mercoledì 10 marzo 2021

L'ITALIA NELLA STORIA DELLE ROSE - 1

(tratto da http://www.trafioriepiante.it/infogardening/poltrona/QuarantennioRoseItaliane.htm)

Perché l'Italia non è mai stata protagonista nella storia della rosa? 
Perché non ci sono grandi ibridatori italiani? Perché alle rose si collegano Francia, Inghilterra e America, oltreché Olanda, Germania, Spagna, Belgio o Danimarca? 
I motivi di tale assenza potrebbero essere questi: mancanza di una committenza colta e ricca; assenza di una letteratura specifica di autori italiani; inesistenza di una politica economica di sostegno; appezzamenti di terra troppo piccoli; clima troppo mite. Sembra paradossale, ma la bonarietà dei nostri inverni ha indotto i coltivatori a fidarsi delle condizioni atmosferiche senza doversi misurare con temperature pericolose alle colture e quindi senza dover sviluppare una tecnologia di sostegno e di riparo, che in qualche modo fornisse anche lo stimolo per la ricerca. Pensiamo per esempio a Wilhelm Kordes che, a partire dagli anni 40, proprio grazie agli inverni tremendi del Nord è stato spinto, sollecitato, costretto a orientare la sua ricerca su varietà resistenti al freddo; ricerca da cui sono nate le famose Rose Kordesii (foto in alto a destra), introdotte negli anni '50.

Fate attenzione a quello che dice Aicardi alla fine degli anni '40 nel suo famoso libro "Le Rose Moderne": "Tutti i floricoltori si sono improvvisati tali provenendo da ogni ceto: contadini, manovali, marinai, pastori, artigiani". Pensiamo invece da dove quasi sempre provenivano i grandi ibridatori: erano giardinieri o vivaisti. Oppure avevano alle spalle, una, due, tre generazioni di padri che facevano questo lavoro che veniva poi tramandato ai figli.
Queste sono le coordinate che possono servire da orientamento per inquadrare la situazione. 
Per narrare, in sostanza, la storia di un'assenza bisogna quindi andare alla ricerca. Andare a vedere "oltre"  la storia ufficiale, tra le sue pieghe, tra le informazioni date di passaggio, quei velocissimi lampi di luce devono per forza diventare sufficienti ad illuminare il mondo circostante.

Per poter avere notizia di rose rifiorenti dovremo aspettare la fine del '500 e trasferirci a Ferrara, dove il famoso saggista francese Montaigne (immagine a destra), viaggiando alla volta di Roma, si imbatte in una rosa che, gli dicono, poteva fiorire in ogni mese dell'anno. Anche in questo caso non ne sappiamo molto di più: era una pianta? Era un singolo fiore? Non abbiamo nessuna descrizione, né da Montaigne né da un suo contemporaneo. 
Dalla fine del '500 fino al 1633, non si legge più nulla sui trattati botanici di questa misteriosa rosa rifiorente.

È Ferrari che nel 1633, nel suo 'Flora, seu, De Florum Cultura' pubblicato a Roma, menziona per la prima volta, quindi dopo circa 50 anni dalla rosa 'di Ferrara' una Rosa Italica flore pleno perpetua, cioè una rosa italiana rifiorente, perpetua, che viene chiamata 'Omnium Mensium' (di tutti i mesi), dal colore piacevolmente rossastro e 'molto somigliante' alla Damascena. 
Nel 1655, a Londra, il famoso botanico John Rea, sotto la voce Rosa mensalis, parla di questa rosa, molto somigliante alla Rosa Damascena, che in Italia può fiorire per sette mesi, ma di cui l'autore non ha mai avuto prova in Inghilterra, paese dove, per clima, la fioritura si limita a soli tre mesi.

(continua)

mercoledì 3 marzo 2021

UNA BORSINA DI VITA

L'altro ieri siamo tornati in zona gialla, sospiro di sollievo; alt, da domani siamo in zona arancione, anzi no, arancione scuro, Bologna è già zona rossa, chi ci capisce più niente...

I miei ragazzi hanno scuola in presenza tutti i giorni l'uno, l'altro scuola in presenza un giorno sì e uno no, anzi cioè, da domani tutti e due in DAD, e niente più palestra, anche questa sospesa. Per due settimane? Si parla già di un mese, fino alle vacanze di Pasqua...

Sta per scoppiarmi il cervello, e non solo, sto per piangere, non se ne esce più, aiuto, ho bisogno di non pensare più a queste cose, mi serve un sollievo mentale...

Possono due minuscole foglioline che si affacciano dal terriccio, dare un istante di felicità? Felicità non proprio, è un parolone, io dò a questo termine un significato talmente ampio, che mi sembra quasi impossibile poter provare felicità su questa terra...

Però le due foglioline un palpito di gioia me lo regalano davvero...

E allora mi fermo a contemplare le mie due serre sul balcone, da qualche giorno fa caldo e le tengo chiuse solo la notte. Vi trovano casa le piantine di rosa nate a partire da novembre, alcune sono già alte una decina di centimetri, altre, come quella vista or ora, sono appena spuntate.

Poi mi decido, vado giù in cucina e prendo la borsina "del tesoro" che tengo in frigorifero, non molto grande ma pesante, e mentre la porto di sopra penso: "qui dentro c'è ancora vita...".

Nella borsina si trovano i sacchettini di plastica chiusi da zip, con un po' di terriccio umido e i semi che vi ho depositato a partire da settembre, quelli che non hanno ancora avuto voglia di germinare (e forse non germineranno mai, ma tant'è).



Mi siedo in terra (mio marito trova così disdicevole questa mia abitudine...), prendo il cellulare su modalità torcia, e uno alla volta tiro fuori della borsina le bustine di terriccio e le esploro alla ricerca di una "codina", la prima parte di nuova pianta che spunta dal seme... ne trovo ancora alcune, anche se ormai siamo molto avanti con la stagione. Man
 mano che trovo i semi germinati, li metto nei bicchierini di plastica da caffè, ai quali ho praticato un paio di fori in fondo, e che ho riempito di buon terriccio. Un buchetto di un centimetro circa nella terra, e voilà, dentro il semino. Tra qualche giorno, se fa il bravo, spunteranno i cotiledoni, cioè le prime due foglioline della nuova pianta.

Tutto questo lavoro, un po' certosino e un po' ripetitivo, mi ha calmato, ora posso tornare ad affrontare la vita e la pandemia con un po' più di tranquillità, fino alla nuova crisi.

E sogno i fiori che le nuove piantine produrranno già a partire da aprile, sperando che tra di loro ci sia qualcosa di eccezionale, qualche nuova rosa degna di essere messa in commercio, chissà, in futuro...