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lunedì 6 novembre 2023

DAL CINORRODO AL FRIGORIFERO

Anche quest'anno condivido con piacere i vari passi per far germogliare i semi di rosa.
(qui trovate un mio articolo ad hoc dello scorso 2021: https://valentinaelesuerose.blogspot.com/search?q=cinorrodi)

La scorsa primavera (maggio-giugno) ho ibridato, cioè ho fatto gli incroci utilizzando le rose del mio roseto (e anche alcuni semenzali). Ibridare significa prelevare il polline da una rosa e utilizzarlo per fecondare una rosa diversa. E' quello che fanno da sempre il vento e gli insetti.

Per prima cosa ho raccolto i cinorrodi, e per essere sicura di non tralasciarne nessuno ho seguito l'elenco che avevo preparato in primavera:


















Gli incroci fecondi che sono maturati in cinorrodi li ho raccolti e li ho segnati in verde sul mio elenco di incroci. Da questo elenco ho potuto fare subito le etichette corrispondenti.

Ho preparato manualmente dei sacchetti (fatti semplicemente con fogli di carta riciclata + puntatrice) per metterci dentro i cinorrodi, intanto che approntavo i sacchetti di plastica con il terriccio umido. Siccome non ho mai abbastanza tempo per fare tutto in una volta, ho dovuto organizzarmi il lavoro in questo modo. Sui sacchetti di carta ho di nuovo riportato il nome dell'incrocio.

































Quando finalmente ne ho avuto il tempo, ho preparato il numero giusto di sacchetti di plastica trasparente (nel mio caso 45) e li ho riempiti di terriccio umido (in questo caso il mio terriccio era stato esposto alla pioggia per cui non ho dovuto bagnarlo).


Poi mi sono dedicata all'apertura dei cinorrodi, incrocio per incrocio.


Man mano che ho aperto il cinorrodo o i cinorrodi di uno stesso incrocio, ho messo gli acheni nei sacchetti e ho apposto la giusta etichetta preventivamente preparata.

Una volta finito, ho messo tutti i sacchetti in un contenitore tipo Tupperware e riposto in frigor, dove fra non meno di tre settimane inizierò a controllare se si vedono già le prime germinazioni. La media di tempo comunque è di 2-3 mesi per germinare.

martedì 26 ottobre 2021

CINORRODI, ACHENI, E COME FAR NASCERE UNA ROSA DAL SEME

Ho già trattato ampiamente questo argomento in passato, ma su richiesta di Alice mi ripeterò volentieri.

È iniziato l’autunno, le giornate si stanno inesorabilmente accorciando, ma il tempo può permetterci ancora qualche giro in bicicletta o una passeggiata a piedi.

Ai miei aspiranti “rose-lovers” svelo come gettarsi nella piú inimmaginabile delle esperienze: far nascere una rosa dal seme.

A questo punto il vostro stupore sarà salito alle stelle. Normale se vi chiedete: perchè, le rose fanno i semi? Non li ho mai visti…

Ebbene sí, le rose fanno i semi, e si chiamano achéni. Infatti, come per tutte le piante, pure le rose nascono dai semi, anche se i normali metodi di riproduzione commerciali sono la talea e l’innesto.

Se, quando una rosa è sfiorita, la si lascia sulla pianta, un po’ alla volta il fiore si secca, perde tutti i petali, e l’ovario del fiore inizia ad ingrossare. Lí dentro si vanno formando i semi. L’ovario diventa una bacca (chiamata cinòrrodo) che, una volta matura, sará rossa, arancione o bruna, a seconda della specie.

Quello che vi suggerisco è di raccogliere, nelle vostre uscite in bici o a piedi, i cinorrodi che trovate sulle rose (nei giardini di amici, nei giardini pubblici, lungo strade di campagna…). I cinorrodi possono avere diverse forme: sferica, a fiaschetto, allungata, oppure possono sembrare piccolissime palline rosse o arancioni.

In questa stagione sono sicuramente maturi, perció vedremo insieme come far nascere le rose dai semi contenuti nei cinorrodi che porterete a casa.

In botanica, il cinorrodo viene considerato un “falso frutto”, in quanto i veri frutti sono gli acheni.

Io procedo così: trovatevi uno spazio su cui poter lavorare, un tavolo ad esempio, e copritelo con un foglio di carta da giornale per poter poi pulire tutto più in fretta. Munitevi di un paio di cesoie.

Prendete i cinorrodi che avete raccolto e apriteli pian piano con le cesoie. Tenete presente che la quantità di acheni può variare da cinorrodo a cinorrodo: alcuni ne hanno 1 solo, altri diverse decine.

Io procedo tagliando il cinorrodo proprio a metà: probabilmente un achenio o due ne risulteranno rovinati, questi li potete buttare. Ora dovete staccare tutti gli acheni dalla polpa del cinorrodo, aiutatevi pure con la punta delle cesoie. Gli acheni dovrebbero essere molto chiari e scurire all’aria. A volte ci possono essere acheni che sporgevano dal cinorrodo, in alto, e questi saranno già scuri.

Gli acheni “buoni” sono molto duri perché legnosi. Se vi risultano degli acheni morbidi (provate a stringerli tra due unghie) potete già eliminarli, perché non maturi.

