venerdì 26 ottobre 2018

CINORRODO O "BACCA"?

Ogni fiore di rosa è ermafrodito ed è portato da una base un po’ rigonfia, detta ricettacolo, esternamente glabra o un po’ pelosa. 
Il calice è formato da cinque sepali, molto simili alle foglioline, con margini un po’ frastagliati. Nelle rose spontanee i petali, che spesso hanno una tacca sul margine superiore, sono nello stesso numero dei sepali, con i quali si alternano, formando una corolla semplice, ma che con facilità può diventare doppia o addirittura piena, poiché gli stami (organi sessuali maschili) hanno la predisposizione a trasformarsi in petali. 
Gli stami, che ricoprono un ruolo non secondario nell’attrattiva del fiore, sono numerosi, arrivando anche al numero di duecento e più, disponendosi in circolo su diversi ordini. Gli stili (organi sessuali femminili) sono liberi o uniti in una colonna, più o meno sollevata rispetto alla bocca del ricettacolo. 
Il frutto – chiamato cinorrodo o “cinorrodonte”, ma che per semplicità chiamiamo “bacca” – è in realtà un falso frutto, perché è formato da un ricettacolo carnoso e colorato che contiene i veri frutti, detti acheni, ciascuno con un solo seme. Sulla parte alta del cinorrodo spuntano i resti dei sepali del calice, ormai secchi ma persistenti.

I cinorrodi rappresentano un elemento in più per vivacizzare il nostro giardino o terrazzo anche nei mesi invernali. Di varie forme e colori, sono particolarmente decorativi in un momento delicato del ciclo stagionale. Non tutte le rose sono indicate per questo scopo, anche se un elenco esauriente delle migliori occuperebbe troppo spazio. In generale, le rose da frutto più belle appartengono alla categoria delle specie spontanee o selvatiche, con le loro cultivar. 

In questo senso vanno segnalate:
- R. canina (cinorrodi da ovoidali a quasi globosi, lisci, rosso-arancione, di 1-3 cm),
- R. filipes ‘Kiftsgate’ (numerosissimi c. sferici di 1-1.5 cm, scarlatto-arancione), 
- R. glauca (c. quasi globosi di 1.5 cm rosso-marrone, a volte ricoperti di setole), 
- R. holodonta (c. lunghi fino a 1.8 cm, a forma di bottiglia rosso e setoloso), 
- R. rugosa e sue cultivar (c. di 2.5 cm quasi rotondi, lisci, di colore rosso o arancione), 
- R. agrestis (c. a fiaschetta di 1.5 cm, rossi e lisci)







mercoledì 24 ottobre 2018

QUAL E' IL PERIODO GIUSTO PER POTARE LE ROSE?

Il momento giusto per la potatura delle rose è quando la pianta termina il periodo vegetativo e compaiono le prime gemme. 
Ciò varia in base alla posizione geografica. 
Generalizzando si può dire che la potatura delle rose si può effettuare verso fine autunno al sud e verso fine inverno al nord… 

Centro-Sud Italia e Isole
Nelle zone a clima mite, tipiche del centro e del Meridione d’Italia, il periodo migliore per potare le rose cade tra l’autunno e l’inverno, nello specifico consigliamo di provvedere alla potatura delle rose da fine novembre fino a tutto gennaio così da anticipare la prima fioritura che in queste regioni geografiche può avvenire fin dai primi giorni di aprile.

Centro-Nord Italia
Nelle zone fredde, il periodo migliore per potare le rose cade a fine inverno, cioè da metà febbraio a tutto marzo. Chi abita nell’estremo settentrione d’Italia, dove le giornate di gelo si prolungano, dovrebbe addirittura aspettare il mese la fine di marzo o gli inizi di aprile. Le gelate tardive potrebbero danneggiare il ramo reciso.

La mia vivaista di fiducia mi ha sgridato la prima volta che le ho detto di aver potato le mie rose in novembre. Da noi infatti la potatura va effettuata a febbraio, al massimo inizio marzo (ricordo che lo scorso febbraio iniziai a potarle, poi un'ondata di gelo con neve ai primi di marzo bloccò a metà i lavori).

Lo scopo della potatura è polivalente: se è bene eseguita corregge la forma della pianta rendendola armoniosa, ma soprattutto stimola sensibilmente la fioritura, aumentandone il volume e la quantità.

Vedo, nella nostra zona, tanti roseti già potati a novembre, con la potatura che andrebbe fatta a fine inverno. 
Si può dire che nei rosai adulti molto rigogliosi si può intervenire in due fasi distinte: una potatura autunnale, a novembre, per accorciare di circa un terzo i rami troppo lunghi, al fine di evitare che il vento o il peso della neve possano spezzarli, poi una potatura vera e propria alla fine dell'inverno. Da noi in Romagna è sbagliato effettuare la potatura definitiva prima dell'inverno!

