Oggi riprendo materiale di un post dalla pagina Facebook di Vivaverde Vivaio, in cui si tratta di una "grande" tra le intenditrici di rose, a cui aggiungo altre notizie da Wikipedia (foto dal web).
Vita Sackville-West (1892 – 1962) fu una ricca nobildonna inglese amica (e amante) di Virginia Wolf che si ispirò a lei per il celebre romanzo "Orlando".
Vita, diminutivo di Victoria, oltre all'attività di scrittrice, curava con amore e passione il suo giardino del castello di Sissinghurst nel Kent che diventò il modello del moderno giardino all'inglese.
La passione di Vita Sackville-West per le piante e l'architettura dei giardini la rese molto più famosa delle sue opere letterarie. Nel 1946 divenne collaboratrice per il giornale Observer per cui curò una rubrica di giardinaggio che, oltre a renderla famosa al suo tempo, ha influenzato la pratica dell'arte inglese nella cura dei giardini in maniera profonda. Dopo aver sviluppato e messo in pratica le sue idee nel giardino della prima casa con cui visse assieme al marito (suo collaboratore nella progettazione e nella cura), Long Barn, assieme crearono da zero il Giardino del Castello di Sissinghurst. Il Castello di Sissinghurst è oggi proprietà del National Trust. È il giardino più visitato d'Inghilterra, con circa 200.000 visitatori all'anno nonostante la chiusura invernale.
Durante la prima realizzazione del giardino, Vita salvò dall'estinzione una rosa gallica che oggi si chiama Sissinghurst Castle ma apparteneva alla specie antica Rose des Maures, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Si tratta di un piccolo arbusto dai delicati e profumatissimi fiori con corolle semidoppie a coppa dal color rubino scurissimo quasi prugna, il folto fogliame verde scuro e pochissime spine.
mercoledì 20 giugno 2018
venerdì 15 giugno 2018
UN GIOVANE IBRIDATORE ITALIANO
Un anno fa circa, ho avuto il piacere di assistere ad una conferenza tenuta da Davide Dalla Libera presso il Vivaio Vivaverde di Zello.
Davide Dalla Libera è il proprietario dell'Azienda "Novaspina" in provincia di Padova.
E' una giovane azienda che si occupa dell’ibridazione e produzione di nuove varietà vegetali, principalmente rose e iris.
Davide Dalla Libera, giovane proprietario, con la passione per le rose e la musica fin da ragazzino, in particolare si concentra sulla selezione di rose adatte ai climi difficili, siano essi caldi o freddi, e resistenti alle malattie fungine che in questi si sviluppano più facilmente. In questa ricerca parte da genitori poco conosciuti, sviluppando un programma di miglioramento che parte dalle cultivar più antiche sino alle varietà più attuali.In particolare, ha avviato due linee di ricerca: la prima, lavorando con le Antiche e le Botaniche, mira a ottenere varietà dalle foglie strane, per colore e forma; dall’altra, partendo da Moscate, Floribunde, Polyantha, Ibridi di Tè, Moderne, punta a a creare nuove varietà dai fiori a coppa o a forma di rosa Tea.
Alle sue belle rose, arbustive e rampicanti, Davide regala nomi poetici ed evocativi, alcuni dei quali appartenenti alle nobildonne veneziane del passato: ‘Moscalbò’, ‘Fosca’, ‘Mortalitatsi’, ‘Rosildea’, ‘ Milamy’, ‘Rosalba Carriera’, ‘La Tintoretta’….Ha già ricevuto numerosi premi.
In vivaio, riproduce e coltiva anche molte rose selezionate da altri ibridatori (Rolando Zandri, Marc Alberici, Dominique Massad e altri ancora).
Gli ibridatori italiani non sono mai stati molto numerosi.
Perché l'Italia non è mai stata protagonista nella storia della rosa? Perché non ci sono grandi ibridatori italiani? Perché alle rose si collegano Francia, Inghilterra e America, oltreché Olanda, Germania, Spagna, Belgio o Danimarca? I motivi di tale assenza potrebbero essere questi: mancanza di una committenza colta e ricca; assenza di una letteratura specifica di autori italiani; inesistenza di una politica economica di sostegno; appezzamenti di terra troppo piccoli; clima troppo mite. Sembra paradossale, ma la bonarietà dei nostri inverni ha indotto i coltivatori a fidarsi delle condizioni atmosferiche senza doversi misurare con temperature pericolose alle colture e quindi senza dover sviluppare una tecnologia di sostegno e di riparo, che in qualche modo fornisse anche lo stimolo per la ricerca. Pensiamo per esempio a Wilhelm Kordes che, a partire dagli anni 40, proprio grazie agli inverni tremendi del Nord è stato spinto, sollecitato, costretto a orientare la sua ricerca su varietà resistenti al freddo; ricerca da cui sono nate le famose Rose Kordesii, introdotte negli anni '50.
Sono tre i temi in cui l'Italia gioca un ruolo molto importante nell'ambito della storia della rosa: il primo rappresentato dalle prime apparizioni delle Damascene Perpetue (Portland). Questo sta a significare che prima ancora che arrivassero le rose Cinesi notoriamente portatrici della rifiorenza alle rose antiche europee, una forma rifiorente di Damascena originaria dell'Italia con le sue successive mutazioni e incroci spontanei, possedeva già in sé questa caratteristica. Secondo: esisteva in Italia nella prima metà dell'Ottocento, una coltivazione piuttosto sviluppata e, dobbiamo supporre, anche raffinata, di rose Cinesi e loro varietà, tanto interessante da divenire fonte di rifornimento per gli ibridatori, soprattutto francesi. Terzo: alcuni tra gli ibridatori italiani della prima metà del secolo scorso meritano di essere meglio conosciuti e apprezzati per la sistematicità e il rigore dei loro metodi di ibridazione. Tutto questo per poter ampliare la visione che generalmente abbiamo della storia della rosa; per poter comprendere più a fondo quale sia stato il ruolo, perlopiù oscuro di persone e rose che hanno però dato il loro importante contributo allo sviluppo della rosa in Europa.
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