All’interno dello stesso cinorrodo possono esserci acheni ben formati (li vedete nelle foto) e altri più piccoli, perché non sviluppati. Questi ultimi sono inutili.

Una volta aperti tutti i cinorrodi e staccati gli acheni (attenzione a non lasciare nemmeno un pezzettino di polpa di cinorrodo attaccata ai semi) possiamo passare a lavarli. Mentre li laviamo possiamo fare anche una prima prova sull’eventuale “bontà” dei semi, anche se non è una prova definitiva.

In una bacinella o comunque un contenitore aggiungete all’acqua un po’ di bicarbonato o di varechina, e immergete gli acheni. Questo lavaggio serve a evitare che si formino muffe e batteri sulla superficie dei semi. Possiamo poi fare una prima cernita, in quanto, secondo una regola generale, i semi che galleggiano non sono fecondi e si possono buttare (anche se non è una regola valida al 100%; quindi chi vuole può tenerli anche tutti).

Lasciate asciugare gli acheni all’aria, magari sopra un asciugamano.


Preparate intanto un contenitore da frigor, alto al massimo 5-6 cm.; per la grandezza dovrete giudicare voi, dal numero degli acheni che avete ricavato. Se avete dei contenitori piccoli ne potrete usare anche diversi. Gli acheni dovranno stare leggermente separati gli uni dagli altri, sopra uno strato di scottex umido (umido e non bagnato, 2-3 fogli circa – vedi la foto).

E li dovrete mettere in frigorifero. Questa operazione si chiama “vernalizzazione”. Perchè dobbiamo sottoporre gli acheni alla vernalizzazione?

Perchè sulla loro superficie, così dura e legnosa, è presente una proteina che non permette agli acheni di schiudersi quando si trovano a temperatura ambiente; questa proteina si “scioglie” solo facendo trascorrere ai semi un periodo in frigorifero superiore alle tre settimane. Se si è fortunati, dopo tre settimane potrete anche vedere spuntare una “codina” bianchiccia dai vostri semi, ma solo i più precoci si muoveranno così presto. In media occorrono 4-8 settimane perchè gli acheni germoglino, e a volte anche di più.

Può capitare che durante la permanenza in frigorifero, sopra alla carta umida, attorno ai semi un po’ di muffa si formi ugualmente, nel qual caso potete tranquillamente lavare di nuovo i semi e poi risistemarli in frigorifero.

Passate almeno tre settimane dal posizionamento in frigorifero, potete iniziare a controllare, ogni due-tre giorni, i vostri acheni, in cerca di una "codina" che poi sarà la prima radichetta della vostra nuova rosa. Nella foto i miei acheni germogliati mostrano tracce di terriccio perchè invece della carta scottex io ora uso bustine di plastica ripiene di terriccio

umido. Il metodo del contenitore con la carta scottex ha però il vantaggio di permettere un immediato riconoscimento degli acheni germinati.

Procuratevi nel frattempo dei bicchierini - in plastica o cartone biodegradabile - per caffè. Fate due-tre buchi sul fondo (per quelli in plastica potete usare un chiodino arroventato).

Riempiteli di terriccio umido (umido, non bagnato). Se possibile, non usate il terriccio che si trova nella grande distribuzione (supermercati) a costi irrisori: di solito è robaccia,  e le piante ne risentono. Il terriccio migliore è quello di marca VIGOR PLANT, per travasi. Si puó acquistare online ma ci sono anche rivenditori in tutta Italia, su internet trovate tutte le info del caso.

Con una matita, usando la parte senza punta, fate un buco profondo circa 2 cm. nel terriccio, lasciate cadere l'achenio germinato, possibilmente con la radichetta verso il basso, e ricoprite con un po' di terriccio. 

Ora la cosa migliore sarebbe di mettere i vostri vasetti in una serra fuori, ma riscaldata. Occorre usare una stufetta elettrica collegata ad un termostato impostato sui 13°C circa. Anche questo tipo di termostato si può acquistare online. Io tengo le serre sul mio balcone, dove sono un po' riparate ma comunque all'esterno.

Un anno ho provato a tenere i vasetti in casa, in una stanza non troppo riscaldata, però ho avuto una percentuale molto alta di decessi tra le piantine. Dal chè ho dedotto che la cosa migliore è che prendano la luce diretta del sole dentro ad una serra esterna.

Ogni tanto controllate l'umidità del terriccio nei vasetti, se occorre bagnate con uno spruzzino.

Le piantine cresceranno in fretta e in aprile faranno già il primo fiore. E' la vostra rosa, unica e irripetibile: siatene orgogliosi!



lunedì 26 aprile 2021

COME OTTENGO LE MIE ROSE?

Siccome alcuni conoscenti, che hanno visto le foto di quelli che chiamo i miei "semenzali" pubblicate sui vari social, mi chiedono chiarimenti sulla provenienza di tali rose, ne approfitto per una breve spiegazione.

Le rose che chiamo "semenzali" o "plantule" le ho riprodotte tramite
seme.

E a questo punto mi dicono: perchè, le rose fanno i semi???

Allora io spiego che, se capita di non recidere il fiore appassito, sulla pianta si formano delle palline rosse: ecco, quelli sono i "cinorrodi" delle rose, o falsi frutti, al cui interno ci sono, appunto, i semi.