Quando potate, tenete presenti alcune regole, valide per tutti i rosai (torneremo comunque sull'argomento in gennaio):

- asportate i rami morti, quelli spezzati o ammalati, tagliando all’altezza di una gemma rivolta verso l’esterno dell’arbuto o in prossimità del legno sano;
- eliminate i rami sottili, per favorire la crescita di quelli più vigorosi;
- asportate i rami che si intersecano tra loro, allo scopo di liberare il centro dell’arbusto, al fine di permettere alla chioma di ricevere luce e aria anche all’interno;
- il taglio di potatura va praticato a non più di 6-8 mm sopra una gemma rivolta verso l’esterno del cespuglio, e deve essere inclinato verso il basso dalla parte opposta della gemma. Quando eliminate completamente un ramo, praticate il taglio a filo della branca da cui si origina, ripulendo poi la superficie di taglio con un coltellino affilato. Per tagliare rami di un certo calibro (cioè di 3-4 cm di diametro), usate un tronchesino o una sega per potature, spennellate poi la superficie di taglio con mastice cicatrizzante.

mercoledì 17 ottobre 2018

PROFUMI, FRAGRANZE, ODORI E ROSE

La descrizione di un profumo è un'impresa irta di difficoltà. Tanto per cominciare, non esiste, nell'uso comune, un vocabolario preciso dei profumi, come invece esiste per i colori; possiamo descrivere un profumo solo tramite associazione. Ma anche questo solleva un problema, in quanto persone diverse hanno differenti percezioni degli odori e diverse associazioni basate sulle proprie esperienze passate.

Il senso dell'odorato è il più primitivo dei cinque sensi. A differenza della vista o dell'udito, è un senso chimico, che comporta l'abilità di riconoscere e rispondere a sostanze chimiche presenti nell'ambiente. 
Alcune delle nostre preferenze per gli odori, come per il profumo di fiori e frutta, sono innate. 
Altre le impariamo tramite associazioni. Questa capacità di riconoscimento e associazione ci dura per tutta la vita, ed è normale che uno specifico odore ci richiami alla memoria l'infanzia, l'odore di una stanza o di una credenza, o perfino la nostra nonna preferita.

La composizione del profumo di rosa è spesso estremamente complicata. L'olio essenziale è formato da oltre 450 componenti chimici. Alcuni di questi li riconosciamo come "profumo di rosa". Altri, per la maggior parte, sono in effetti abbastanza spiacevoli o troppo forti. Ma tutti insieme si uniscono per dare una fragranza unica, che riconosciamo e impariamo ad associare ad una particolare varietà di rosa. 
Le fragranze migliori che si possano trovare fra le rose, sono quelle che danno questo senso di "unicità", di singolarità. Ciò si ritrova in modo particolare nelle rose botaniche e in molti dei primi ibridi, come le rose Damascene, le Alba, le Portland, e in alcune delle Bourbon. Ulteriori incroci e ibridazioni in molti casi hanno portato solo a fragranze confuse, meno attraenti.

Ma perfino nella composizione della fragranza di una rosa "finemente profumata", è possibile captare altre associazioni quali limone, ribes nero, lampone, miele, narciso e violetta, e la maggior parte dei nostri tentativi di descrivere il profumo di una rosa sarà basato su tali paragoni. 
Ma, come già sottolineato, ognuno di noi ha sviluppato associazioni diverse. Abbiamo anche differenti "limiti" nella percezione di un odore. Per qualcuno, una certa rosa può sapere di uva, per altri di ribes nero e per altri ancora di... gatto! 
Sono effettivamente tutte impressioni corrette, in quanto la chimica di questi diversi odori è strettamente connessa. 
Per aumentare le difficoltà, bisogna poi tener presente che molti profumi di rosa dipendono dall'ora del giorno, dalla maturità del fiore, dalla stagione, e dalle condizioni atmosferiche. Perfino due fiori sulla stessa pianta a volte possono avere una fragranza diversa. 

E' prassi generale classificare il profumo di rosa in 4 queste categorie:
- Rosa Antica
- Muschiato
- Fruttato
- Tè
le quali possono essere suddivise in ulteriori categorie.

Delle quattro principali, il profumo di Rosa Antica, associato con le antiche rose europee discendenti dalla Rosa Gallica, è quello generalmente considerato la quintessenza del profumo di rosa. Semplicemente, non ci sono altre parole per descriverlo: è solo "profumo di rosa".
Questa fragranza è basata sulla presenza, in proporzioni variabili, di 4 principali componenti chimici: citronellolo, geraniolo, nerolo e alcol feniletile. I primi tre sono strettamente collegati agli alcol e tipicamente "di rosa" nel carattere, variando dal calore del citronellolo, al carattere più brillante del geraniolo e all'asprezza del nerolo (il linguaggio è quanto mai inadeguato per esprimere le differenze).  L'alcol feniletile è probabilmente l'alcol più riconoscibile fra i quattro, essendo tipico dell'acqua di rose.

L'introduzione di rose dalla Cina alla fine del 18° secolo segnò un drammatico sviluppo nella fragranza delle rose. Molte di queste erano ibridi dall'origine molto antica. Una rosa in particolare, la "Old Blush", quando fu incrociata con le antiche rose europee, ebbe un profondo effetto.
Il profumo di Old Blush, quando c'è, ricorda il pisello odoroso, ma quando la pianta viene incrociata con le antiche rose europee, produce un profumo decisamente fruttato.
Il profumo delle rose Cinesi, quando furono introdotte in Europa, fu spesso associato a quello del .

Per quanto riguarda il profumo muschiato, esso non va ricondotto al "muschio" (quello che mettiamo nel presepe per intenderci), ma alla secrezione prodotta dalle ghiandole odorifere di un piccolo cervo, il cervo muschiato (Moschus Moschiferus). Da sempre questo odore è stato associato al trifoglio.

Oltre le 4 categorie principali, vediamo ora una "sotto-fragranza". Quella di mirra.
Abbastanza difficile è descrivere questo profumo nelle rose. Quello che ci può venire subito in mente è l'odore dell'incenso. Per alcuni questo odore assomiglia invece all'anice, altri ancora lo descrivono come liquerizia o liquore Pernod. Tra le rose moderne, il profumo di mirra si trova in molte varietà inglesi di David Austin.

