lunedì 13 marzo 2017

TOUR VIRTUALE

Ho disegnato a mano quella che approssimativamente è la pianta del mio giardino, evidenziando naturalmente solo le rose. Forse le misure non sono esatte, lo è comunque la posizione delle une rispetto alle altre. Ho inserito il tipo di ogni rosaio, scritto a computer, forse il carattere è un po' piccolo e non si capisce bene. Per un "giro completo" basta comunque cliccare tutti i numeri nell'elenco a sinistra, dall'uno all'ultimo, che al momento è il n. 63. I numeri con il doppio bordo si riferiscono a piante in vaso.






venerdì 10 marzo 2017

ROSA MUSCOSA "JAMES MITCHELL"

Un altro omaggio ricevuto da Vittori Vivai il giorno del corso di potatura è stato un "pezzetto" di rosaio della muscosa James Mitchell (Verdier, 1861). Il signor Alberto ci mostrava come poteva avvenire la divisione della pianta per ottenerne delle nuove, e uno dei modi è appunto la divisione della ceppaia. Così ha "rotto" un pezzetto di pianta dalla radice, e io ho chiesto se potevo prenderlo...
Prima di pronunciarmi, ho voluto vedere se teneva (appena giunta a casa l'ho subito interrata). Infatti adesso sembra che stia bene, ha delle gemmine belle lunghe.  Nella foto è quella in primo piano, quella dietro è una botanica molto stentata, che ho preso dal bosco sulle Dolomiti, e al contrario della sua compagna, che non ha faticato a tenere, questa qui si è mezzo seccata. Ha solo una nuova gemma.
Quanto alla muscosa, era un mio sogno poterne avere una, ma la cercavo rifiorente, e questa qui non lo è. Ma fa lostesso, "A caval donato...".
Dal web un breve commento sul rosaio: "Un arbusto vigoroso, denso di foglie e di muschio. Sano. Una rosa non facile da apprezzare, per palati sopraffini, per via dei fiori un po' piccoli, a grappoli di 3/5, di un bel rosa argentato. Una varietà sopravvissuta ai tempi moderni, probabilmente per via dello spettacolare, fortissimo profumo."

E "giusto due parole" sulle rose muscose:
La muscosità consiste in un rivestimento, un “tomento” si dice in botanichese, che interessa alcune parti della rosa. Questo tomento può avere una consistenza morbida, come una fitta peluria, o un po’ rigida come setole, è leggermente “appiccicoso”, ed emana al tatto un piacevole odore di muschio.
La comparsa di questo rivestimento avviene all’improvviso, spontaneamente, è una mutazione del tutto naturale. Un esempio classico è quello di “Quatre Saisons Blanc Mousseux”, una mutazione spontanea (ci dice Laffay, che la introdusse nel suo catalogo intorno al 1835, ma pare sia più antica) di “Quatre Saisons”: in tutto identica alla pianta madre, fatta eccezione per il colore dei fiori, bianchi, ed il tomento che riveste i sepali. Capita spesso, infatti, che alcuni rami della “Blanc Mousseux” subiscano una reversione alla forma originaria.
Ma l'apparizione della muscosità fu un fenomeno che, in passato, interessò soprattutto la Rosa Centifolia. Anche per Rosa x Centifolia esiste, infatti, una mutazione muschiata, la Old Moss, che possiamo considerare se non proprio la prima in assoluto, quanto meno una delle sue più antiche mutazioni muscose. Persino la celebre Chapeau de Napoléon si ritiene sia una mutazione spontanea di una qualche varietà di Rosa Centifolia.

Intorno alla seconda metà dell’800, tuttavia, questo processo cessa di essere spontaneo e casuale e diventa un elemento estetico volutamente ricercato dagli ibridatori. Un'operazione tutt'altro che facile, visto che la Rosa Centifolia, essendo sprovvista di stami, è del tutto sterile. Ma il punto di svolta avviene intorno al secondo decennio dell'800 quando compare per la prima volta, probabilmente presso il vivaio di Jean Pierre Vibert, una forma di Centifolia Muscosa a fiore semplice, e quindi facile da impollinare. Non è un caso che gli ibridatori di questo nuovo tipo di rose furono quasi tutti francesi e, fra di essi, proprio Moreau & Robert, successori di Vibert, furono tra i più prolifici.
Si ritiene che in poco meno di mezzo secolo siano stati creati circa 600 ibridi di Rosa Muscosa. Nei casi estremi, la sperimentazione viene spinta all’eccesso, fino ad ottenere una muscosità densa persino sui fusti che appaiono come avvolti da un manicotto verde e resinoso. Il filone viene totalmente abbandonato nell'ultimo quarto del XIX secolo, forse perché ritenuto ormai troppo stravagante, o di scarso interesse per un pubblico attratto dalle nuove varietà rifiorenti. Le varietà sopravvissute fino ai giorni nostri non superano le 40.

Le rose muscose hanno ancora oggi numerosi estimatori tra gli appassionati e il grande pubblico ne è piacevolmente affascinato.