I cinorrodi impiegano dai 3 ai 5 mesi per maturare completamente, quindi si possono raccogliere a partire da ottobre circa.

Io ibrido le mie rose a partire dalla prima fioritura primaverile, cioè circa metà aprile-metà maggio. Se contiamo 5 mesi (per sicurezza tendo ad abbondare, tanto non succede niente se i cinorrodi rimangono molto sulla pianta), si arriva a ottobre circa. A questo punto raccolgo i cinorrodi derivati dagli incroci, li apro, lavo i semi e li pongo in frigor in sacchettini di plastica con un po' di terriccio umido. Ma questa è un'altra storia...

venerdì 28 settembre 2018

LE ROSE SELVATICHE

(da http://www.lippocastano.com/categoria-prodotto/catalogo/catalogo-rose-botaniche/ e http://www.lacritica.org/le-rose-botaniche/)

Non si può apprezzare completamente la ricchezza che ci offrono le rose senza conoscerne gli antenati, tutte quelle specie selvatiche (denominate anche "botaniche"), che dall’Europa all’Asia, dall’America al Medio Oriente, testimoniano un genere botanico presente nel nostro pianeta da oltre quattro milioni di anni.
Il gruppo comprende sia le forme cespugliose sia le rampicanti, tutte di altezze considerevoli. Non è raro vederle salire ben oltre una decina di metri.
In primavera, più o meno inoltrata, a secondo della varietà, si ricoprono di abbondantissimi fiori piccoli, semplici (di solito 5 petali), con colorazioni insolite e magnifiche che liberano, tutto intorno nell’aria, aromi squisiti.
Il fogliame, a volte persistente, in inverno muta dal verde al rosso porpora.
I frutti autunnali hanno forme fantasiose e costituiscono un ulteriore elemento decorativo.
Sono piante dotate di grande autonomia, amano crescere libere di scegliere come e dove andare, non richiedono troppe cure e neppure troppe potature.

Nel nostro paese ci sono una trentina di specie. Eccone alcune.

Rosa canina è una pianta largamente diffusa nei nostri boschi, alta da uno a tre metri, con un portamento allargato, globoso. I fusti assumono una forma arcuata e danno alla pianta un aspetto piuttosto disordinato. Le foglie sono composte, imparipennate, formate da cinque-sette foglioline ovate e seghettate, di colore verde chiaro, leggermente glaucescente. I fiori sono formati da cinque petali rosa chiaro che tende a scurirsi leggermente sui bordi. Fiorisce a maggio. I cinorrodi (foto in alto a destra)sono allungati, rossi e sono utilizzati per la preparazione di tisane e marmellate. Il nome di Rosa canina le fu attribuito da Plinio il vecchio, il quale raccontava di un soldato guarito dalla rabbia canina grazie a un infuso di radici di questa pianta.
Questa rosa è una delle principali antenate delle varietà coltivate ed è una delle più utilizzate come portainnesto per le cultivar da giardino.

Rosa glauca ha portamento e dimensioni simili a quelle di Rosa canina. Si distingue per le foglie dal colore cangiante che va da tinte glaucescenti a tinte tendenti all’amaranto, tinta, quest’ultima, che assumono soprattutto le foglie e i germogli giovani. I fiori spuntano in aprile-maggio, sono di dimensioni ridotte (dai tre ai cinque centimetri di diametro), di colore bianco al centro e fucsia all’esterno. I cinorrodi sono di color rosso da acerbi e carminio a maturazione. È una specie abbastanza rara, presente nelle regioni del nord Italia e in Toscana, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Molise e Abruzzo.

Rosa pendulina (anche Rosa alpina) è una pianta con fusti esili, penduli, rossastri e quasi privi di spine. Raggiunge un’altezza tra trenta centimetri e due metri e ha spesso portamento prostrato o strisciante. I fiori vanno dal rosa al rosso, con un centro ricco di stami pollinici gialli. I cinorrodi sono rossi, lisci e hanno forma a bottiglia. Le foglie sono formate da sette-undici foglioline di colore chiaro e dal margine seghettato. Io questa varietà ce l'ho, la trovate al link http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-63.html.

Rosa sempervirens raggiunge un’altezza di uno-tre metri. Ha foglie composte solitamente da cinque foglioline. A differenza delle altre specie fin qui descritte, Rosa sempervirens è sempreverde, come dice il nome stesso. I fiori sono bianchi e i cinorrodi sono rossi, di piccole dimensioni e tondeggianti.

Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che cresce in maniera spontanea e selvatica in ambienti umidi e freddi. Ha uno stelo spinoso, i suoi fiori bianchi e rosa possono avere dei pigmenti gialli. Fiorisce tra i mesi di aprile e giugno generando un frutto di colore rosso, particolarmente ricco di semi. I semi sono la fonte primaria per l'estrazione del olio, prezioso in termini di cosmesi e cura del corpo.

lunedì 18 marzo 2024

ROSE SELVATICHE E ROSE COLTIVATE

Per gli amici che si avvicinano per la prima volta al mondo delle rose, penso che sarà utile studiare insieme un po' di glossario, al fine di fare  chiarezza nell'ultra-variegato mondo delle rose.

Un prima grande suddivisione va fatta tra rose selvatiche e rose coltivate.