Le moderne ibridazioni hanno portato all'introduzione di nuove variazioni nel repertorio dei profumi delle rose. Un recente sviluppo ha portato alla ribalta il profumo di fiori d'arancio, del gelsomino, del mughetto, tutti rintracciabili nelle rose più "nuove" che ogni anno escono dai laboratori dei moderni ibridatori.

martedì 16 ottobre 2018

L'ANTIDEPRESSIVO PIU' NATURALE

UDITE UDITE

Secondo un recente studio dell'Università di Harvard, dedicarsi alla cura di fiori e piante farebbe una gran bene al corpo e allo spirito. 
Anzi: sarebbe un vero e proprio toccasana per la nostra salute mentale, tanto che, dicono i ricercatori, le persone che vivono a stretto contatto con il verde hanno ben il 30% di probabilità in meno di soffrire di depressione. 

La natura, insomma, è un antidoto contro la tossicità della vita moderna, come spiega il professor Tim Lang del Centre for Food Policy dell'Università di Londra: «Per molti adulti e bambini con seri problemi psicologici curare un giardino o coltivare un orto possono dare grandissimi e duraturi benefici».

Ora, non è indispensabile creare un giardino impressionista, sia chiaro, basterebbe anche solo riempire la propria casa di piante che richiedono cure semplici, purché si affondino, almeno un po', le mani nella terra. Ma quali sono, nel dettaglio, i benefici reali del giardinaggio?

1. La terra è un antidepressivo. Le Università di Bristol e Londra hanno dimostrato come il contatto con la terra abbia sull'uomo gli stessi effetti di farmaci usati per combattere la depressione, perché il Mycobacterium Vaccae* contenuto in essa attiva dei neuroni che producono la fondamentale serotonina.

2. Giardinaggio significa mindfulness. E mindfluness significa felicità. La psicoterapeuta Hilda Burke ha dimostrato come dedicarsi al proprio pollice verde avvicini le persone a uno stile di vita più "flow", cioè calmo e rilassato, al punto che, proprio come durante una meditazione, non ci si accorge del tempo che passa e si stacca la testa dal vortice di pensieri antigeni del quotidiano.

3. Tiene allenato il cervello. Già, perché giardinaggio significa anche studio, risoluzione di problemi e sensi piacevolmente allertati. Tutte cose molto utili anche in situazioni gravi come la demenza e l'Alzheimer.

Quindi cosa aspettate? Non vi devono piacere per forza le rose! Vanno bene anche cactus, banani, stelle alpine... l'importante è sporcarsi di terra in un rigenerante ritorno alla vita primitiva.


*Sembra anzi che non sia solo un efficacissimo antidepressivo (qualcuno l’ha ribattezzato «il Prozac dello sporco»), ma si è andati oltre: renderebbe una persona addirittura più intelligente. Il nome latino, Mycobacterium vaccae, fa già capire dove è stato identificato per la prima volta. Appunto negli escrementi delle mucche. Il germe, innocuo, anche se imparentato con i micobatteri che causano la tubercolosi, si trova dappertutto nel suolo e soprattutto nella sporcizia, può essere inalato o ingerito dalle persone soprattutto quando stanno l’aperto, e sta rivelando inaspettate proprietà di stimolo sul cervello.

lunedì 15 ottobre 2018

LE ROSE E I SENSI

(da http://www.padovanet.it/sites/default/files/attachment/SCHEDE%20APPROFOND_%20Rose.pdf)

Come la recente botanica sta scoprendo, la rosa, come tutte le altre piante, è dotata di intelligenza.
Per questo ha sviluppato alcune caratteristiche grazie alle quali può difendersi dai nemici, sa crearsi degli amici, è in grado di sopravvivere negli ambienti più diversi.
Tutto questo si manifesta attraverso colori, profumi, sapori, elementi tattili che seducono l’uomo in ogni senso.
(nella foto a destra, la mia "Betty Boop")

LE ROSE E LA VISTA
Le rose utilizzano i colori per stimolare i sensi degli animali e in particolar modo per attrarre gli impollinatori che garantiscono la loro sopravvivenza. Ognuno di loro risponde a colori specifici. Molti insetti, e specialmente le api, sono attratti dalla gamma dei blu e dei viola, gli uccelli dal rosso e dall’arancio, le farfalle dal giallo, arancio, rosa e rosso. È anche con la bellezza dei suoi colori che la rosa si è fatta amare e coltivare dall’uomo sopravvivendo ad ogni avversità, dalle guerre all’ostracismo ideologico. 

LE ROSE E IL GUSTO
Il fatto di essere commestibile ha consentito di utilizzare la rosa sia nella farmacopea che in cucina.
Le sue doti astringenti e antinfiammatorie erano già note anticamente. Citata anche da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, fu coltivata dai monaci delle grandi abbazie medioevali e negli Orti Botanici e fino alla fine dell’Ottocendo i trattati di Farmacologia la citavano come un efficace antinfiammatorio.
Per quello che riguarda la cucina è noto che l’essenza di rosa è sempre stata ampiamente utilizzata per aromatizzare liquori, infusi e dolci di ogni tipo. Dai suoi cinorrodi si ricavano marmellate e gelatine, molto più ricche di vitamina C di qualsiasi agrume.


LE ROSE E L'OLFATTO
Il profumo dei fiori serve alle rose per attrarre gli impollinatori, mentre le foglie profumate allontanano in genere gli erbivori. Il profumo delle rose è stato classificato da Monique Schenger e Henri Delbard partendo da note olfattive di base: 
Agrume
Aroma
Fiorito
Verde
Frutta
Spezie
Legno
Balsamo.

