martedì 30 giugno 2020

IL CASTELLO DI CORDOVADO

Seguendo l'invito di Benedetta Piccolomini, dopo aver conosciuto la famiglia di Giuditta e Benito, dove ho acquistato la rosa Moceniga, abbiamo proseguito per Cordovado.

Un po' di notizie su questo luogo storico.
Il castello medievale di Cordovado è nato sulle vestigia di un castrum romano che era posto a guardia di un guado della via Augusta, su un ramo ora prosciugato del fiume Tagliamento.
Verso la metà del XVI secolo divenne proprietà dei conti d’Attimis, poi nel XVIII secolo, sempre per matrimonio la proprietà passò alla famiglia dei conti Freschi di Cucanea. Di questa famiglia personaggi illustri furono Gherardo, noto intellettuale e famoso agronomo, e il fratello Sigismondo, studioso di alchimia e musicista. È a lui che si deve la creazione del bellissimo parco che tuttora circonda la villa.
Dopo la morte, durante la seconda guerra mondiale, dell'erede diretto, la sorella Nicoletta, moglie del conte Lorenzo Piccolomini Clementini Adami, della prestigiosa casata senese che ha dato alla chiesa due papi, ereditò le proprietà della famiglia Freschi. Nicoletta fu donna dai molteplici interessi e di grande umanità, visse a lungo nella sua villa di Cordovado, dedicandosi personalmente alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione delle sue proprietà all’interno del borgo.

Al fine di garantire continuità al suo progetto lasciò ad ognuno dei suoi dieci figli una casa all’interno del castello. Grazie alla sua lungimiranza oggi questo borgo è vissuto e amato.
Ho avuto il piacere di conoscere personalmente le sorelle Benedetta e Chiara.

Alcune foto del palazzo e del parco.









Vista dall'esterno del castello







Un gelso centenario nel primo cortile






                                                                                                      L'orto

        



I "corridoi" del labirinto di rose

      
                                                                                                  La mappa del labirinto








lunedì 29 giugno 2020

MISSIONE COMPIUTA!

Che dire della giornata di ieri, della "toccata e fuga" in Veneto/Friuli al solo scopo di recuperare una rosa reputata rarissima?
A mio vedere, è stata una giornata bellissima!
Il viaggio è andato bene, a parte il caldo, ma non c'era traffico.
La prima tappa è stata ad Alvisopoli, che ricade sotto la provincia di Venezia, dove, come mi aveva indicato Benedetta Piccolomini, abita una signora, Giuditta, riproduce la rosa Moceniga per talea.

La signora Giuditta, il marito Benito e la figlia Angela si sono dimostrati gentilissimi. Giuditta mi ha venduto la pianta di Moceniga più bella tra quelle che aveva, e quando Benito mi ha detto “sono stato io che ho trovato la pianta di rosa Moceniga nel bosco!” ho avuto il piacere di fare una foto con lui, per poter meglio documentare questa mia avventura.

Questa mattina la mia Moceniga ha già un nuovo fiore aperto.

A sostegno della rarità della rosa, Francois Joyaux, professore emerito di Civiltà orientare all’Istituto Nazionale di Lingue e Civiltà orientali, docente all’Università di Parigi e collezionista di rose antiche, non ha dubbi, la rosa Moceniga non è una mutazione, ma una varietà antica andata perduta a Parigi e ritrovata ad Alvisopoli. Delle tremila varietà di rose galliche censite all’inizio dell’800 dall’ibridatore Noisette, oggi ne sopravvivono 300 e la Moceniga è una di quelle estinte nel suolo francese.

A domani per la visita al castello di Cordovado!



mercoledì 24 giugno 2020

L'AVVENTURA CONTINUA

Come promesso, vi racconto come sta continuando la mia avventura, alla ricerca della rosa "Moceniga" di cui ho pubblicato ieri.

Per prima cosa, rifacendomi alla persona intervistata nell'articolo che ho riportato nel post di ieri, ho cercato su Facebook il signor Ivo Simonella. Ho avuto la fortuna di trovare il suo profilo, per cui gli ho mandato un messaggio tramite Messenger. Lui, molto gentilmente, mi ha risposto così:

"Buongiorno, la rosa in questione, Moceniga, è tuttora presente nel bosco e nei giardini prospicienti ad Alvisopoli. [nella foto, uno scorcio di Alvisopoli]
Può contattare direttamente il Comune di Fossalta di Portogruaro, e provare a chiedere a loro maggiori informazioni".

Ecco quindi un ulteriore indizio: il Comune di Fossalta.

Il logico passo successivo è stato quindi, quello di contattare il comune di Fossalta. Prima mi sono limitata all'indirizzo generico, di quelli che iniziano con "info". Poi, non ricevendo risposta, ho affinato la ricerca utilizzando gli indirizzi specifici. Ho visto che il vicesindaco aveva anche la carica di assessore all'ambiente, quindi ho disturbato proprio il vicesindaco. Quasi contemporaneamente mi sono giunte la sua risposta, e quella del primo contatto generico del Comune. Quest'ultima diceva così:

"Buongiorno,
purtroppo la rosa non è in vendita e non si può asportare, essendo bene tutelato.
Per completezza di informazioni, la proprietà del Parco dove si trova la rosa è di ATER VENEZIA."

la qual cosa mi ha piuttosto spiazzato. Ma la risposta del vicesindaco è stata più rinfrancante:

"Signora Bordini, spero di farle cosa gradita darle un paio di riferimenti per aiutarla nella sua ricerca.
Per quanto riguarda la possibilità di acquisto della rosa le invio il nominativo di un noto vivaista della zona che oltre a dedicarsi alla sua attività è una persona che ama il suo lavoro e diffonde le conoscenze che interessano il mondo floreale e penso sia la persona giusta per darle le risposte che cerca.
La persona in questione è il Signor Roberto Davide Valerio del Vivaio Bejaflor di Portogruaro (VE). Telefono XXXX.XXXXX. Se le interessa e sempre non ne sia ancora a conoscenza le posso indicare un bel libro di Andrea di Robilant "Sulle tracce di una rosa perduta" dove potrà trovare interessanti informazioni e risalire alla storia della rosa Mocenigo.
Sperando di esserle stato utile, le porgo i miei più cordiali saluti".