Le rose selvatiche (o botaniche), cioè spontanee, già presenti nel Miocene, si trovano nell’emisfero boreale e nel corso dei secoli sono state descritte in testi specializzati. (Non ci sono rose selvatiche originarie dell'emisfero australe).
Molte di queste, insieme con le loro varietà, forme e ibridi sono state selezionate e coltivate dall’uomo.

Le rose orticole (cioè coltivate) sono quelle conosciute allo stato domestico che, nella stragrande maggioranza, derivano da selezione e/o ibridazione da parte dell’uomo. 
Quando commercializzate ed entrate in coltura, si definiscono cultivar (cultivated variety, normalmente abbreviato in cv). 
Le rose coltivate si dividono convenzionalmente in rose antiche (ante 1867) e rose moderne.

Nel nostro paese ci sono una trentina di specie di rose selvatiche. Eccone alcune.



Rosa canina è una pianta largamente diffusa nei nostri boschi, alta da uno a tre metri, con un portamento allargato, globoso. I fusti assumono una forma arcuata e danno alla pianta un aspetto piuttosto disordinato. Le foglie sono composte, imparipennate, formate da cinque-sette foglioline ovate e seghettate, di colore verde chiaro, leggermente glaucescente. I fiori sono formati da cinque petali rosa chiaro che tende a scurirsi leggermente sui bordi. Fiorisce a maggio. I cinorrodi (foto in alto a destra)sono allungati, rossi e sono utilizzati per la preparazione di tisane e marmellate. Il nome di Rosa canina le fu attribuito da Plinio il vecchio, il quale raccontava di un soldato guarito dalla rabbia canina grazie a un infuso di radici di questa pianta.
Questa rosa è una delle principali antenate delle varietà coltivate ed è una delle più utilizzate come portainnesto per le cultivar da giardino.


Rosa glauca ha portamento e dimensioni simili a quelle di Rosa canina. Si distingue per le foglie dal colore cangiante che va da tinte glaucescenti a tinte tendenti all’amaranto, tinta, quest’ultima, che assumono soprattutto le foglie e i germogli giovani. I fiori spuntano in aprile-maggio, sono di dimensioni ridotte (dai tre ai cinque centimetri di diametro), di colore bianco al centro e fucsia all’esterno. I cinorrodi sono di color rosso da acerbi e carminio a maturazione. È una specie abbastanza rara, presente nelle regioni del nord Italia e in Toscana, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Molise e Abruzzo.


Rosa pendulina (anche Rosa alpina) è una pianta con fusti esili, penduli, rossastri e quasi privi di spine. Raggiunge un’altezza tra trenta centimetri e due metri e ha spesso portamento prostrato o strisciante. I fiori vanno dal rosa al rosso, con un centro ricco di stami pollinici gialli. I cinorrodi sono rossi, lisci e hanno forma a bottiglia. Le foglie sono formate da sette-undici foglioline di colore chiaro e dal margine seghettato. Io questa varietà ce l'ho, la trovate al link http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-63.html.



Rosa sempervirens
 raggiunge un’altezza di uno-tre metri. Ha foglie composte solitamente da cinque foglioline. A differenza delle altre specie fin qui descritte, Rosa sempervirens è sempreverde, come dice il nome stesso. I fiori sono bianchi e i cinorrodi sono rossi, di piccole dimensioni e tondeggianti.


Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che cresce in maniera spontanea e selvatica in ambienti umidi e freddi. Ha uno stelo spinoso, i suoi fiori bianchi e rosa possono avere dei pigmenti gialli. Fiorisce tra i mesi di aprile e giugno generando un frutto di colore rosso, particolarmente ricco di semi. I semi sono la fonte primaria per l'estrazione del olio, prezioso in termini di cosmesi e cura del corpo.

venerdì 19 gennaio 2024

UMANESIMO NATURALISTA

Un bell'articolo di CARLO PAGANI, che condivido:

"Circolano in giro parolone grosse come umanesimo naturalista, messaggio straordinario assolutamente da condividere ma da spiegare. Occorre creare una consapevolezza della necessità dell’uomo d’oggi rispetto a quello di mezzo secolo fa, del bisogno necessario di natura, di verde di bellezza. I ritmi, i luoghi, le attività di ogni giorno della moderna società, ci allontanano sempre di più dalla natura. Serve coinvolgere e responsabilizzare le persone, entusiasmarle, riavvicinarle, favorire i contatti con le piante, il giardino, la campagna, serve far capire che la natura è vita, linfa vitale per ognuno di noi. E’ un’altra missione del giardiniere, oltre a crescere le piante serve far crescere le persone, anche solo raccontando un fiore, una rosa! 

Un’occasione buona per avvicinarci alla Tea Clipper (in foto), una mirabile creazione di David Austin risalente al 2006. Una rosa inglese che incarna la bellezza in tutte le sue manifestazioni. Il colore albicocca vivo cattura per la tessitura e la sua intensità, gli occhi si fermano davanti a tanto incanto e il naso è obbligato ad avvicinarsi per l’intensa fragranza di mirra, tè e frutta di agrumi. Pochissime le spine e ottimamente resistente alle malattie. Creata all’epoca per festeggiare il centenario della morte Frederick Horniman il cui nome è legato al celebre Museo Horniman a Forest Hill, Londra, contenente reperti storici da tutto il mondo."


