perché il Mycobacterium Vaccae* contenuto in essa attiva dei neuroni che producono la fondamentale serotonina.

2. Giardinaggio significa mindfulness. E mindfluness significa felicità. La psicoterapeuta Hilda Burke ha dimostrato come dedicarsi al proprio pollice verde avvicini le persone a uno stile di vita più "flow", cioè calmo e rilassato, al punto che, proprio come durante una meditazione, non ci si accorge del tempo che passa e si stacca la testa dal vortice di pensieri antigeni del quotidiano.

3. Tiene allenato il cervello. Già, perché giardinaggio significa anche studio, risoluzione di problemi e sensi piacevolmente allertati. Tutte cose molto utili anche in situazioni gravi come la demenza e l'Alzheimer.

Quindi cosa aspettate? Non vi devono piacere per forza le rose! Vanno bene anche cactus, banani, stelle alpine... l'importante è sporcarsi di terra in un rigenerante ritorno alla vita primitiva.


*Sembra anzi che non sia solo un efficacissimo antidepressivo (qualcuno l’ha ribattezzato «il Prozac dello sporco»), ma si è andati oltre: renderebbe una persona addirittura più intelligente. Il nome latino, Mycobacterium vaccae, fa già capire dove è stato identificato per la prima volta. Appunto negli escrementi delle mucche. Il germe, innocuo, anche se imparentato con i micobatteri che causano la tubercolosi, si trova dappertutto nel suolo e soprattutto nella sporcizia, può essere inalato o ingerito dalle persone soprattutto quando stanno l’aperto, e sta rivelando inaspettate proprietà di stimolo sul cervello.