venerdì 28 novembre 2025

LA NECESSITA' DI PRESERVARE LE ROSE

Noi esseri umani siamo ossessionati dalla storia. La nostra storia definisce chi eravamo, chi siamo e chi saremo. Oggi è la storia di domani. Vogliamo sapere chi erano i nostri antenati, cosa amavano, come vivevano e anche come sono morti. Ci piacciono i mobili antichi, l’arte antica in quanto ci danno uno sguardo sul passato, sui gusti di chi ci ha preceduto, ma ci collegano anche al presente. 

Alla fine del 19° secolo le rose antiche erano all’apice della loro popolarità. Quel secolo ci ha dato innumerevoli squisite varietà di rose non rifiorenti, ma più tardi anche varietà rifiorenti derivanti dalle Bourbon e dalle Tè. Erano ovunque! Dalle lussuose magioni inglesi ai castelli francesi, ai giardini pubblici, ecc.

Nessuno avrebbe supposto che 50 anni dopo, queste gemme preziose sarebbero andate perdute per sempre. Tuttavia, è proprio quello che è successo. Circa l’85% di tutte le rose antiche è andato perduto ed estinto nel 20° secolo.

Con l’avvento delle rose moderne, come le Ibridi di Tè e le Floribunda, le rose antiche andarono velocemente fuori moda, e in quel momento poche persone realizzarono che tutte queste rose antiche rappresentavano un patrimonio mondiale dell’orticoltura. Quando ci si rese conto della perdita, era già troppo tardi.

Fu solo nella seconda parte del 20° secolo che alcuni attenti amanti delle rose “suonarono l’allarme”, ma migliaia di varietà erano già estinte e perdute per sempre. L’unica cosa che ci è rimasta è la loro descrizione in antichi cataloghi, vecchi disegni e vecchie foto in bianco e nero dai primi anni del 20° secolo.

Lentamente, la gente iniziò a riscoprire le varietà perdute. Se ne trovarono nei cimiteri, in vecchi giardini, in spazi pubblici abbandonati, o perfino in vecchi vivai abbandonati.

Alcune rose ritrovate non sono mai state identificate con certezza, come Fantin Latour Rampicante, Isabella Ducrot o Philippa Pirette. Anche la grande Charles de Mills (foto sotto) o Souvenir du Docteur Jamain sono rose ritrovate, ma queste hanno potuto essere identificate con certezza da persone come Graham Thomas o Walter Branchi. 














Ci sono ancora centinaia di antichi tesori là fuori, aspettano solo di essere trovate e identificate. Cosa non sempre facile, ed è per questo che vecchi cataloghi e descrizioni sono così importanti.

Si potrebbe pensare che l’umanità abbia imparato qualcosa da questa esperienza, ma no, non abbastanza. Rose degli anni Settanta o Ottanta del Novecento vanno estinguendosi perché si pensa che ce ne siano ancora tanti esemplari in circolazione, quando in realtà non è così. Pink Brocade (foto sotto) era una bellissima floribunda ibridata negli anni settanta da Bees in Inghilterra. Il vivaio chiuse ma nessuno vi fece caso. Nel 1990 era estinta, perduta per sempre.










Ecco perché i roseti pubblici sono così importanti. Ecco perché i governi dovrebbero farsi avanti e intervenire per salvaguardare i roseti che contengono rose antiche e rose del 20° secolo. Occorrerebbe fare inventari e cataloghi di ogni giardino pubblico in Europa, USA, Sud America, Australia e Cina per avere un’idea della disponibilità di queste varietà.

E’ un colpo al cuore sentire “questa varietà è stata cancellata o interrotta”. Significa letteralmente che si trova sulla strada verso l’oblio. Specialmente quando i coltivatori di quella varietà proibiscono agli altri rosaisti di coltivarle. Perché? Qual è la ragione? Soldi? Richieste del mercato? Tattiche dell’azienda?