Ho sentito un richiamo forte leggendo la spiegazione che Carlo Pagani ci dà di "umanesimo naturalista": la missione del giardiniere, e io sottolineo anche del rosaista, è anche di trasmettere la passione per una pianta, un fiore, la passione nel coltivarle e nel farle nascere seguendone tutto il loro corso di vita.

E' quello che sto cercando di fare io da quando ho deciso di creare questo blog: spargere come semi, attorno a me, l'amore per i fiori e per le rose in particolare.

Lo scorso anno organizzai una iniziativa che mi ha dato una bella soddisfazione. Contattai una maestra referente della scuola materna del mio paese, a cui spiegai qual era la mia proposta: invitare i bimbi della scuola a venire, in una mattina di novembre, a visitare il mio roseto e a prelevare dei cinorrodi direttamente dalla pianta. Poi avrei insegnato loro a vernalizzare gli acheni e a far nascere le piantine.



Questa attivissima maestra rimase entusiasta della mia proposta e riuscì a creare un progetto, accettato dal Consiglio di Istituto. Quindi una mattina di metà novembre i bimbi della scuola materna, accompagnati dalle maestre, vennero a casa mia e uno alla volta prelevarono, con le forbici da bimbo che gli fornii, tanti cinorrodi. Ricordo che questi bimbi furono bravissimi: quelli che in quel momento non raccoglievano cinorrodi se ne stavano seduti su coperte imbottite che avevo preparato, e si passavano i miei semini vernalizzati nei sacchetti per vedere come appariva la radichetta, oppure guardavano con ammirazione i piccoli semenzali che erano già nati nei bicchierini da caffè che uso io.

Spiegai ben bene come aprire i cinorrodi, come vernalizzarli e trasferirli nei vasetti. E ci riuscirono! Alla festa di fine anno scolastico poterono vendere i semenzali che i bimbi avevano allevato. Una bella soddisfazione!

venerdì 6 novembre 2020

ALCUNE ROSE BOTANICHE

(da http://www.lippocastano.com/categoria-prodotto/catalogo/catalogo-rose-botaniche/ e http://www.lacritica.org/le-rose-botaniche/)

Non si può apprezzare completamente la ricchezza che ci offrono le rose senza conoscerne gli antenati, tutte quelle specie selvatiche (denominate anche "botaniche"), che dall’Europa all’Asia, dall’America al Medio Oriente, testimoniano un genere botanico presente nel nostro pianeta da oltre quattro milioni di anni.
Il gruppo comprende sia le forme cespugliose sia le rampicanti, tutte di altezze considerevoli. Non è raro vederle salire ben oltre una decina di metri.
In primavera, più o meno inoltrata, a secondo della varietà, si ricoprono di abbondantissimi fiori piccoli, semplici (di solito 5 petali), con colorazioni insolite e magnifiche che liberano, tutto intorno nell’aria, aromi squisiti.
Il fogliame, a volte persistente, in inverno muta dal verde al rosso porpora.
I frutti autunnali hanno forme fantasiose e costituiscono un ulteriore elemento decorativo.
Sono piante dotate di grande autonomia, amano crescere libere di scegliere come e dove andare, non richiedono troppe cure e neppure troppe potature.

Nel nostro paese ci sono una trentina di specie. Eccone alcune.

Rosa canina è una pianta largamente diffusa nei nostri boschi, alta da uno a tre metri, con un portamento allargato, globoso. I fusti assumono una forma arcuata e danno alla pianta un aspetto piuttosto disordinato. Le foglie sono composte, imparipennate, formate da cinque-sette foglioline ovate e seghettate, di colore verde chiaro, leggermente glaucescente. I fiori sono formati da cinque petali rosa chiaro che tende a scurirsi leggermente sui bordi. Fiorisce a maggio. I cinorrodi (foto in alto a destra)sono allungati, rossi e sono utilizzati per la preparazione di tisane e marmellate. Il nome di Rosa canina le fu attribuito da Plinio il vecchio, il quale raccontava di un soldato guarito dalla rabbia canina grazie a un infuso di radici di questa pianta.
Questa rosa è una delle principali antenate delle varietà coltivate ed è una delle più utilizzate come portainnesto per le cultivar da giardino.

Rosa glauca ha portamento e dimensioni simili a quelle di Rosa canina. Si distingue per le foglie dal colore cangiante che va da tinte glaucescenti a tinte tendenti all’amaranto, tinta, quest’ultima, che assumono soprattutto le foglie e i germogli giovani. I fiori spuntano in aprile-maggio, sono di dimensioni ridotte (dai tre ai cinque centimetri di diametro), di colore bianco al centro e fucsia all’esterno. I cinorrodi sono di color rosso da acerbi e carminio a maturazione. È una specie abbastanza rara, presente nelle regioni del nord Italia e in Toscana, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Molise e Abruzzo.

Rosa pendulina (anche Rosa alpina) è una pianta con fusti esili, penduli, rossastri e quasi privi di spine. Raggiunge un’altezza tra trenta centimetri e due metri e ha spesso portamento prostrato o strisciante. I fiori vanno dal rosa al rosso, con un centro ricco di stami pollinici gialli. I cinorrodi sono rossi, lisci e hanno forma a bottiglia. Le foglie sono formate da sette-undici foglioline di colore chiaro e dal margine seghettato. Io questa varietà ce l'ho, la trovate al link http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-63.html.

