Nelle nostre campagne, ma non solo in Italia, e a quanto mi risulta in tutto il mondo, è uso da sempre piantare una rosa alla testa dei filari di viti. Non mi ero mai chiesta il motivo di tale usanza; anzi, nella mia ingenuità, l'avevo attribuita ad un tocco di gentilezza e di romanticismo che i contadini, al di sotto della loro rude scorza, avrebbero voluto dare ai propri campi. Anche perchè, a ben guardare, questi rosai sono sempre molto ben tenuti e curati; spesso non se ne vedono due di colore uguale, o, ancora, sono tutti dello stesso colore... segno che il coltivatore ha impiegato un certo senso artistico nell'allestimento.
Invece, ho scoperto, come si suol dire, l'acqua calda: un motivo c'è, ed è strettamente utilitaristico, altro che romanticismo!
Il fatto è che le rose si ammalano delle stesse malattie delle viti, ma si ammalano prima: rappresentano quindi un campanello di allarme, in seguito al quale i contadini possono correre ai ripari, e trattare i vitigni in tempo per non perdere il raccolto.
Tra le varie patologie che la rosa può segnalare, ci sono l'oidio, la muffa grigia o botrite, il marciume radicale lanoso e il tumore radicale batterico. Tra i parassiti: gli acari (ragnetto rosso e giallo) e la metcalfa.
Oggi, con il mutare delle tecniche agrarie e di allevamento della vite, la messa a dimora delle rose nei vigneti è soltanto l'avanzare di un'antica tradizione. Anzi, oggi i vignaioli più esperti sanno che le cause dell'oidio sono molteplici e spesso differenti per la rosa e la vite... tuttavia il mio augurio è che i moderni contadini continuino a tramandare questa usanza colorando le campagne come gentili, romantici giardini.
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