Veramente vogliamo che i nostri nipoti non saranno in grado di coltivare e godere della Munstead Wood o di qualsiasi altra rosa moderna, solo perché siamo troppo pigri per preservarla o troppo occupati con le nostre strategie di mercato?

Meditate su questo, amici.

(Liberamente tradotto dalla pagina FB "Dirk's rose group: For real rose addicts")

lunedì 24 novembre 2025

LA ROSA SARMENTOSA "VALENTINA BORDINI"

Avete voglia di una nuova rosa? C'è quell'angolino nel giardino, in cui una rosa starebbe proprio bene?

Il periodo migliore per interrare nuove rose è proprio l'autunno, da fine ottobre a dicembre, poiché il terreno è ancora caldo e le piante possono sviluppare un apparato radicale profondo prima del freddo invernale.
Novembre, dicembre, gennaio e inizio febbraio rappresentano il periodo migliore, soprattutto su terreni leggeri e su terra leggera, bene drenante.
Attenzione: qualsiasi periodo si scelga, mai piantare su terreni gelati o intrisi di pioggia!

Quindi: ci siamo, date il via alla vostra scelta. Che abbiate cataloghi cartacei o vi mettiate alla ricerca dei numerosissimi cataloghi online dei vari vivai o dei grandi ibridatori, questo è il momento giusto.
Avete bisogno di un consiglio?
Siccome l'autoreferenzialità impera sui social, mi sono detta: e perchè no, autocelebrati un po' anche tu.
Ecco allora che, se non vi dispiace una rosa NON RIFIORENTE, la cui fioritura è però lunghissima (circa un mese), vi consiglio la rosa Sarmentosa VALENTINA BORDINI.
E' in vendita dai Vittori Vivai di Forlimpopoli e si può ordinare a questo link.

La presentazione nella pagina del Vivaio è impressiva:























"Battezzata nel maggio 2019, questa rosa è dedicata ad una appassionatissima e vulcanica blogger romagnola, la nostra solare cliente Valentina Bordini.

Ormai da anni in coltivazione nel nostro roseto dimostrativo, dove i nostri ibridi spontanei più meritevoli vengono testati, è ora ufficialmente inserita nel nostro catalogo di vendita.

Ibrido sarmentoso a grande crescita, ha nuovi rami verde brillante, con radi aculei uncinati e foglie allungate e chiare.

Fiorisce spettacolarmente intorno a metà maggio, in grandi corimbi che da boccioli rotondi ed appuntiti, rosa intenso, si aprono in coppe semidoppie dal bordo rosa che schiarisce man mano sino al bianco, mettendo in evidenza i corti stami giallo-paglia.

Al temine della lunghissima fioritura, dal persistente profumo di miele, iniziano a formarsi i cinorrodi, i cui grappoli decorano la pianta sino alla successiva primavera.

Sanissima e vigorosa, è adatta alla crescita su alberi e grandi reticolati.

Tipologia: plantula trovata in vivaio."


Qui la mia pagina dove parlo del "battesimo" della pianta.










sabato 22 novembre 2025

ANCORA SULLA GALLA DEL COLLETTO

Torno a parlare della Galla del Colletto (anche detta Galla della Corona), un grosso problema che colpisce più di quanto possiamo aspettarci.

(ho già affrontato il problema qui e qui)

La "galla del colletto" è una malattia batterica causata da Agrobacterium tumefaciens (ora noto anche come Rhizobium rhizogenes), che crea rigonfiamenti tumorali (galle) sulle radici, sul colletto o sul fusto della pianta. Queste escrescenze anomale sono il risultato di una modificazione genetica indotta dal batterio che stimola una crescita cellulare incontrollata e possono compromettere la salute e la produttività della rosa. 















Il riconoscimento della malattia non è sempre immediato. A volte passa anche qualche anno prima che si renda evidente la causa: si nota che la pianta ha meno vigore, che produce meno fiori degli anni precedenti, poi inizia a seccare un ramo o due, poi sempre di più... Allora, da un controllo approfondito, si giunge a riconoscere l'infezione.

