lunedì 27 novembre 2023

LA ROSA "HIAWATHA"

Una delle mie passioni sono sempre state le rose a corolla semplice. Ne ho raccolto tante nel roseto, di seguito solo alcuni esempi: l'ibrido di tè Mrs. Oakley Fisher, l'ibrido di rugosa Basye's Purple Rose, la rampicante Cocktail.















Ogni volta che ne vedo una che non conosco, il cuore mi accelera i battiti e finchè non ho saputo tutte le caratteristiche di quella rosa non sono soddisfatta. Mi era successo proprio questo quando un giorno, al vivaio Vivaverde di Imola (ora, purtroppo chiuso), vidi la rosa Hiawatha.












Dopo di allora non mi sono più imbattuta in questa rosa così particolare, finchè ho visto un post a lei dedicato sulla pagina Facebook del vivaio "Il Rosificio" https://www.facebook.com/vivaioroseantichecongiardinobotanico/.

Ci sono notizie particolari e molto interessanti in questo post, che ora riporto:

HIAWATHA: L’AMERICANA DAGLI OCCHI BIANCHI E LE ANTERE DORATE (ibrido di wichurana) 

Questa rosa prende il nome da un carismatico capo indiano fondatore della confederazione degli Irochesi. Con il libro “The Song of Hiawatha”, scritto da Henry Wadsworth Longfellow nel 1855, il personaggio storico diventa leggenda. La leggenda di Hiawatha ispira film, cartoni animati e addirittura una rosa. Il motivo di questo omaggio da parte del suo ibridatore ci è sconosciuto ma possiamo riconoscere in questa pianta estrema tenacia, forza e fascino dato dai sui mille occhi che sembrano tenerti controllato come potrebbe fare una buon guerriero 

Hiawatha:  ibridata da H.Walsh, 1904
Molto Rustica, ottima per coprire recinzioni o poggiasi a un muro o ad un albero: attenzione che dove poggia… radica. 
Fiori a grappoli semplici dal caratteristico disegno. 
Il suo ibridatore, H.Walsh nato nel Galles del Nord e trasferitosi nel Massachusetts all’età di 20 anni, è stato uno tra i più prolifici  ibridatori americani. Ha lavorato molto sugli ibridi wichurana creando rose con un’estetica decisamente diversa dal gusto europeo.

Foto sotto:
- Jesse Cornplanter (al centro) in “the American film Hiawatha” (1913). 
- Foto di T. Ernest Waltham dal libro di Darlington, "Roses", 1911.



venerdì 24 novembre 2023

IL ROSIFICIO

Tramite una comune conoscenza, sono venuta in contatto con un vivaio relativamente nuovo che si chiama "Il Rosificio" e ha sede in provincia di Udine. 

A dire il vero chiamarlo vivaio è piuttosto riduttivo, e il nome che si sono dati, Rosificio, esprime senza dubbio in modo completo la loro essenza. Infatti il Rosificio non si limita ad acquistare rose dai grossisti e a venderle ai propri clienti. No! Loro le rose le vivono...

Ho avuto la possibilità di parlare con Andrea, il titolare dell'azienda, e mi ha favorevolmente colpito per la passione e la carica vitale che mette nella sua professione. L'ho sentito molto vicino al mio modo di vivere le rose, solo che lui riesce a portare a compimento quello che per me sarebbe un grande sogno: cioè a coinvolgere il proprio paese e la propria comunità nella passione per le rose. D'accordo con il sindaco, faranno diventare il loro paese, Chiasiellis, il "paese delle rose antiche".

Che meraviglia!!! In bocca al lupo!!!

Il sito del Rosificio è anche la loro pagina Facebook:

https://www.facebook.com/vivaioroseantichecongiardinobotanico/

(le immagini sono tratte dalla loro pagina)






mercoledì 22 novembre 2023

FOLIAGE

Foliage è uno dei tanti termini stranieri che abbiamo importato nella nostra lingua, senza neppure cercare di tradurlo in qualche modo. E qui potrei aprire una polemica sulle troppe parole straniere, soprattutto inglesi, che la lingua italiana si compiace di utilizzare. Ma la chiudo qui.

FOLIAGE:

SIGNIFICATO Il mutamento autunnale del colore delle foglie degli alberi dal verde al giallo e alle diverse gradazioni del rosso

ETIMOLOGIA voce inglese, di origine francese, letteralmente ‘fogliame’.

