venerdì 28 settembre 2018

LE ROSE SELVATICHE

(da http://www.lippocastano.com/categoria-prodotto/catalogo/catalogo-rose-botaniche/ e http://www.lacritica.org/le-rose-botaniche/)

Non si può apprezzare completamente la ricchezza che ci offrono le rose senza conoscerne gli antenati, tutte quelle specie selvatiche (denominate anche "botaniche"), che dall’Europa all’Asia, dall’America al Medio Oriente, testimoniano un genere botanico presente nel nostro pianeta da oltre quattro milioni di anni.
Il gruppo comprende sia le forme cespugliose sia le rampicanti, tutte di altezze considerevoli. Non è raro vederle salire ben oltre una decina di metri.
In primavera, più o meno inoltrata, a secondo della varietà, si ricoprono di abbondantissimi fiori piccoli, semplici (di solito 5 petali), con colorazioni insolite e magnifiche che liberano, tutto intorno nell’aria, aromi squisiti.
Il fogliame, a volte persistente, in inverno muta dal verde al rosso porpora.
I frutti autunnali hanno forme fantasiose e costituiscono un ulteriore elemento decorativo.
Sono piante dotate di grande autonomia, amano crescere libere di scegliere come e dove andare, non richiedono troppe cure e neppure troppe potature.

Nel nostro paese ci sono una trentina di specie. Eccone alcune.

Rosa canina è una pianta largamente diffusa nei nostri boschi, alta da uno a tre metri, con un portamento allargato, globoso. I fusti assumono una forma arcuata e danno alla pianta un aspetto piuttosto disordinato. Le foglie sono composte, imparipennate, formate da cinque-sette foglioline ovate e seghettate, di colore verde chiaro, leggermente glaucescente. I fiori sono formati da cinque petali rosa chiaro che tende a scurirsi leggermente sui bordi. Fiorisce a maggio. I cinorrodi (foto in alto a destra)sono allungati, rossi e sono utilizzati per la preparazione di tisane e marmellate. Il nome di Rosa canina le fu attribuito da Plinio il vecchio, il quale raccontava di un soldato guarito dalla rabbia canina grazie a un infuso di radici di questa pianta.
Questa rosa è una delle principali antenate delle varietà coltivate ed è una delle più utilizzate come portainnesto per le cultivar da giardino.

Rosa glauca ha portamento e dimensioni simili a quelle di Rosa canina. Si distingue per le foglie dal colore cangiante che va da tinte glaucescenti a tinte tendenti all’amaranto, tinta, quest’ultima, che assumono soprattutto le foglie e i germogli giovani. I fiori spuntano in aprile-maggio, sono di dimensioni ridotte (dai tre ai cinque centimetri di diametro), di colore bianco al centro e fucsia all’esterno. I cinorrodi sono di color rosso da acerbi e carminio a maturazione. È una specie abbastanza rara, presente nelle regioni del nord Italia e in Toscana, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Molise e Abruzzo.

Rosa pendulina (anche Rosa alpina) è una pianta con fusti esili, penduli, rossastri e quasi privi di spine. Raggiunge un’altezza tra trenta centimetri e due metri e ha spesso portamento prostrato o strisciante. I fiori vanno dal rosa al rosso, con un centro ricco di stami pollinici gialli. I cinorrodi sono rossi, lisci e hanno forma a bottiglia. Le foglie sono formate da sette-undici foglioline di colore chiaro e dal margine seghettato. Io questa varietà ce l'ho, la trovate al link http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-63.html.

Rosa sempervirens raggiunge un’altezza di uno-tre metri. Ha foglie composte solitamente da cinque foglioline. A differenza delle altre specie fin qui descritte, Rosa sempervirens è sempreverde, come dice il nome stesso. I fiori sono bianchi e i cinorrodi sono rossi, di piccole dimensioni e tondeggianti.

Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che cresce in maniera spontanea e selvatica in ambienti umidi e freddi. Ha uno stelo spinoso, i suoi fiori bianchi e rosa possono avere dei pigmenti gialli. Fiorisce tra i mesi di aprile e giugno generando un frutto di colore rosso, particolarmente ricco di semi. I semi sono la fonte primaria per l'estrazione del olio, prezioso in termini di cosmesi e cura del corpo.

mercoledì 26 settembre 2018

ROSE ITALIANE E LA ROSA "VARIEGATA DI BOLOGNA"

Oggi propongo un breve escursus sulla produzione italiana di rose, per focalizzare poi l'attenzione su quella che forse è la rosa italiana più conosciuta nel mondo.