LE ROSE E IL TATTO
Toccare le rose ci porta a scoprire un universo particolarmente sfaccettato: dalle spine al muschio delle R. muscose, dalla consistenza dei petali alla superficie dei cinorrodi.
Ciò che caratterizza principalmente la rosa è la presenza di spine, destinate a difendere la pianta dai nemici.
In generale nel roseto potrete notare come le spine più fitte appartengano alle rose più antiche e quelle più rade alle moderne.

Quanto all'UDITO... cosa c'è di più "naturale" del ronzio delle api che passano di rosa in rosa e compiono il miracolo dell'impollinazione?



venerdì 12 ottobre 2018

LE MIE ROSE INGLESI

Sono una grande ammiratrice delle rose inglesi, della loro beltà, resistenza alle malattie, profumo, portamento. Ma non ne ho poi così tante: solo 8!

Ecco qua la mia piccola raccolta di English Roses:

BROTHER CADFAEL (1986) - cespuglio
E' un ibrido di Antica Rosa Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature del "rosa".
I fiori grandi, globosi, sono quasi come peonie. Nonostante le loro dimensioni, non sono mai goffi e sono tenuti in posizione verticale sulla pianta. La fragranza di Rosa Antica è particolarmente forte e ricca, simile ad alcune delle antiche Bourbon.
Il nome di questa rosa deriva dall'eroe dei gialli di Ellis Peters.




La pagina che ho dedicato a questa mia rosa si trova al link 
http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-68.html





MOLINEUX (1994) - cespuglio
E' un ibrido Rosa di Moscata Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature del "giallo".
Fiorisce con eccezionale libertà e continuità e ha una crescita verticale. Si trova bene in qualsiasi tipo di clima. I fiori, di un giallo intenso, hanno inizialmente tinte di arancio. Ha un profumo medio-leggero di rosa tea con un fondo muschiato. Le è stato dato il nome in onore del Wolverhampton Wanderers Football Club.

La pagina che ho dedicato a questa mia rosa si trova al link 
http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-65.html




LADY EMMA HAMILTON (2005)  cespuglio
E' un ibrido Rosa di Moscata Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature di "albicocca e arancio".
Boccioli rosso scuro con tratti di arancia, aperti a fioriture a forma di calice di arancio ricco e di mandarino, con giallo-arancio all'esterno dei petali. Si stagliano contro foglie molto scure, di un verde bronzato, lucide che diventano lentamente verde scuro con l'età. I fiori hanno una fragranza forte, deliziosa, fruttata con sentori di pera, uva e agrumi. La crescita è abbastanza verticale ma piuttosto ampia e folta. Il nome è quello di una nobildonna inglese, amante di Sir Horace Nelson.

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SUMMER SONG (2005) - cespuglio
E' un ibrido Rosa di Leander Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature di "albicocca e arancio".
Fiori a coppa di un inusuale color arancio bruciato, che si può mischiare bene con altre tinte calde come albicocca e giallo. Un cerchio perfetto di petali esterni racchiude quelli interni, con petali disposti in modo informale. Fragranza molto piacevole, un mix forte di foglie di crisantemo, banane mature e rose tea. Forma un cespuglio verticale e ampio.

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THOMAS À BECKET (2013) - cespuglio
Una varietà dal carattere molto differente dalle Rose Inglesi in genere, in quanto è più vicina alle Rose Botaniche e più naturale nello sviluppo. Fiori dalla forma appena a coppa si aprono in rosette informali; i fiori si incurvano man mano che invecchiano. Il colore varia da cremisi a carminio. Il profumo è di Rosa Antica con una nuance di scorza di limone. Il nome è tratto dalla storia inglese: rosa dedicata all'arcivescovo di Canterbury e Lord Cancelliere della corte, morto nel 1170.

La pagina che ho dedicato a questa mia rosa si trova al link
http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-70.html



BENJAMIN BRITTEN (2001) - cespuglio
E' un ibrido Rosa di Leander Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature di "rosso".
Un colore inusuale fra le rose inglesi, partendo da un rosa carico, quasi salmone, che cambia fino ad un rosa-rosso intenso. Fiori a coppa profonda si aprono gradualmente in rosette leggermente incurvate. La fragranza è forte, molto fruttata, con sfumature di vino e pera. E' di media altezza e molto vigorosa, con fogliame fitto e eccellente. Ottima in ogni clima, nei climi più caldi può essere allevata come rampicante.
Dedicata a Edward Benjamin Britten, barone Britten, compositore, direttore d'orchestra e pianista britannico.

La pagina che ho dedicato a questa mia rosa si trova al link
http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-33.html



EGLANTYNE (1994) - cespuglio
E' un ibrido di Antica Rosa Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature del "rosa chiaro".
Fiori perfettamente formati, i cui petali si girano leggermente in su alle estremità, a creare una forma quasi "a salsiera". Sono fortemente profumati - una fragranza dolce e delicata di Rosa Antica. Lo sviluppo è ideale, essendo di media altezza, con fogliame folto e molto bello. Un'eccellente pianta da giardino. Ha preso il nome da Eglantyne Jebb, fondatrice di "Save the Children".

La pagina che ho dedicato a questa mia rosa si trova al link




HARLOW CARR (1994) - cespuglio
E' un ibrido di Antica Rosa Inglese, il colore dei suoi fiori rientra nelle sfumature del "rosa".
Una rosa a fioritura molto libera con fiori fragrante e rosati.

Produce i fiori della forma più perfetta - coppe poco profonde del rosa medio più puro. Fiorisce molto liberamente dall'inizio dell'estate fino ad autunno inoltrato e fiori hanno una fragranza forte e pura di Rosa Antica. Ha una forma cespugliosa eccellente con crescita verticale vigorosa.
Il nome le deriva da quello del giardino di Suà Maestà Britannica nello Yorkshire.