Diventata un’attrazione turistica tra le più affascinanti, soprattutto in alcune zone degli Stati Uniti e nel Canada (ma si sta diffondendo molto rapidamente anche in Europa e in Giappone), il foliage entra nel nostro lessico per indicare il fenomeno della variazione del colore delle foglie in autunno, che passano dal verde al giallo, l’arancione e il rosso. Un avvenimento che ogni anno, più o meno puntualmente, si ripete dalla notte dei tempi, ed effettivamente un incantevole spettacolo della natura (anche se alcuni ne colgono il lato più macabro, legato alla caducità della vita), e che però siamo riusciti a rendere solo recentemente, grazie a questa adozione, con un unico termine. 












Bene, anche alcune mie rose "fanno il foliage", sono quelle rugose che uso come bordura per il mio posto auto coperto. Ecco le foto:


















Queste rose rugose rimarranno totalmente spoglie durante tutto il periodo freddo invernale, tanto che a volte vengono scambiate per piante morte. Ma ai primi caldini di primavera si risvegliano emettendo germogli che si sviluppano molto velocemente, finchè torneranno ad avere la loro bellissima chioma "rugosa".

IL ROSETO DI VITERBO

Ieri ho ricevuto una telefonata che mi ha fatto sprizzare di gioia. Il sig. Carlo Carulli, di Roma, che ha ricevuto l'incarico di rinnovare il Roseto di Viterbo, mi ha chiesto se sono d'accordo di fargli avere una o due delle mie rose, da mettere nel roseto.

Un onore grandissimo!!! Gli ho subito inviato le foto dei tre rosai ibridati da me, che ho al momento a disposizione.










Mi sono quindi subito informata su questo roseto, e ho trovato questo articolo:

(Da: http://www.ortobotanico.unitus.it/index.php/it/collezioni/roseto)

Fu una Rosa bracteata J.C. Wendl. la prima pianta messa a dimora nell'Orto Botanico di Viterbo, il 16 febbraio 1991, qualche giorno prima dell’inaugurazione ufficiale, ed è questa specie a delimitare il confine lungo la strada Bulicame, a nord dell’Orto.

A quasi trent'anni dalla sua realizzazione, si vuole dare una nuova veste a questa importante collezione che contava più di 200 esemplari appartenenti a differenti sezioni, ognuna delle quali rappresentata da una o più specie botaniche e dai relativi ibridi.  Oggi, a causa delle condizioni pedologiche dell’area, necessita di un intervento di recupero.

Per questo motivo è stato pensato un progetto per la realizzazione di un percorso dedicato all'evoluzione del genere Rosa che racchiude un valore storico e culturale fondamentale, oltre che estetico. Il visitatore potrà passeggiare tra bellissimi esemplari, immerso in colori e profumi, attraverso un viaggio che ripercorre la storia della rosa.

Nasce così nel 2019 il “Progetto Rosa, Regina dei fiori” frutto di un’intensa collaborazione tra L’Orto Botanico dell’Università della Tuscia, il Dipartimento DAFNE, il Roseto Comunale di Roma, il Vivaio Michelini di Viterbo e l’azienda Self Garden di Aprilia (Latina).



venerdì 17 novembre 2023

LA ROSA "GARDEN CLUB BIELLA"

"Esistono molte rose che sono state create per ibridazione nel diciannovesimo secolo, quando ancora non esisteva il registro internazionale delle rose, e molti creatori di rose non conservavano i dati. Esistono anche delle rose create in modo accidentale da persone amanti del giardino, delle quali non si sa nulla. Così come esistono rose che si sono ibridate spontaneamente. Qualche giardiniere ebbe queste rose e le piantò da qualche parte, alcune di queste rose forse, facevano parte del piccolo giardino di una casa in campagna, poi abbandonata o distrutta da qualche evento, o ancora una donna innamorata piantò una rosa vicino al suo uomo scomparso. Può anche essere successo che un emigrato appassionato portò con sé, in un paese lontano, la sua rosa preferita, e lei è ancora lì, che aspetta di essere ritrovata. Spesso alcune di queste rose sono ancora coltivate con cura e passione da qualche discendente di un antico giardiniere o fanno ancora parte del giardino di qualche dimora, storica o di famiglia, e vengono chiamate con nomi tipo “la rosa del nonno”, “La rosa della casa”. Nomi che sottintendono che la rosa è sempre stata lì: da quando ho memoria, dicono alcuni. Ogni tanto succede di ritrovare queste rose, in mezzo ai boschi, in un vecchio cimitero, presso un rudere abbandonato o semplicemente lungo la siepe di una antica strada."(da https://www.museoroseantiche.it/index.php/rose-ritrovate).

Le storie di rose ritrovate mi hanno sempre appassionato (vedi la mia avventura per venire in possesso della rosa Moceniga), pertanto oggi presento un'altra rosa ritrovata, a cui è stato dato il nome di "Rosa Garden Club Biella". 