Rosa sempervirens raggiunge un’altezza di uno-tre metri. Ha foglie composte solitamente da cinque foglioline. A differenza delle altre specie fin qui descritte, Rosa sempervirens è sempreverde, come dice il nome stesso. I fiori sono bianchi e i cinorrodi sono rossi, di piccole dimensioni e tondeggianti.

Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che cresce in maniera spontanea e selvatica in ambienti umidi e freddi. Ha uno stelo spinoso, i suoi fiori bianchi e rosa possono avere dei pigmenti gialli. Fiorisce tra i mesi di aprile e giugno generando un frutto di colore rosso, particolarmente ricco di semi. I semi sono la fonte primaria per l'estrazione del olio, prezioso in termini di cosmesi e cura del corpo.

venerdì 15 aprile 2022

QUARTA PUNTATA DE "IL NOME DELLA ROSA" SU LOMAR RADIO





















































































































































Qualcuno mi ha chiesto: ma come ti è venuta la passione per le rose?
Sapete, me lo sono chiesta spesso anch’io. E’ come quando ci si innamora di una persona: scatta qualcosa. Penso di avere sempre avuto, in me, la passione per le rose, solo che era nascosta, non riusciva a venir fuori. Infatti la mia è una vocazione piuttosto tardiva, è arrivata a quarant’anni, e penso che avesse solo bisogno del contesto adatto per uscire. L'occasione è stata il trasferimento in una casa con un giardino piú grande. Mio marito avrebbe voluto mettere una siepe lungo la recinzione che dà sulla strada. Io mi sono opposta: era la voglia di rose che stava uscendo. A parte che i cortili circondati da siepi alte e fitte mi hanno sempre fatto rabbia (non si vede niente di quello che c'é dentro!), ma sentivo di voler utilizzare le rose perché formassero "qualcosa di bello", piacevole, non solo per me che le coltivo, ma anche per chi passeggia e le vede, e magari ne rimane incuriosito e a sua volta “fulminato”.

Il cammino però è stato lungo, e penso sia più o meno lo stesso che seguono tutti i rosomani. 
Se vi va, possiamo accompagnare questa parte della mia puntata con le immagini che ho pubblicato appositamente sul mio blog, così mi faccio intendere meglio. 
Potete digitare su Google Chrome l’indirizzo valentinaelesuerose.blogspot.com   e seguirmi nell’ultimo post pubblicato, quello su cui vi si apre la pagina.

Bene, vi stavo raccontando che all’inizio, per me, la rosa di cui occuparmi era solo ed esclusivamente quella che ha la corolla con i petali cosiddetti centrati o turbinati. In pratica, le rose che si trovano in ogni giardino, e che si chiamano Ibridi di Tè. Vedete tre immagini di questa varietà di rose, una rossa, una gialla e una arancio. Non vi dico la sorpresa di una mia amica e collega, quando le dissi che le rose hanno anche un nome. Sì, davvero, non sono semplicemente la rosa bianca o la rosa rossa… Ogni ibridatore, antico e moderno, quando mette in commercio una sua nuova varietà, le dà anche un nome. Così queste che ho pubblicato si chiamano: la rossa Red Intuition, la gialla Topazio Bicolore, e quella arancione Luis de Funes. Ogni nome dovrebbe poi venire accompagnato da quello dell’ibridatore e/o quello dell’azienda che l’ha messa in commercio, ad esempio Barni in Italia, o Meillland in Francia, o ancora Kordes in Germania, ma ce ne sono tantissimi altri. Quindi il nome intero è Red Intuition di Delbard, Topazio Bicolore dei Fratelli Ingegnoli, e Luis de Funes di Marie Louise Meilland.

All’inizio, quindi, parliamo di circa otto anni fa, decisi che per la siepe del mio nuovo giardino avrei piantato delle rose ibridi di tè, e un po’ alla volta, durante quella primavera e estate, ne acquistai e piantai parecchie. La mia ignoranza a quei tempi era spaventosa… ricordo che quando mettevo a terra le rose acquistate, non stavo nemmeno a leggere il nome sulla confezione. Così di tante non seppi per molto tempo la varietà, ma di alcune sono riuscita a risalire al nome grazie alle ricerche sui cataloghi in internet e anche all’aiuto di qualche vivaista.

Ora riposiamoci un attimo guardando la quarta foto nel post: qui ho riunito tutti i tipi di corolle esistenti nelle rose. Sono davvero tanti, e pensare che io all’inizio rinnegavo la bellezza di tutte le altre che non fossero ibridi di tè con i loro petali turbinati! Nella foto la Ibrido di Tè è la prima della quarta riga.
 Le rose ibridi di tè sono state fra le ultime ad essere inventate, seguite solo dalle rose inglesi e dagli ibridi moderni, questi ultimi chiamati anche modern shrub o cespugli moderni. 