La pagina che ho dedicato a questa mia rosa si trova al link
http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-27.html




venerdì 28 settembre 2018

LE ROSE SELVATICHE

(da http://www.lippocastano.com/categoria-prodotto/catalogo/catalogo-rose-botaniche/ e http://www.lacritica.org/le-rose-botaniche/)

Non si può apprezzare completamente la ricchezza che ci offrono le rose senza conoscerne gli antenati, tutte quelle specie selvatiche (denominate anche "botaniche"), che dall’Europa all’Asia, dall’America al Medio Oriente, testimoniano un genere botanico presente nel nostro pianeta da oltre quattro milioni di anni.
Il gruppo comprende sia le forme cespugliose sia le rampicanti, tutte di altezze considerevoli. Non è raro vederle salire ben oltre una decina di metri.
In primavera, più o meno inoltrata, a secondo della varietà, si ricoprono di abbondantissimi fiori piccoli, semplici (di solito 5 petali), con colorazioni insolite e magnifiche che liberano, tutto intorno nell’aria, aromi squisiti.
Il fogliame, a volte persistente, in inverno muta dal verde al rosso porpora.
I frutti autunnali hanno forme fantasiose e costituiscono un ulteriore elemento decorativo.
Sono piante dotate di grande autonomia, amano crescere libere di scegliere come e dove andare, non richiedono troppe cure e neppure troppe potature.

Nel nostro paese ci sono una trentina di specie. Eccone alcune.

Rosa canina è una pianta largamente diffusa nei nostri boschi, alta da uno a tre metri, con un portamento allargato, globoso. I fusti assumono una forma arcuata e danno alla pianta un aspetto piuttosto disordinato. Le foglie sono composte, imparipennate, formate da cinque-sette foglioline ovate e seghettate, di colore verde chiaro, leggermente glaucescente. I fiori sono formati da cinque petali rosa chiaro che tende a scurirsi leggermente sui bordi. Fiorisce a maggio. I cinorrodi (foto in alto a destra)sono allungati, rossi e sono utilizzati per la preparazione di tisane e marmellate. Il nome di Rosa canina le fu attribuito da Plinio il vecchio, il quale raccontava di un soldato guarito dalla rabbia canina grazie a un infuso di radici di questa pianta.
Questa rosa è una delle principali antenate delle varietà coltivate ed è una delle più utilizzate come portainnesto per le cultivar da giardino.

Rosa glauca ha portamento e dimensioni simili a quelle di Rosa canina. Si distingue per le foglie dal colore cangiante che va da tinte glaucescenti a tinte tendenti all’amaranto, tinta, quest’ultima, che assumono soprattutto le foglie e i germogli giovani. I fiori spuntano in aprile-maggio, sono di dimensioni ridotte (dai tre ai cinque centimetri di diametro), di colore bianco al centro e fucsia all’esterno. I cinorrodi sono di color rosso da acerbi e carminio a maturazione. È una specie abbastanza rara, presente nelle regioni del nord Italia e in Toscana, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Molise e Abruzzo.

Rosa pendulina (anche Rosa alpina) è una pianta con fusti esili, penduli, rossastri e quasi privi di spine. Raggiunge un’altezza tra trenta centimetri e due metri e ha spesso portamento prostrato o strisciante. I fiori vanno dal rosa al rosso, con un centro ricco di stami pollinici gialli. I cinorrodi sono rossi, lisci e hanno forma a bottiglia. Le foglie sono formate da sette-undici foglioline di colore chiaro e dal margine seghettato. Io questa varietà ce l'ho, la trovate al link http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-63.html.

Rosa sempervirens raggiunge un’altezza di uno-tre metri. Ha foglie composte solitamente da cinque foglioline. A differenza delle altre specie fin qui descritte, Rosa sempervirens è sempreverde, come dice il nome stesso. I fiori sono bianchi e i cinorrodi sono rossi, di piccole dimensioni e tondeggianti.

Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che cresce in maniera spontanea e selvatica in ambienti umidi e freddi. Ha uno stelo spinoso, i suoi fiori bianchi e rosa possono avere dei pigmenti gialli. Fiorisce tra i mesi di aprile e giugno generando un frutto di colore rosso, particolarmente ricco di semi. I semi sono la fonte primaria per l'estrazione del olio, prezioso in termini di cosmesi e cura del corpo.

mercoledì 26 settembre 2018

ROSE ITALIANE E LA ROSA "VARIEGATA DI BOLOGNA"

Oggi propongo un breve escursus sulla produzione italiana di rose, per focalizzare poi l'attenzione su quella che forse è la rosa italiana più conosciuta nel mondo.

(da https://www.compagniadelgiardinaggio.it/magazine/rosa-variegata-di-bologna/)

La produzione di rose di ibridazione italiana dalla fine dell’800 fino ai primi decenni del ʼ900 è piuttosto limitata, e certo non paragonabile a quella francese, inglese e tedesca.
Andrew Hornung, nel suo interessante libro Le Rose Italiane, ed. Pendragon, frutto di anni di intensa ricerca fra cataloghi dell’epoca, pochi testi specifici e documenti d’archivio, fa risalire questa lacuna allo scarso interesse per il genere “rosa”, alla mancanza di infrastrutture e alla difficoltà di commercializzare i prodotti.

