venerdì 22 aprile 2022

UNA RIFLESSIONE

Proprio ieri ho incontrato, dopo diverso tempo che non la vedevo, una amica di gioventù, e ci siamo scambiate notizie anche sui nostri figli. I suoi due figli hanno scelto entrambi, come scuola superiore, l'Istituto Agrario. E ho fatto tra me e me una riflessione. 

Provo una grandissima stima per i ragazzi che scelgono una formazione superiore nel ramo dell'Agraria. Il lavoro nella natura e con la natura è assolutamente consono all'uomo, fa parte delle sue radici primordiali. Dedicarsi oggigiorno all'agraria non è più come una cinquantina di anni fa, quando, almeno dalle mie parti, chi non andava tanto bene a scuola, oppure chi era già di famiglia contadina, sceglieva di studiare Agraria perchè non poteva fare altro.

Oggi lo studente di agraria sviluppa competenze in svariati campi del sapere, molti anche distanti tra loro, come, ad esempio: diritto agrario, idraulica, tecnologie alimentari, microbiologia, genetica, patologia vegetale (solo per citarne alcune), oltre a materie propedeutiche quali botanica, chimica, fisica e matematica.

Ne esce una figura veramente completa, competente, e adatta al nostro momento storico, in cui tanta attenzione è dovuta al nostro pianeta.

E per tornare alla mia esperienza personale: cosa c'è di più bello che sporcarsi le mani di terra per interrare nuove piante, oppure graffiarsele nel potare le rose, o ancora fare calli e vesciche per zappettare via le erbacce? Perché pur usando quasi sempre i guanti, un po’ di terra riesce sempre ad entrare; poi ci sono azioni che non riesco a fare con i guanti. Comunque non farei cambio con una professione di 8 ore in ufficio. Non avrò mai mani da manicure, ma ho mani felici.




venerdì 15 aprile 2022

QUARTA PUNTATA DE "IL NOME DELLA ROSA" SU LOMAR RADIO





















































































































































Qualcuno mi ha chiesto: ma come ti è venuta la passione per le rose?
Sapete, me lo sono chiesta spesso anch’io. E’ come quando ci si innamora di una persona: scatta qualcosa. Penso di avere sempre avuto, in me, la passione per le rose, solo che era nascosta, non riusciva a venir fuori. Infatti la mia è una vocazione piuttosto tardiva, è arrivata a quarant’anni, e penso che avesse solo bisogno del contesto adatto per uscire. L'occasione è stata il trasferimento in una casa con un giardino piú grande. Mio marito avrebbe voluto mettere una siepe lungo la recinzione che dà sulla strada. Io mi sono opposta: era la voglia di rose che stava uscendo. A parte che i cortili circondati da siepi alte e fitte mi hanno sempre fatto rabbia (non si vede niente di quello che c'é dentro!), ma sentivo di voler utilizzare le rose perché formassero "qualcosa di bello", piacevole, non solo per me che le coltivo, ma anche per chi passeggia e le vede, e magari ne rimane incuriosito e a sua volta “fulminato”.

Il cammino però è stato lungo, e penso sia più o meno lo stesso che seguono tutti i rosomani. 
Se vi va, possiamo accompagnare questa parte della mia puntata con le immagini che ho pubblicato appositamente sul mio blog, così mi faccio intendere meglio. 
Potete digitare su Google Chrome l’indirizzo valentinaelesuerose.blogspot.com   e seguirmi nell’ultimo post pubblicato, quello su cui vi si apre la pagina.

Bene, vi stavo raccontando che all’inizio, per me, la rosa di cui occuparmi era solo ed esclusivamente quella che ha la corolla con i petali cosiddetti centrati o turbinati. In pratica, le rose che si trovano in ogni giardino, e che si chiamano Ibridi di Tè. Vedete tre immagini di questa varietà di rose, una rossa, una gialla e una arancio. Non vi dico la sorpresa di una mia amica e collega, quando le dissi che le rose hanno anche un nome. Sì, davvero, non sono semplicemente la rosa bianca o la rosa rossa… Ogni ibridatore, antico e moderno, quando mette in commercio una sua nuova varietà, le dà anche un nome. Così queste che ho pubblicato si chiamano: la rossa Red Intuition, la gialla Topazio Bicolore, e quella arancione Luis de Funes. Ogni nome dovrebbe poi venire accompagnato da quello dell’ibridatore e/o quello dell’azienda che l’ha messa in commercio, ad esempio Barni in Italia, o Meillland in Francia, o ancora Kordes in Germania, ma ce ne sono tantissimi altri. Quindi il nome intero è Red Intuition di Delbard, Topazio Bicolore dei Fratelli Ingegnoli, e Luis de Funes di Marie Louise Meilland.