Ma allora, vi chiederete, quali sono le prime rose ad essere state inventate?
In realtà le primissime rose, che tuttora esistono, non le ha inventate l’uomo con le sue ibridazioni, ma sono presenti da migliaia di anni in natura, e sono le rose selvatiche. 
Un esempio? La rosa canina, che probabilmente tutti avete anche solo sentito nominare. Possiamo prendere la rosa canina come campione per illustrare le rose selvatiche o botaniche (vedete l’ immagine successiva nel mio post e tenete presente quella dopo ancora). 
Cosa notate? Innanzitutto non ha assolutamente una corolla turbinata, e nemmeno tanti petali. Ne ha cinque, che è il numero di petali che hanno di solito le rose botaniche. Altre cose che possiamo notare, se la troviamo in natura, ad esempio nei boschi, è che si può sviluppare molto in altezza e in ampiezza, e che ha un portamento sarmentoso, cioè crea rami lunghi e ricadenti, e inoltre ha foglioline piccole e di consistenza leggera. 
Tutte queste come ho già detto, sono caratteristiche comuni a molte rose selvatiche, compreso il profumo leggero o assente, e i colori molto delicati che vanno dal bianco al rosa carico passando per tutte le gradazioni di rosa. Alcune rose botaniche sono gialle, ma non sono frequenti, vedete nella foto ad esempio la rosa Cantabrigiensis con i fiori in primo piano. E guardate un po’ l’ultima foto, una rosa Cantabrigiensis fotografata per intero? Non assomiglia per nulla ai cespugli che abbiamo nei nostri giardini!
Un’ultima cosa, che riguarda la seconda immagine relativa alla rosa canina: ci può capitare, passeggiando nei boschi in autunno, di vedere una rosa canina carica di bacche arancio o rosso acceso. Sono i suoi frutti, o meglio falsi frutti, che tutte le rose producono, ma che non vediamo quasi mai perché noi, da bravi giardinieri, tagliamo via le rose appassite dalle nostre piante, cosa tra l’altro molto giusta. I falsi frutti delle rose si chiamano cinorrodi e possono avere diverse forme. I cinorrodi delle rose canine sono allungati. All’interno dei cinorrodi si trovano i veri semi, che nel caso delle rose si chiamano acheni.
I cinorrodi delle rose canine sono estremamente ricchi di vitamina C, con un contenuto fino a 34 volte superiore a quello delle arance.
Contengono inoltre vitamina A ed E, polifenoli, tannini, sali minerali e altri nutrienti molto interessanti per il nostro benessere. Anche in casa, dai cinorrodi di rosa canina possiamo preparare infusi e decotti, marmellate, bibite analcoliche, gelatine per dolci, liquori e sciroppi per la tosse. È possibile preparare anche una gustosissima salsa da accompagnare a secondi piatti di carne e verdure. Tutte le ricette le riuscite a trovarle in internet.

Ecco quindi affrontato e superato il primo step nella via della conoscenza delle rose: lo step costituito dalle rose botaniche. 
E le altre di cui abbiamo visto la corolla nell’immagine? Ne parleremo nelle prossime puntate, se avrete ancora voglia di stare con me.
Prima di salutarvi, vi anticipo un appuntamento di cui vi parlerò: se potete tenetevi liberi sabato 21 maggio nel secondo pomeriggio.
E ora un bacione a tutti voi e a presto su Lomar radio.

lunedì 11 marzo 2024

RUGOSA: BELLEZZA E RESISTENZA PER UN GIARDINO SENZA SFORZI

Finalmente oggi ho trovato un interessantissimo articolo in cui si parla della Rosa Rugosa in termini molto elogiativi.
Sono anni che io ammiro le rose rugose, sia quelle selvatiche sia gli ibridi di rugosa; ne ho anche fatto nascere parecchie da seme e tentato di venderle, ma nessuno le ha mai richieste. Alla fine ne ho regalato un paio e basta.
Sono felice perchè questo articolo online della rivista "The Wardrobe Magazine" corrisponde in pieno a quello che penso io.
Metto il link ma ve lo riporto anche per intero in questo post:

















Se desideri un giardino che stupisca per la sua bellezza naturale senza richiedere cure costanti, la Rosa Rugosa è la scelta perfetta. Con la sua capacità di prosperare in condizioni diverse, dai climi freddi ai suoli poveri, questa pianta dimostra una resistenza e adattabilità invidiabili. Il suo fascino non si limita ai fiori profumati o ai colorati cinorrodi, ma include anche un fogliame lussureggiante che cattura lo sguardo in ogni stagione.

La magia della Rosa Rugosa nel tuo giardino
La Rosa Rugosa trasforma ogni giardino in un vero e proprio spettacolo naturale, grazie alla sua fioritura abbondante e prolungata che decora lo spazio verde da giugno fino ai primi geli. I suoi fiori, disponibili in una gamma di colori che va dal bianco al rosa, dal rosso al viola, non sono solo un trionfo visivo ma anche un’esplosione olfattiva, con il loro profumo intenso e avvolgente che arricchisce l’atmosfera del giardino. Questa pianta non si ferma alla bellezza effimera dei fiori: i cinorrodi di colore rosso brillante o arancione che seguono la fioritura non solo amplificano la gamma cromatica del giardino ma diventano anche una risorsa preziosa per attirare uccelli e altri animali selvatici, incrementando così la biodiversità dell’ambiente.
Inoltre, il suo fogliame lussureggiante, con foglie verde scuro, lucide e profondamente venate, continua a offrire un interesse visivo per tutto l’anno, mutando in splendide tonalità giallo-dorate o porpora in autunno. La Rosa Rugosa si rivela quindi non solo un elemento di bellezza estetica ma anche di vitalità ecologica per ogni giardino, testimoniando come possa essere valorizzata in modo significativo anche la più sottovalutata tra le piante.