(da https://www.compagniadelgiardinaggio.it/magazine/rosa-variegata-di-bologna/)

La produzione di rose di ibridazione italiana dalla fine dell’800 fino ai primi decenni del ʼ900 è piuttosto limitata, e certo non paragonabile a quella francese, inglese e tedesca.
Andrew Hornung, nel suo interessante libro Le Rose Italiane, ed. Pendragon, frutto di anni di intensa ricerca fra cataloghi dell’epoca, pochi testi specifici e documenti d’archivio, fa risalire questa lacuna allo scarso interesse per il genere “rosa”, alla mancanza di infrastrutture e alla difficoltà di commercializzare i prodotti.

L’ibridazione delle rose era stata fino a quell’epoca, in Italia, prevalente appannaggio di giardinieri specializzati che lavoravano alle dipendenze di ricchi nobili o industriali soprattutto lombardi, e solo verso la fine dell’800, grazie all’influenza della vicina Francia, si sviluppò la produzione di fiori nella Riviera ligure.
Tale produzione, destinata principalmente al fiore reciso, includeva anche quella di diverse varietà di rose, per lo più Tè o Noisette di ibridazione francese, che ben si adattavano alla coltivazione nel clima mite della Liguria di ponente. La caratteristica della rifiorenza però era considerata indispensabile e ciò limitò non poco l’estro dei pochi volenterosi che volevano cimentarsi nell’ibridazione appoggiandosi a qualche vivaio della zona.

Verso la fine dell’800 i fratelli Gaetano e Aristide Bonfiglioli fondarono a Bologna un fiorente vivaio di piante, che si attrezzò anche per la vendita di fiori in Italia e all’estero, e per la prima volta nel loro catalogo comparve qualche rosa firmata Bonfiglioli.

In realtà, la maggior parte delle rose attribuite ai Bonfiglioli erano state ibridate da un’altra persona, Massimiliano Lodi.
Costui era l’amministratore di una ricca tenuta bolognese, di proprietà del senatore Gaetano Tacconi, che fu anche sindaco della città; questa azienda produceva e commerciava ortaggi e anche fiori recisi. Fra una incombenza e l’altra il fattore Lodi si dilettava nella ibridazione delle rose

A lui si deve, tra le tante, anche la creazione – intorno ai primi anni del ʼ900 – della celeberrima ‘Variegata di Bologna’, commercializzata poi dai Bonfiglioli e a questi successivamente attribuita.
Questa è l’unica rosa italiana che assurse all’epoca agli onori dei cataloghi internazionali e tuttora è presente in tutti i libri sulla storia delle rose, e fu quindi l’unica rosa italiana che ebbe popolarità mondiale prima dell’affermarsi a livello internazionale delle belle rose prodotte dalla famiglia Barni.

L’origine di questa rosa è incerta, ma fonti accreditate assicurano trattarsi di una mutazione spontanea di una rosa di Guillot, ‘Victor Emmanuel’ (a destra), un Ibrido Perenne–Bourbon i cui fiori, pur meno belli, assomigliano a quelli della rosa di Lodi, ma sono totalmente rossi se si eccettua qualche rara e quasi impercettibile sfumatura bianca che compare di tanto in tanto. 
Qualunque sia stata l’origine di questa rosa, spetta comunque a Lodi averne consolidato le caratteristiche peculiari – di rosa bianca e profumata a fiore stradoppio e globoso, tipico delle Bourboniane, con petali adorni di eleganti pennellate rosa-cremisi- fino a farla diventare una delle rose più famose in tutto il mondo, emblema della Bellezza italiana con la “B” maiuscola.

Questa rosa non lascia mai indifferenti, o la si ama o la si detesta , ma si può dire che ‘Variegata di Bologna’ fra tutte è la più bella in assoluto perché i suoi fiori si fanno notare ma non sono sfacciati, in lei il bianco leggermente sfumato di rosa è predominante e le striature non sono di un marcato rosso fuoco ma porpora.