L’ibridazione delle rose era stata fino a quell’epoca, in Italia, prevalente appannaggio di giardinieri specializzati che lavoravano alle dipendenze di ricchi nobili o industriali soprattutto lombardi, e solo verso la fine dell’800, grazie all’influenza della vicina Francia, si sviluppò la produzione di fiori nella Riviera ligure.
Tale produzione, destinata principalmente al fiore reciso, includeva anche quella di diverse varietà di rose, per lo più Tè o Noisette di ibridazione francese, che ben si adattavano alla coltivazione nel clima mite della Liguria di ponente. La caratteristica della rifiorenza però era considerata indispensabile e ciò limitò non poco l’estro dei pochi volenterosi che volevano cimentarsi nell’ibridazione appoggiandosi a qualche vivaio della zona.

Verso la fine dell’800 i fratelli Gaetano e Aristide Bonfiglioli fondarono a Bologna un fiorente vivaio di piante, che si attrezzò anche per la vendita di fiori in Italia e all’estero, e per la prima volta nel loro catalogo comparve qualche rosa firmata Bonfiglioli.

In realtà, la maggior parte delle rose attribuite ai Bonfiglioli erano state ibridate da un’altra persona, Massimiliano Lodi.
Costui era l’amministratore di una ricca tenuta bolognese, di proprietà del senatore Gaetano Tacconi, che fu anche sindaco della città; questa azienda produceva e commerciava ortaggi e anche fiori recisi. Fra una incombenza e l’altra il fattore Lodi si dilettava nella ibridazione delle rose

A lui si deve, tra le tante, anche la creazione – intorno ai primi anni del ʼ900 – della celeberrima ‘Variegata di Bologna’, commercializzata poi dai Bonfiglioli e a questi successivamente attribuita.
Questa è l’unica rosa italiana che assurse all’epoca agli onori dei cataloghi internazionali e tuttora è presente in tutti i libri sulla storia delle rose, e fu quindi l’unica rosa italiana che ebbe popolarità mondiale prima dell’affermarsi a livello internazionale delle belle rose prodotte dalla famiglia Barni.

L’origine di questa rosa è incerta, ma fonti accreditate assicurano trattarsi di una mutazione spontanea di una rosa di Guillot, ‘Victor Emmanuel’ (a destra), un Ibrido Perenne–Bourbon i cui fiori, pur meno belli, assomigliano a quelli della rosa di Lodi, ma sono totalmente rossi se si eccettua qualche rara e quasi impercettibile sfumatura bianca che compare di tanto in tanto. 
Qualunque sia stata l’origine di questa rosa, spetta comunque a Lodi averne consolidato le caratteristiche peculiari – di rosa bianca e profumata a fiore stradoppio e globoso, tipico delle Bourboniane, con petali adorni di eleganti pennellate rosa-cremisi- fino a farla diventare una delle rose più famose in tutto il mondo, emblema della Bellezza italiana con la “B” maiuscola.

Questa rosa non lascia mai indifferenti, o la si ama o la si detesta , ma si può dire che ‘Variegata di Bologna’ fra tutte è la più bella in assoluto perché i suoi fiori si fanno notare ma non sono sfacciati, in lei il bianco leggermente sfumato di rosa è predominante e le striature non sono di un marcato rosso fuoco ma porpora.

L’arbusto è alto ed eretto, ma i rami si piegano spontaneamente sotto il peso dei grandi fiori, la fioritura è unica e abbondante, il fogliame è chiaro e le foglie sono lunghe ed eleganti, leggermente increspate ai bordi. Questa rosa non produce bacche ma il grande arbusto a fontana che forma è bello anche in piena estate quando i fiori sono ormai un ricordo. L’unico difetto è la difficoltà di riprodurla per talea, il che la rende ancora più rara e misteriosa.

lunedì 24 settembre 2018

ROSE D'AUTUNNO

Inizio di autunno, tempo di fiori e di bacche. In particolare tempo di rose, simbolo indiscusso della primavera. 
Le fioriture autunnali sono diverse da quelle primaverili ed è necessario, e piacevole, soffermarsi a coglierne le sfumature. Osservare come da gioiose, sgargianti e così ricche da sembrare persino eccessive, divengano, con il passare del tempo, più struggenti ed effìmere. L'urgenza della riproduzione e già stata adempiuta dalla fioritura primaverile, ciononostante  i fiori durano a lungo sulla pianta, anche più di una settimana, grazie alle temperature più fresche.

Ma quali sono le rose più adatte all'autunno?
Escluse naturalmente le non rifiorenti che hanno un'unica fioritura primaverile, quasi tutte ricominciano a schiudere le corolle non appena i temporali di fine estate hanno rinfrescato l'aria, ma la seconda fioritura è spesso, per qualità e quantità, meno interessante di quella primaverile.
Le rose Tè, invece, sembrano essere fatte apposta per l'autunno.

Cespugli leggeri e ariosi a fioritura continua, con forma quasi sferica e dimensioni variabili da uno a due metri, sono stati ottenuti incrociando, a partire dai primi anni dell'Ottocento e fino all'inizio del XX secolo, le rose Cinesi, anch'esse perfette per l'autunno, con R. gigantea. Schiudono, su tutta la lunghezza degli eleganti rami flessuosi, fiori dai petali grandi, numerosi e setosi, simili ad ali di farfalla, che accarezzati dal vento diffondono tutt'intorno piacevoli fragranze di tè verde fruttato, talvolta leggermente acre, tanto da richiamare il profumo del mosto, che proprio in questo periodo riposa nelle cantine.


Quali varietà consigliare? 
'Lady Hillingdon' (a destra) è un cespuglio dagli steli rossastri e dal fogliame appena cuoioso, verde lucido con sfumature bronzo, in mezzo al quale risaltano i boccioli appuntiti, che si schiudono gialli e poi diventano albicocca. Piacevole non solo per il modo in cui fiorisce, ma anche per come sfiorisce, spogliandosi dei petali ancora turgidi, che cadono a uno a uno senza lasciare antiestetici seccumi.