Si tratta di una rampicante ritrovata sulle montagne biellesi. Localmente questa rosa, un tempo diffusa, viene chiamata “delle quattro stagioni” perché i primi boccioli si schiudono in marzo, la massima fioritura avviene verso fine maggio, rinnovata con generosità per tutta l’estate e gli ultimi fiori compaiono ancora in pieno dicembre. Ha portamento rampicante, ma a scarso sviluppo (3 m circa di altezza). I fiori sono rosso cremisi, di 6-8 cm di diametro, intensamente profumati, tanto che il loro profumo si sente anche a diversi metri di distanza.

La particolarità di questa rampicante è che i petali si prestano ottimamente per sciroppi e confetture.

Grazie alla collaborazione con il Garden Club di Biella questa rosa viene riprodotta dal Vivaio Veimaro e messa in commercio da loro in esclusiva.

PORTAINNESTI PER ROSA FAI DA TE

Dalla scorsa estate ho iniziato a fare diversi tentativi di innesto. 

E' una attività che mi piace molto, ma per ora ho dovuto arrangiarmi con un po' di fai da te. Ho visionato tantissimi video sull'argomento, e ho avuto costantemente i consigli di Marc Alberici (vedi mio post https://valentinaelesuerose.blogspot.com/2020/12/libridatore-italiano-marc-alberici.html) che ha risposto a tutte le mie domande e ai miei dubbi man mano che procedevo con le mie prove.

Ho acquistato diversi portainnesti da un vivaio specializzato in rose (ma non specializzato in portainnesti, infatti loro stessi li avevano acquistati) e devo dire che non li ho pagati poco. Se riesco, il prossimo anno mi rivolgerò ad un vivaio che li produce.

Intanto però, ho cominciato a produrre i portainnesti io stessa.

Come?

Tramite talea, utilizzando:

1. le parti tagliate via dai portainnesti che ho utilizzato

2. i polloni che, spesso e volentieri, vengono su dalle rose che ho nel roseto.

Il secondo metodo in pratica non si esaurisce mai.

Per come fare le talee potete seguire il mio post https://valentinaelesuerose.blogspot.com/2023/09/talee-di-rose-metodo-sperimentato-che.html.

Ho già ricavato una decina di piante in questo modo, e ieri ho trapiantato ben 17 talee che hanno radicato. Le ho spostate in singoli vasi con terriccio e abbondante acqua, passeranno l'inverno in serra e spero che a primavera abbiano ben radicato.

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lunedì 6 novembre 2023

DAL CINORRODO AL FRIGORIFERO

Anche quest'anno condivido con piacere i vari passi per far germogliare i semi di rosa.
(qui trovate un mio articolo ad hoc dello scorso 2021: https://valentinaelesuerose.blogspot.com/search?q=cinorrodi)

La scorsa primavera (maggio-giugno) ho ibridato, cioè ho fatto gli incroci utilizzando le rose del mio roseto (e anche alcuni semenzali). Ibridare significa prelevare il polline da una rosa e utilizzarlo per fecondare una rosa diversa. E' quello che fanno da sempre il vento e gli insetti.

Per prima cosa ho raccolto i cinorrodi, e per essere sicura di non tralasciarne nessuno ho seguito l'elenco che avevo preparato in primavera:


















Gli incroci fecondi che sono maturati in cinorrodi li ho raccolti e li ho segnati in verde sul mio elenco di incroci. Da questo elenco ho potuto fare subito le etichette corrispondenti.

Ho preparato manualmente dei sacchetti (fatti semplicemente con fogli di carta riciclata + puntatrice) per metterci dentro i cinorrodi, intanto che approntavo i sacchetti di plastica con il terriccio umido. Siccome non ho mai abbastanza tempo per fare tutto in una volta, ho dovuto organizzarmi il lavoro in questo modo. Sui sacchetti di carta ho di nuovo riportato il nome dell'incrocio.

































Quando finalmente ne ho avuto il tempo, ho preparato il numero giusto di sacchetti di plastica trasparente (nel mio caso 45) e li ho riempiti di terriccio umido (in questo caso il mio terriccio era stato esposto alla pioggia per cui non ho dovuto bagnarlo).


Poi mi sono dedicata all'apertura dei cinorrodi, incrocio per incrocio.


Man mano che ho aperto il cinorrodo o i cinorrodi di uno stesso incrocio, ho messo gli acheni nei sacchetti e ho apposto la giusta etichetta preventivamente preparata.

Una volta finito, ho messo tutti i sacchetti in un contenitore tipo Tupperware e riposto in frigor, dove fra non meno di tre settimane inizierò a controllare se si vedono già le prime germinazioni. La media di tempo comunque è di 2-3 mesi per germinare.