L’arbusto è alto ed eretto, ma i rami si piegano spontaneamente sotto il peso dei grandi fiori, la fioritura è unica e abbondante, il fogliame è chiaro e le foglie sono lunghe ed eleganti, leggermente increspate ai bordi. Questa rosa non produce bacche ma il grande arbusto a fontana che forma è bello anche in piena estate quando i fiori sono ormai un ricordo. L’unico difetto è la difficoltà di riprodurla per talea, il che la rende ancora più rara e misteriosa.

lunedì 24 settembre 2018

ROSE D'AUTUNNO

Inizio di autunno, tempo di fiori e di bacche. In particolare tempo di rose, simbolo indiscusso della primavera. 
Le fioriture autunnali sono diverse da quelle primaverili ed è necessario, e piacevole, soffermarsi a coglierne le sfumature. Osservare come da gioiose, sgargianti e così ricche da sembrare persino eccessive, divengano, con il passare del tempo, più struggenti ed effìmere. L'urgenza della riproduzione e già stata adempiuta dalla fioritura primaverile, ciononostante  i fiori durano a lungo sulla pianta, anche più di una settimana, grazie alle temperature più fresche.

Ma quali sono le rose più adatte all'autunno?
Escluse naturalmente le non rifiorenti che hanno un'unica fioritura primaverile, quasi tutte ricominciano a schiudere le corolle non appena i temporali di fine estate hanno rinfrescato l'aria, ma la seconda fioritura è spesso, per qualità e quantità, meno interessante di quella primaverile.
Le rose Tè, invece, sembrano essere fatte apposta per l'autunno.

Cespugli leggeri e ariosi a fioritura continua, con forma quasi sferica e dimensioni variabili da uno a due metri, sono stati ottenuti incrociando, a partire dai primi anni dell'Ottocento e fino all'inizio del XX secolo, le rose Cinesi, anch'esse perfette per l'autunno, con R. gigantea. Schiudono, su tutta la lunghezza degli eleganti rami flessuosi, fiori dai petali grandi, numerosi e setosi, simili ad ali di farfalla, che accarezzati dal vento diffondono tutt'intorno piacevoli fragranze di tè verde fruttato, talvolta leggermente acre, tanto da richiamare il profumo del mosto, che proprio in questo periodo riposa nelle cantine.


Quali varietà consigliare? 
'Lady Hillingdon' (a destra) è un cespuglio dagli steli rossastri e dal fogliame appena cuoioso, verde lucido con sfumature bronzo, in mezzo al quale risaltano i boccioli appuntiti, che si schiudono gialli e poi diventano albicocca. Piacevole non solo per il modo in cui fiorisce, ma anche per come sfiorisce, spogliandosi dei petali ancora turgidi, che cadono a uno a uno senza lasciare antiestetici seccumi.


Bella anche 'Anna Olivier' (a sinistra) per i romantici fiori ricchi di petali. Particolarmeme grandi e vistosi rispetto alle dimensioni del cespuglio, che non raggiunge il metro, in estate sono di un pallido rosa, mentre quando le temperature si abbassano tendono al giallo primula. 

Gialle anche 'Mlle Franziska Krüger', le cui corolle pendule sono impregnate di toni bronzo e rosa, e 'Lady Mary Corry', che produce a profusione fiori crema dal cuore rosa.

E chi ama le rose rampicanti? Non avrà molta scelta nel gruppo delle Tè, ma non rimarrà deluso da 'Paul Ledé' (a destra), con fiori pieni tra il giallo alba e il rosa albicocca, dolcemente profumati, che si schiudono su rami lunghi fino a tre metri, o da 'Gloire de Dijon', nata nel 1853 dall'incrocio tra 'Desprez à Fleurs Jaunes' e 'Souvenir de la Malmaison', e subito divenuta famosa per le grandi corolle doppie e piatte, dai petali traslucidi giallo avorio sfumato di salmone, portate da rami flessuosi che possono raggiungere i quattro metri.

Per aumentare le possibilità di scelta e disporre di piante che diventino più alte, meglio orientarsi verso le Noisette, un gruppo di rose nate negli Stati Uniti all'inizio dell'Ottocento, nelle cui vene scorre sangue cinese. Piante di forma delicata, di altezza variabile tra due e dieci metri, hanno rami morbidi, ricchi di tante foglie e di tanti fiori a mazzi, nelle diverse sfumature del giallo, dal primula al burro passando per le tonalità camoscio, zolfo e albicocca-arancio, fino ad arrivare al color oro, al rame e al mattone.

Come le Tè, anche le Noisette sono sempre gradevolmente profumate, ma l'aroma è decisamente di agrumi, di frutta, pesca, albicocca o banana e talvolta di muschio.
Tra le migliori 'Crépuscule' (a sinistra), un'eccellente varietà che raggiunge i cinque metri, con rami giovani rosso trasparente, coperti di piccole foglie verde chiaro, e fiori che fondono tonalità albicocca, giallo, salmone e camoscio, e 'Aimée Vibert', vigorosissima, con fiori bianco puro profumati di anisetta.