Bella anche 'Anna Olivier' (a sinistra) per i romantici fiori ricchi di petali. Particolarmeme grandi e vistosi rispetto alle dimensioni del cespuglio, che non raggiunge il metro, in estate sono di un pallido rosa, mentre quando le temperature si abbassano tendono al giallo primula. 

Gialle anche 'Mlle Franziska Krüger', le cui corolle pendule sono impregnate di toni bronzo e rosa, e 'Lady Mary Corry', che produce a profusione fiori crema dal cuore rosa.

E chi ama le rose rampicanti? Non avrà molta scelta nel gruppo delle Tè, ma non rimarrà deluso da 'Paul Ledé' (a destra), con fiori pieni tra il giallo alba e il rosa albicocca, dolcemente profumati, che si schiudono su rami lunghi fino a tre metri, o da 'Gloire de Dijon', nata nel 1853 dall'incrocio tra 'Desprez à Fleurs Jaunes' e 'Souvenir de la Malmaison', e subito divenuta famosa per le grandi corolle doppie e piatte, dai petali traslucidi giallo avorio sfumato di salmone, portate da rami flessuosi che possono raggiungere i quattro metri.

Per aumentare le possibilità di scelta e disporre di piante che diventino più alte, meglio orientarsi verso le Noisette, un gruppo di rose nate negli Stati Uniti all'inizio dell'Ottocento, nelle cui vene scorre sangue cinese. Piante di forma delicata, di altezza variabile tra due e dieci metri, hanno rami morbidi, ricchi di tante foglie e di tanti fiori a mazzi, nelle diverse sfumature del giallo, dal primula al burro passando per le tonalità camoscio, zolfo e albicocca-arancio, fino ad arrivare al color oro, al rame e al mattone.

Come le Tè, anche le Noisette sono sempre gradevolmente profumate, ma l'aroma è decisamente di agrumi, di frutta, pesca, albicocca o banana e talvolta di muschio.
Tra le migliori 'Crépuscule' (a sinistra), un'eccellente varietà che raggiunge i cinque metri, con rami giovani rosso trasparente, coperti di piccole foglie verde chiaro, e fiori che fondono tonalità albicocca, giallo, salmone e camoscio, e 'Aimée Vibert', vigorosissima, con fiori bianco puro profumati di anisetta.

(da http://www.trafioriepiante.it/infogardening/giardino/RoseAutunno.htm)

venerdì 21 settembre 2018

QUEI BUCHI ROTONDI NELLE FOGLIE...

...di rosa, più antiestetici che effettivamente dannosi.




La responsabile?
MEGACHILE o Mosca Tessitrice delle rose, che è un piccolo imenottero molto simile alle api, di colore brunastro con il corpo fittamente coperto da peluria.
La Megachile centuncularis è un’ape solitaria che usa proteggere la prole nelle cellette d’allevamento, utilizzando ventagli circolari di foglie di rosa.

L’adulto produce caratteristiche lesioni semicircolari nel tessuto fogliare delle rose; il lembo asportato servirà per la costruzione delle cellette larvali che, simili a piccole botti, contengono il miele e l’uovo.

Una volta trovata la pianta più adatta, si poggia su una foglia e con una velocità invidiabile, ne taglia un lembo che sarà allungato se serve per la parete della celletta, oppure tondo se servirà da coperchio, il tutto usando le mascelle come una forbice.
Una volta raccolto il ventaglio se lo arrotola ben bene fra le zampette e un po’ appesantita, riparte verso casa.

Generalmente le lesioni provocano danni di modesta entità per cui, considerato anche il ruolo ecologico dell’insetto (gli adulti esercitano attività impollinatrice), non vengono generalmente attivati mezzi di controllo diretti per combatterlo.

La velocità con cui opera è davvero impressionante, difficile riuscire a fotografarla mentre in pochi secondi, si poggia e preleva il cerchietto di foglie.
(da http://giardinodellerose.altervista.org/megachile/?doing_wp_cron=1537516213.7465150356292724609375)

mercoledì 12 settembre 2018

ATTENZIONE: TICCHIOLATURA

Favorita dal tempo piovoso o comunque umido, ma ancora caldo, si sta velocemente diffondendo la ticchiolatura (conosciuta anche come "macchia nera"), una malattia fungina piuttosto grave per le rose, se non curata.

In questi primi di settembre ho avuto abbastanza da fare e ho trascurato un po' il mio roseto. Risultato: ieri, quando ho avuto un po' di tempo per togliere le rose sfiorite, mi sono accorta che molte sono attaccate dalla ticchiolatura, una risulta addirittura spogliata dalle foglie nella parte inferiore.


(da https://www.rose.it/coltivazione-rose/parassiti-rose/ticchiolatura-rose)
Nella rosa, la ticchiolatura si presenta con delle macchioline nere sulle foglie. Queste macchie pian piano si allargano fino a diventare gialle e poi nuovamente scure o necrotiche. L’attacco della malattia avviene sulla pagina superire delle foglie e da questa può poi proseguire nei fusti e nello stelo. Se non curata, la ticchiolatura provoca la progressiva caduta delle foglie fino alla completa perdita della capacità fotosintetica della pianta. Le foglie, infatti, si ingialliscono perché il fungo si nutre della clorofilla, sostanza che determina il colore verde delle foglie.