Perché scegliere la Rosa Rugosa
Prima di immergerci nei dettagli, è essenziale capire le ragioni dietro la popolarità crescente della Rosa Rugosa. Ecco alcuni punti chiave:
- Adattabilità: Cresce bene in una varietà di suoli, anche quelli meno fertili, purché ben drenati. La sua capacità di florire in condizioni diverse rende questa rosa un’aggiunta versatile a qualsiasi giardino.
- Resistenza al freddo: Si adatta a climi molto rigidi, resistendo senza problemi anche agli inverni più duri. Questa caratteristica la rende ideale per ambienti con temperature estreme.
- Bassa manutenzione: Una volta stabilita, richiede cure minime, rendendola ideale per giardinieri esperti e principianti. La sua autonomia riduce notevolmente il tempo e lo sforzo necessari per la cura del giardino.
- Attrattiva per la fauna selvatica: I suoi cinorrodi sono una fonte di cibo per uccelli e piccoli mammiferi, aumentando la biodiversità del giardino. Questo aspetto non solo arricchisce l’ecosistema ma contribuisce anche a creare un giardino più vivace e dinamico.

La Rosa Rugosa è resistente alle malattie, riducendo ulteriormente la necessità di trattamenti chimici e promuovendo un giardino più sano e sostenibile. La sua fioritura prolungata offre un spettacolo visivo e olfattivo che dura per mesi.












Utilizzi versatili in giardino
Nonostante la sua semplicità, la Rosa Rugosa offre un’ampia gamma di utilizzi nel paesaggio del giardino, grazie alla sua straordinaria flessibilità.

- Creazione di siepi: Ideale per formare siepi dense e profumate che fungono da barriere naturali o elementi decorativi. Questa funzione non solo abbellisce l’area ma offre anche privacy e protezione contro il vento.
- Bordure e aiuole: Può essere utilizzata per realizzare bordure colorate e profumate lungo i sentieri o nelle aiuole, creando un’accoglienza visiva e olfattiva per ospiti e passanti.
- Controllo dell’erosione: Il suo robusto sistema radicale aiuta a stabilizzare i pendii e a prevenire l’erosione del suolo, facendo della Rosa Rugosa una soluzione naturale ed efficace per problemi di landscaping.
- Giardini costieri: La sua tolleranza alla salsedine la rende una scelta perfetta per giardini situati in zone costiere, dove poche altre piante sopravvivono, contribuendo a mantenere vivaci e colorati questi spazi sfidanti.

L’aggiunta di questa versatile pianta non solo arricchisce l’estetica del giardino ma introduce anche benefici ecologici importanti, come il sostegno alla fauna locale e il miglioramento della qualità del suolo.
























Consigli per la cura della Rosa Rugosa
La Rosa Rugosa è indubbiamente una pianta di facile gestione, ma alcuni consigli possono aiutarti a garantire la sua crescita ottimale e a godere al massimo della sua bellezza.

- Irrigazione: Nelle prime fasi di crescita, assicurati che la pianta riceva abbastanza acqua, soprattutto in condizioni di siccità. Questo aiuterà a stabilire un sistema radicale forte e profondo, essenziale per la salute a lungo termine della pianta.
- Potatura: Non strettamente necessaria, ma utile per mantenere la forma desiderata e promuovere una fioritura rigogliosa. La rimozione dei rami vecchi o danneggiati può inoltre prevenire problemi di malattie e parassiti.
- Fertilizzazione: Un leggero apporto di compost o fertilizzante organico all’inizio della primavera può favorire una crescita più vigorosa. Questo step contribuisce a nutrire la pianta, assicurando un aspetto sano e fiori abbondanti.

Seguendo questi semplici passaggi, potrai assicurarti che la tua Rosa Rugosa non solo sopravviva ma fiorisca magnificamente, diventando un punto focale del tuo giardino per molti anni.
























Rosa Rugosa: splendore e semplicità in giardino
La Rosa Rugosa rappresenta una scelta eccellente per chiunque desideri un giardino ricco di colori, profumi e vita, con il minimo sforzo. La sua resistenza alle malattie, la sua capacità di adattarsi a diversi ambienti e la sua semplicità di cura la rendono un vero gioiello nel mondo del giardinaggio. Questa pianta non solo sopravvive ma prospera in una varietà di condizioni, dimostrando una versatilità e robustezza ineguagliabili.

Se stai cercando una pianta che possa offrire bellezza duratura senza richiedere attenzioni costanti, la Rosa Rugosa è la soluzione ideale per trasformare il tuo spazio esterno in un paradiso naturale. Oltre a essere esteticamente piacevole, la pianta gioca un ruolo cruciale nell’attrarre la fauna selvatica, contribuendo così alla biodiversità del tuo giardino.
(Fine articolo)

Come ho già scritto all'inizio, ho diverse rose botaniche rugose (sia col fiore magenta che col fiore bianco) duplicate tramite seme. Ma ho anche due Ibridi di Rugosa che ho acquistato e a cui tengo molto:


Quest'anno le mie Rugose Botaniche e Basye's Purple Rose non le ho potate, mentre Ibisco l'ho potata leggermente. Souvenir de Trelazé mi è arrivata da poco a radice nuda, quindi deve ancora crescere.