Meccanismo: Il batterio entra nella pianta attraverso ferite (ad esempio, dovute a potature o danni meccanici) e inserisce un plasmide nel DNA della pianta, alterandone il sistema ormonale e inducendo la formazione di galle. Se la pianta non ha "ferite" il batterio non può entrare nel suo organismo, anche se si trovasse nel terreno.

Diffusione: Si diffonde attraverso il suolo, l'acqua, gli strumenti infetti e i materiali vegetali contaminati.

Condizioni favorevoli: Prospera in condizioni di terreno caldo, umido e poco drenato. 

Danni: Questi tumori possono crescere fino a compromettere gravemente la salute generale della pianta, bloccando la crescita e riducendo il rendimento. 

Gestione e prevenzione

Rimozione: una volta che una pianta è stata infettata non resta che rimuoverla totalmente e bruciarla o metterla nei cassonetti per la raccolta degli sfalci. Non lasciarla nel proprio giardino. Il terreno dove si trovava la pianta deve essere rimosso: almeno per 50 cm in profondità e in ampiezza. Sostituire con terreno preso da altre parti del giardino.

Trattamenti: si può provare una coltivazione di Tagete Patula. In primavera piantare i Tageti Tatula nel punto dove si trovava la pianta infetta. Non piantare altro. In settembre i tageti andranno completamente interrati nel suolo. L'anno successivo si potrà piantare di nuovo una rosa in quel posto. Lens Roses vende Tageti Patula espressamente per contrastare il problema della Galla (https://lens-roses.com/en_US/shop/tagetes-patula-zaad-150g-10m2-15108).

E' utile anche procedere con una disinfezione del terreno tramite SOLARIZZAZIONE. Come funziona:

- Il terreno deve essere preparato come se si dovesse già provvedere alla semina o al trapianto della coltura attraverso una lavorazione dei primi 30 cm di profondità del suolo ed un suo livellamento. 

- Prima dell’applicazione del film plastico il terreno deve essere abbondantemente irrigato per portarlo fino alla saturazione idrica così da favorire la trasmissione del calore dagli strati superficiali a quelli più profondi. In tal modo aumenta la capacità termica del terreno, che è tanto maggiore quanto più è ridotta la fase gassosa e quanto più è elevata quella liquida. Inoltre la presenza dell’acqua nel suolo stimola le attività vitali di organi di resistenza di funghi, parassiti animali e di semi rendendoli così più vulnerabili. 

- Immediatamente dopo l’irrigazione il terreno va coperto con un film plastico trasparente di ridotto spessore (da 0,03 a 0,05 preferibilmente PE) cercando di far aderire quanto più possibile il film al terreno e interrando i bordi. 










- La solarizzazione deve essere eseguita in piena estate, tra i mesi di giugno ed agosto, per una durata da un minimo di 40 giorni ad un massimo di 70 giorni. La solarizzazione è efficace quanto maggiore è il numero di ore con temperature superiori a 37°C, limite considerato critico per la validità del trattamento di sanificazione sui principali parassiti tellurici.

- Una volta tolto il film plastico è importante non rimescolare il profilo verticale, pertanto la fertilizzazione minerale a favore della coltura che segue va eseguita prima della copertura, e le lavorazioni, quando non è prevista la pacciamatura, devono prevedere al massimo la rottura della crosta. La solarizzazione può essere integrata dall’interramento di materiali organici, quali compost, residui vegetali, paglia la cui decomposizione comporta l’emissione di sostanze volatili che favoriscono il livello di fungistasi o sono direttamente letali per alcuni microrganismi tellurici.

Attenzione: il batterio si può trasmettere facilmente attraverso gli attrezzi (cesoie, vanghe ecc.). Vedi gli esempio tratti da questo libro, dove il tumore si è sviluppato in prossimità del taglio. Disinfettare quindi sempre gli attrezzi con alcol etilico.
