(da http://www.trafioriepiante.it/infogardening/giardino/RoseAutunno.htm)

venerdì 21 settembre 2018

QUEI BUCHI ROTONDI NELLE FOGLIE...

...di rosa, più antiestetici che effettivamente dannosi.




La responsabile?
MEGACHILE o Mosca Tessitrice delle rose, che è un piccolo imenottero molto simile alle api, di colore brunastro con il corpo fittamente coperto da peluria.
La Megachile centuncularis è un’ape solitaria che usa proteggere la prole nelle cellette d’allevamento, utilizzando ventagli circolari di foglie di rosa.

L’adulto produce caratteristiche lesioni semicircolari nel tessuto fogliare delle rose; il lembo asportato servirà per la costruzione delle cellette larvali che, simili a piccole botti, contengono il miele e l’uovo.

Una volta trovata la pianta più adatta, si poggia su una foglia e con una velocità invidiabile, ne taglia un lembo che sarà allungato se serve per la parete della celletta, oppure tondo se servirà da coperchio, il tutto usando le mascelle come una forbice.
Una volta raccolto il ventaglio se lo arrotola ben bene fra le zampette e un po’ appesantita, riparte verso casa.

Generalmente le lesioni provocano danni di modesta entità per cui, considerato anche il ruolo ecologico dell’insetto (gli adulti esercitano attività impollinatrice), non vengono generalmente attivati mezzi di controllo diretti per combatterlo.

La velocità con cui opera è davvero impressionante, difficile riuscire a fotografarla mentre in pochi secondi, si poggia e preleva il cerchietto di foglie.
(da http://giardinodellerose.altervista.org/megachile/?doing_wp_cron=1537516213.7465150356292724609375)

mercoledì 12 settembre 2018

ATTENZIONE: TICCHIOLATURA

Favorita dal tempo piovoso o comunque umido, ma ancora caldo, si sta velocemente diffondendo la ticchiolatura (conosciuta anche come "macchia nera"), una malattia fungina piuttosto grave per le rose, se non curata.

In questi primi di settembre ho avuto abbastanza da fare e ho trascurato un po' il mio roseto. Risultato: ieri, quando ho avuto un po' di tempo per togliere le rose sfiorite, mi sono accorta che molte sono attaccate dalla ticchiolatura, una risulta addirittura spogliata dalle foglie nella parte inferiore.


(da https://www.rose.it/coltivazione-rose/parassiti-rose/ticchiolatura-rose)
Nella rosa, la ticchiolatura si presenta con delle macchioline nere sulle foglie. Queste macchie pian piano si allargano fino a diventare gialle e poi nuovamente scure o necrotiche. L’attacco della malattia avviene sulla pagina superire delle foglie e da questa può poi proseguire nei fusti e nello stelo. Se non curata, la ticchiolatura provoca la progressiva caduta delle foglie fino alla completa perdita della capacità fotosintetica della pianta. Le foglie, infatti, si ingialliscono perché il fungo si nutre della clorofilla, sostanza che determina il colore verde delle foglie.

La ticchiolatura è causata da un fungo appartenente al genere Diplocarpon o al genere Marsonnina. La diffusione del parassita viene favorita da climi temperati e piovosi. La temperatura ideale affinché si sviluppino le spore del fungo è compresa tra 18 e 25 gradi. Le spore fungine vengono trasportate dal vento e si depositano sulla pagina superiore delle foglie. 

La ticchiolatura delle rose, in caso di attacchi intensi, può portare alla progressiva morte della pianta. Gli attacchi si possono prevenire evitando di bagnare troppo le piante e coltivandole a una certa distanza l’una dall’altra per farle aerare. I primi attacchi si combattono con corretti metodi di potatura: vanno assolutamente estirpate le parti che presentano i primi segni di malattia. I resti di potatura vanno preferibilmente bruciati e posti lontano dalle piante. Il fungo della ticchiolatura si combatte anche con somministrazione di anticrittogamici e di prodotti a base di rame. I prodotti più usati sono la poltiglia bordolese e i fungicidi ad azione sistemica come il Mancozeb, il Captano, il Propiconazole e lo Zineb.

venerdì 7 settembre 2018

UN'ALTRA SIGNORA DELLE ROSE

Giuseppina Beauharnais Bonaparte, moglie di Napoleone, dette vita (1804-1810) alla Malmaison, dove creò la collezione di rose più importante del mondo per quei tempi. 