All’inizio, quindi, parliamo di circa otto anni fa, decisi che per la siepe del mio nuovo giardino avrei piantato delle rose ibridi di tè, e un po’ alla volta, durante quella primavera e estate, ne acquistai e piantai parecchie. La mia ignoranza a quei tempi era spaventosa… ricordo che quando mettevo a terra le rose acquistate, non stavo nemmeno a leggere il nome sulla confezione. Così di tante non seppi per molto tempo la varietà, ma di alcune sono riuscita a risalire al nome grazie alle ricerche sui cataloghi in internet e anche all’aiuto di qualche vivaista.

Ora riposiamoci un attimo guardando la quarta foto nel post: qui ho riunito tutti i tipi di corolle esistenti nelle rose. Sono davvero tanti, e pensare che io all’inizio rinnegavo la bellezza di tutte le altre che non fossero ibridi di tè con i loro petali turbinati! Nella foto la Ibrido di Tè è la prima della quarta riga.
 Le rose ibridi di tè sono state fra le ultime ad essere inventate, seguite solo dalle rose inglesi e dagli ibridi moderni, questi ultimi chiamati anche modern shrub o cespugli moderni. 

Ma allora, vi chiederete, quali sono le prime rose ad essere state inventate?
In realtà le primissime rose, che tuttora esistono, non le ha inventate l’uomo con le sue ibridazioni, ma sono presenti da migliaia di anni in natura, e sono le rose selvatiche. 
Un esempio? La rosa canina, che probabilmente tutti avete anche solo sentito nominare. Possiamo prendere la rosa canina come campione per illustrare le rose selvatiche o botaniche (vedete l’ immagine successiva nel mio post e tenete presente quella dopo ancora). 
Cosa notate? Innanzitutto non ha assolutamente una corolla turbinata, e nemmeno tanti petali. Ne ha cinque, che è il numero di petali che hanno di solito le rose botaniche. Altre cose che possiamo notare, se la troviamo in natura, ad esempio nei boschi, è che si può sviluppare molto in altezza e in ampiezza, e che ha un portamento sarmentoso, cioè crea rami lunghi e ricadenti, e inoltre ha foglioline piccole e di consistenza leggera. 
Tutte queste come ho già detto, sono caratteristiche comuni a molte rose selvatiche, compreso il profumo leggero o assente, e i colori molto delicati che vanno dal bianco al rosa carico passando per tutte le gradazioni di rosa. Alcune rose botaniche sono gialle, ma non sono frequenti, vedete nella foto ad esempio la rosa Cantabrigiensis con i fiori in primo piano. E guardate un po’ l’ultima foto, una rosa Cantabrigiensis fotografata per intero? Non assomiglia per nulla ai cespugli che abbiamo nei nostri giardini!
Un’ultima cosa, che riguarda la seconda immagine relativa alla rosa canina: ci può capitare, passeggiando nei boschi in autunno, di vedere una rosa canina carica di bacche arancio o rosso acceso. Sono i suoi frutti, o meglio falsi frutti, che tutte le rose producono, ma che non vediamo quasi mai perché noi, da bravi giardinieri, tagliamo via le rose appassite dalle nostre piante, cosa tra l’altro molto giusta. I falsi frutti delle rose si chiamano cinorrodi e possono avere diverse forme. I cinorrodi delle rose canine sono allungati. All’interno dei cinorrodi si trovano i veri semi, che nel caso delle rose si chiamano acheni.
I cinorrodi delle rose canine sono estremamente ricchi di vitamina C, con un contenuto fino a 34 volte superiore a quello delle arance.
Contengono inoltre vitamina A ed E, polifenoli, tannini, sali minerali e altri nutrienti molto interessanti per il nostro benessere. Anche in casa, dai cinorrodi di rosa canina possiamo preparare infusi e decotti, marmellate, bibite analcoliche, gelatine per dolci, liquori e sciroppi per la tosse. È possibile preparare anche una gustosissima salsa da accompagnare a secondi piatti di carne e verdure. Tutte le ricette le riuscite a trovarle in internet.

Ecco quindi affrontato e superato il primo step nella via della conoscenza delle rose: lo step costituito dalle rose botaniche. 
E le altre di cui abbiamo visto la corolla nell’immagine? Ne parleremo nelle prossime puntate, se avrete ancora voglia di stare con me.
Prima di salutarvi, vi anticipo un appuntamento di cui vi parlerò: se potete tenetevi liberi sabato 21 maggio nel secondo pomeriggio.
E ora un bacione a tutti voi e a presto su Lomar radio.