NB Spesso il batterio arriva in giardino con le piante già infette acquistate in vivaio. Se avete casi di Galla su una pianta, controllate tutte quelle acquistate dallo stesso vivaio.

lunedì 3 novembre 2025

COME FAR NASCERE UNA ROSA DAL SEME

È iniziato l’autunno, le giornate si stanno inesorabilmente accorciando, ma il tempo può permetterci ancora qualche giro in bicicletta o una passeggiata a piedi.

Ai miei aspiranti “rose-lovers” svelo come gettarsi nella piú inimmaginabile delle esperienze: far nascere una rosa dal seme.

A questo punto il vostro stupore sarà salito alle stelle. Normale se vi chiedete: perchè, le rose fanno i semi? Non li ho mai visti…

Ebbene sí, le rose fanno i semi, e si chiamano achéni. Infatti, come per tutte le piante, pure le rose nascono dai semi, anche se i normali metodi di riproduzione commerciali sono la talea e l’innesto.

Se, quando una rosa è sfiorita, la si lascia sulla pianta, un po’ alla volta il fiore si secca, perde tutti i petali, e l’ovario del fiore inizia ad ingrossare. Lí dentro si vanno formando i semi. L’ovario diventa una bacca (chiamata cinòrrodo) che, una volta matura, sará rossa, arancione o bruna, a seconda della specie.

Quello che vi suggerisco è di raccogliere, nelle vostre uscite in bici o a piedi, i cinorrodi che trovate sulle rose (nei giardini di amici, nei giardini pubblici, lungo strade di campagna…). I cinorrodi possono avere diverse forme: sferica, a fiaschetto, allungata, oppure possono sembrare piccolissime palline rosse o arancioni.

In questa stagione sono sicuramente maturi, perció vedremo insieme come far nascere le rose dai semi contenuti nei cinorrodi che porterete a casa.

In botanica, il cinorrodo viene considerato un “falso frutto”, in quanto i veri frutti sono gli acheni.



Io procedo così: trovatevi uno spazio su cui poter lavorare, un tavolo ad esempio, e copritelo con un foglio di carta da giornale per poter poi pulire tutto più in fretta. Munitevi di un paio di cesoie.

Prendete i cinorrodi che avete raccolto e apriteli pian piano con le cesoie. Tenete presente che la quantità di acheni può variare da cinorrodo a cinorrodo: alcuni ne hanno 1 solo, altri diverse decine.

Io procedo tagliando il cinorrodo proprio a metà: probabilmente un achenio o due ne risulteranno rovinati, questi li potete buttare. Ora dovete staccare tutti gli acheni dalla polpa del cinorrodo, aiutatevi pure con la punta delle cesoie. Gli acheni dovrebbero essere molto chiari e scurire all’aria. A volte ci possono essere acheni che sporgevano dal cinorrodo, in alto, e questi saranno già scuri.

Gli acheni “buoni” sono molto duri perché legnosi. Se vi risultano degli acheni morbidi (provate a stringerli tra due unghie) potete già eliminarli, perché non maturi.

All’interno dello stesso cinorrodo possono esserci acheni ben formati (li vedete nelle foto) e altri più piccoli, perché non sviluppati. Questi ultimi sono inutili.

Una volta aperti tutti i cinorrodi e staccati gli acheni (attenzione a non lasciare nemmeno un pezzettino di polpa di cinorrodo attaccata ai semi) possiamo passare a lavarli. Mentre li laviamo possiamo fare anche una prima prova sull’eventuale “bontà” dei semi, anche se non è una prova definitiva.