Proprio il desiderio dell’imperatrice di arricchire la collezione di questi fiori, perché insoddisfatta delle rose piccole e fiorenti pochi giorni all'anno, consentì di raggruppare, in pochi anni oltre duecento varietà di rose. Gli eserciti di Napoleone ricevettero l'ordine di raccogliere rose e inviarle alla Malmaison da qualsiasi luogo si trovassero. Anche durante le ostilità, le rose potevano passare incolumi. John Kennedy del Vivaio Vineyard di Hammersmith, nei pressi di Londra, fu convocato dall'imperatrice quale consigliere per il suo giardino. Egli viaggiò spesso, nonostante le guerre in corso, munito di uno speciale lasciapassare come incaricato d'affari per l’acquisto di rose.  Giuseppina intuì anche l’importanza della raffigurazione delle rose e incaricò il pittore belga Pierre-Joseph Redouté, di riprodurre le specie e le varietà di rose disseminate nel giardino e nel parco. Fu stampata una pubblicazione periodica denominata “Jardin de la Malmaison” che uscì con venti fascicoli e centoventi illustrazioni a cura del botanico Etienne-Pierre Ventenat e di Pierre-Joseph Redouté. 

Erano i primi del 1800: dalle rose coltivate alla Mailmason, venne isolata prima la Rosa tea e, successivamente, la Ibrida perenne, dai fiori doppi e rifiorenti da cui discendono molte delle rose che attualmente sono in commercio.

Una rosa bourbon tuttora molto coltivata è quella che fu chiamata “Souvenir de la Malmaison”.  Si narra che questa rosa, dai fiori soffusi di rosa, delicatamente profumati, fu coltivata da Jean Beluze e da lui inviata anonimamente alla Malmaison nel 1843, dopo la morte di Giuseppina, quando i giardini erano ormai trascurati. Un granduca russo in visita ne fu colpito e la riportò in patria come ricordo ai Giardini Imperiali di San Pietroburgo. 
(testo e foto da internet)

martedì 4 settembre 2018

MUTAZIONE?

Lo sapevate che le rose che avete in giardino, che coltivate da anni, possono subire delle mutazioni?

Può infatti capitare di assistere a "sport", ovvero mutazioni spontanee di parti della pianta, ad es. una rosa bianca che improvvisamente produce qualche fiore con striature rosse o altri colori ecc... 
Se noi utilizziamo i semi di quei fiori o riproduciamo per talea quei rametti modificati, possiamo ottenere rose diverse e a volte con caratteri nuovi, impossibili da ottenere con l'ibridazione (più è complessa la genealogia della rosa, più è facile che queste mutazioni si verifichino...).

Penso che una mia rosa abbia subito una mutazione, anzi, "a naso" direi che ne sono certa.
La rosa che ho identificato con il n. 42, un ibrido di tea, forse "Spot Light" di Barni, la possiedo da ormai 5 anni. Con mio gran dispiacere, mi è sempre sembrata priva di profumo.
Bene, da quest'ultima fioritura di agosto-settembre, i fiori hanno iniziato a... puzzare!
Davvero!




La spiegazione che mi dò è questa: che sia tornato in superficie il carattere della rosa che ha dato origine al colore giallo nelle rose, e cioè la "rosa foetida persiana".
Vediamo di cosa si tratta.

E' ubrido molto antico, di capitale importanza per la storia delle rose, l’unica a fiore giallo conosciuta in Europa fino agli esordi del XX secolo. Il colore giallo, nelle rose, è un carattere genetico del tutto residuale e recessivo: per questo motivo, nonostante Foetida Persiana fosse conosciuta in Europa sin dal ‘600, e nonostante i numerosi tentativi intrapresi, gli ibridatori non riuscirono mai ad ottenere nuove varietà di colore giallo. Joseph Pernet-Ducher, nell’anno 1900, utilizzandola in combinazione con un ibrido di tea, inaugurò il nuovo secolo con la prima rosa veramente gialla, la “soleil d’or”, capostipite di tutte le rose moderne di colore giallo o arancione.

E' chiamata "fetida" perchè ha un odore che alcuni trovano spiacevole. La mia "mutante" ha un odore che sicuramente TUTTI troverebbero spiacevole. Assomiglia molto all'odore dei denti di leone (quando ero piccola io, i bambini lo chiamavano "fiore della pipì"), però più forte. Volete passare da me a dare una annusatina?