La ticchiolatura è causata da un fungo appartenente al genere Diplocarpon o al genere Marsonnina. La diffusione del parassita viene favorita da climi temperati e piovosi. La temperatura ideale affinché si sviluppino le spore del fungo è compresa tra 18 e 25 gradi. Le spore fungine vengono trasportate dal vento e si depositano sulla pagina superiore delle foglie. 

La ticchiolatura delle rose, in caso di attacchi intensi, può portare alla progressiva morte della pianta. Gli attacchi si possono prevenire evitando di bagnare troppo le piante e coltivandole a una certa distanza l’una dall’altra per farle aerare. I primi attacchi si combattono con corretti metodi di potatura: vanno assolutamente estirpate le parti che presentano i primi segni di malattia. I resti di potatura vanno preferibilmente bruciati e posti lontano dalle piante. Il fungo della ticchiolatura si combatte anche con somministrazione di anticrittogamici e di prodotti a base di rame. I prodotti più usati sono la poltiglia bordolese e i fungicidi ad azione sistemica come il Mancozeb, il Captano, il Propiconazole e lo Zineb.

venerdì 7 settembre 2018

UN'ALTRA SIGNORA DELLE ROSE

Giuseppina Beauharnais Bonaparte, moglie di Napoleone, dette vita (1804-1810) alla Malmaison, dove creò la collezione di rose più importante del mondo per quei tempi. 

Proprio il desiderio dell’imperatrice di arricchire la collezione di questi fiori, perché insoddisfatta delle rose piccole e fiorenti pochi giorni all'anno, consentì di raggruppare, in pochi anni oltre duecento varietà di rose. Gli eserciti di Napoleone ricevettero l'ordine di raccogliere rose e inviarle alla Malmaison da qualsiasi luogo si trovassero. Anche durante le ostilità, le rose potevano passare incolumi. John Kennedy del Vivaio Vineyard di Hammersmith, nei pressi di Londra, fu convocato dall'imperatrice quale consigliere per il suo giardino. Egli viaggiò spesso, nonostante le guerre in corso, munito di uno speciale lasciapassare come incaricato d'affari per l’acquisto di rose.  Giuseppina intuì anche l’importanza della raffigurazione delle rose e incaricò il pittore belga Pierre-Joseph Redouté, di riprodurre le specie e le varietà di rose disseminate nel giardino e nel parco. Fu stampata una pubblicazione periodica denominata “Jardin de la Malmaison” che uscì con venti fascicoli e centoventi illustrazioni a cura del botanico Etienne-Pierre Ventenat e di Pierre-Joseph Redouté. 

Erano i primi del 1800: dalle rose coltivate alla Mailmason, venne isolata prima la Rosa tea e, successivamente, la Ibrida perenne, dai fiori doppi e rifiorenti da cui discendono molte delle rose che attualmente sono in commercio.

Una rosa bourbon tuttora molto coltivata è quella che fu chiamata “Souvenir de la Malmaison”.  Si narra che questa rosa, dai fiori soffusi di rosa, delicatamente profumati, fu coltivata da Jean Beluze e da lui inviata anonimamente alla Malmaison nel 1843, dopo la morte di Giuseppina, quando i giardini erano ormai trascurati. Un granduca russo in visita ne fu colpito e la riportò in patria come ricordo ai Giardini Imperiali di San Pietroburgo. 
(testo e foto da internet)

martedì 4 settembre 2018

MUTAZIONE?

Lo sapevate che le rose che avete in giardino, che coltivate da anni, possono subire delle mutazioni?

Può infatti capitare di assistere a "sport", ovvero mutazioni spontanee di parti della pianta, ad es. una rosa bianca che improvvisamente produce qualche fiore con striature rosse o altri colori ecc... 
Se noi utilizziamo i semi di quei fiori o riproduciamo per talea quei rametti modificati, possiamo ottenere rose diverse e a volte con caratteri nuovi, impossibili da ottenere con l'ibridazione (più è complessa la genealogia della rosa, più è facile che queste mutazioni si verifichino...).

Penso che una mia rosa abbia subito una mutazione, anzi, "a naso" direi che ne sono certa.
La rosa che ho identificato con il n. 42, un ibrido di tea, forse "Spot Light" di Barni, la possiedo da ormai 5 anni. Con mio gran dispiacere, mi è sempre sembrata priva di profumo.
Bene, da quest'ultima fioritura di agosto-settembre, i fiori hanno iniziato a... puzzare!
Davvero!




La spiegazione che mi dò è questa: che sia tornato in superficie il carattere della rosa che ha dato origine al colore giallo nelle rose, e cioè la "rosa foetida persiana".
Vediamo di cosa si tratta.

E' ubrido molto antico, di capitale importanza per la storia delle rose, l’unica a fiore giallo conosciuta in Europa fino agli esordi del XX secolo. Il colore giallo, nelle rose, è un carattere genetico del tutto residuale e recessivo: per questo motivo, nonostante Foetida Persiana fosse conosciuta in Europa sin dal ‘600, e nonostante i numerosi tentativi intrapresi, gli ibridatori non riuscirono mai ad ottenere nuove varietà di colore giallo. Joseph Pernet-Ducher, nell’anno 1900, utilizzandola in combinazione con un ibrido di tea, inaugurò il nuovo secolo con la prima rosa veramente gialla, la “soleil d’or”, capostipite di tutte le rose moderne di colore giallo o arancione.

E' chiamata "fetida" perchè ha un odore che alcuni trovano spiacevole. La mia "mutante" ha un odore che sicuramente TUTTI troverebbero spiacevole. Assomiglia molto all'odore dei denti di leone (quando ero piccola io, i bambini lo chiamavano "fiore della pipì"), però più forte. Volete passare da me a dare una annusatina?