In una bacinella o comunque un contenitore aggiungete all’acqua un po’ di bicarbonato o di varechina, e immergete gli acheni. Questo lavaggio serve a evitare che si formino muffe e batteri sulla superficie dei semi. Possiamo poi fare una prima cernita, in quanto, secondo una regola generale, i semi che galleggiano non sono fecondi e si possono buttare (anche se non è una regola valida al 100%; quindi chi vuole può tenerli anche tutti).

Lasciate asciugare gli acheni all’aria, magari sopra un asciugamano.

Preparate intanto un contenitore da frigor, alto al massimo 5-6 cm.; per la grandezza dovrete giudicare voi, dal numero degli acheni che avete ricavato. Se avete dei contenitori piccoli ne potrete usare anche diversi. Gli acheni dovranno stare leggermente separati gli uni dagli altri, sopra uno strato di scottex umido (umido e non bagnato, 2-3 fogli circa – vedi la foto).

E li dovrete mettere in frigorifero. Questa operazione si chiama “vernalizzazione”. Perchè dobbiamo sottoporre gli acheni alla vernalizzazione?

Perchè sulla loro superficie, così dura e legnosa, è presente una proteina che non permette agli acheni di schiudersi quando si trovano a temperatura ambiente; questa proteina si “scioglie” solo facendo trascorrere ai semi un periodo in frigorifero superiore alle tre settimane. Se si è fortunati, dopo tre settimane potrete anche vedere spuntare una “codina” bianchiccia dai vostri semi, ma solo i più precoci si muoveranno così presto. In media occorrono 4-8 settimane perchè gli acheni germoglino, e a volte anche di più.

Può capitare che durante la permanenza in frigorifero, sopra alla carta umida, attorno ai semi un po’ di muffa si formi ugualmente, nel qual caso potete tranquillamente lavare di nuovo i semi e poi risistemarli in frigorifero.

Passate almeno tre settimane dal posizionamento in frigorifero, potete iniziare a controllare, ogni due-tre giorni, i vostri acheni, in cerca di una "codina" che poi sarà la prima radichetta della vostra nuova rosa. Nella foto i miei acheni germogliati mostrano tracce di terriccio perchè invece della carta scottex io ora uso bustine di plastica ripiene di terriccio umido. Il metodo del contenitore con la carta scottex ha però il vantaggio di permettere un immediato riconoscimento degli acheni germinati.

Procuratevi nel frattempo dei bicchierini - in plastica o cartone biodegradabile - per caffè. Fate due-tre buchi sul fondo (per quelli in plastica potete usare un chiodino arroventato).

Riempiteli di terriccio umido (umido, non bagnato). Se possibile, non usate il terriccio che si trova nella grande distribuzione (supermercati) a costi irrisori: di solito è robaccia,  e le piante ne risentono. Il terriccio migliore è quello di marca VIGOR PLANT, per travasi. Si puó acquistare online ma ci sono anche rivenditori in tutta Italia, su internet trovate tutte le info del caso.

Con una matita, usando la parte senza punta, fate un buco profondo circa 2 cm. nel terriccio, lasciate cadere l'achenio germinato, possibilmente con la radichetta verso il basso, e ricoprite con un po' di terriccio. 

Ora la cosa migliore sarebbe di mettere i vostri vasetti in una serra fuori, ma riscaldata. Occorre usare una stufetta elettrica collegata ad un termostato impostato sui 13°C circa. Anche questo tipo di termostato si può acquistare online. Io tengo le serre sul mio balcone, dove sono un po' riparate ma comunque all'esterno.

Un anno ho provato a tenere i vasetti in casa, in una stanza non troppo riscaldata, però ho avuto una percentuale molto alta di decessi tra le piantine. Dal chè ho dedotto che la cosa migliore è che prendano la luce diretta del sole dentro ad una serra esterna.

Ogni tanto controllate l'umidità del terriccio nei vasetti, se occorre bagnate con uno spruzzino.

Le piantine cresceranno in fretta e in aprile faranno già il primo fiore. E' la vostra rosa, unica e irripetibile: siatene orgogliosi!