Questa è stata la luce che  mi ha indicato il passo successivo. Ho contattato tramite Messenger di FB il signor Valerio, il quale mi ha risposto immediatamente, con questo messaggio:

"Buongiorno Valentina. Piacere di conoscerla. Allora... un pianta di rosa Moceniga si trova anche presso il parco pubblico del castello di Fratta (sempre a Fossalta) e se prende una talea non credo che morirà nessuno. So che anche degli inquilini anziani delle case Ater si erano fatti un po' di talee, ma non li conosco di persona. Potrebbe essere più informata Benedetta Piccolomini, altra rosofila, che abita nel castello di Cordovado. Lei se non ha un cespuglio, sicuramente conosce i signori che hanno fatto le talee."

Su internet ho trovato facilmente i riferimenti al castello di Cordovado. Sul sito ufficiale c'erano anche due contatti: la signora Piccolomini con email e telefono, e un'altra signora.
Dopo due email senza risposta alla signora Piccolomini (ho cercato articoli su di lei: in italiano non è riportato, ma in un paio di articoli tedeschi viene chiamata con il suo titolo di Gräfin, contessa), mi sono fatta coraggio, e le ho scritto su Whatsapp. Ed ecco la sua risposta:

"Ciao Valentina, sicuramente potrai acquistare una piantina di rosa Moceniga ad Alvisopoli, telefonando alla signora Giuditta [poi mi ha inviato il contatto], di cui ti invierò il numero telefonico; se vorrai potrai venire ad ammirarne un esemplare ormai cresciuto nel giardino del Castello di Cordovado domenica 21 o domenica 29 giugno che sarà aperto alle visite dalle 10 alle 18. Cordiali saluti, Benedetta".

YUHU!!! La mia ricerca è terminata!
Ieri ho chiamato la signora Giuditta, l'ho avvisata che domenica sarei passata da lei ad acquistare una piantina di rosa Moceniga, e poi, naturalmente con la famiglia, proseguiremo per il Castello.

E' o non è divertente la passione per le rose?????

martedì 23 giugno 2020

COME NON SI RESISTE AD UNA PASSIONE

Da quando ho letto questo articolo che qui sotto riporto, intitolato L'ULTIMA ROSA DI UNA SPECIE SCOMPARSA SOPRAVVIVE NEL BOSCO DI ALVISOPOLI, ecco che mi è preso l'ardente desiderio di possedere quella rosa rara.

Ecco il testo dell'articolo, che trovate comunque a questo indirizzo: http://www.portogruaro.net/rubriche/scheda.php?rubrica=3&articolo=128

Ivo Simonella, attualmente assessore all’ambiente, ma prima esperto e attivo dirigente del WWF, ci racconta la storia rocambolesca di una rosa antichissima di una specie quasi sicuramente estinta, sopravissuta allo stato inselvatichito nel bosco ultra bisecolare di Alvisopoli. La pianta, secondo precise testimonianze documentate in un libro scritto dall’italiano Andrea di Robilant, erede di Lucetta Memmo, da Parigi era stata portata ad Alvisopoli da questa nobildonna veneziana, consorte di Alvise, e impiantata nel bosco-giardino di Alvisopoli, nel primo decennio dell’Ottocento. 
Alvisopoli era stata realizzata nei primi anni dell’Ottocento dal nobile veneziano Alvise, un cultore degli ideali illuministici del tempo, che aveva fatto costruire in un ampio possedimento di famiglia, nelle vicinanze di Fossalta di Portogruaro, una mitica città utopica, autonoma sul piano istituzionale, sociale, economico, culturale, architettonico e religioso. Per dare un cenno della sua importanza basti dire che ad Alvisopoli era stata impiantata una tipografia gestita inizialmente dal mitico tipografo Niccolò Bettoni, più tardi editore della celeberrima traduzione dell’Illiade (1810) di Vincenzo Monti e nel 1807 della prima edizione dei “Sepolcri” l’immortale capolavoro di Ugo Foscolo.

Lo stato attuale del bosco
Nel bosco di Alvisopoli – racconta Simonella – è stata rinvenuta una interessante “rosa antica”. Sfuggita, con l’abbandono del parco, alla coltura giardiniera, si comporta oggi come una specie di sottobosco, con una discreta presenza di esemplari anche in zone molto ombreggiate. Questa rosa appartiene al cosiddetto gruppo delle “Rose cinesi” e assomiglia molto a un’antica rosa denominata “Le Vesuve”, importata da Parigi e introdotta da Lucia Memmo nei primi anni dell’Ottocento nella città del marito Alvise. Per altri aspetti presenta però caratteristiche comuni con un’altra rosa denominata “Mutabilis”. Infatti il fiore varia di colore (Muta) da un rosso intenso del bocciolo al rosa, per diventare da ultimo bianco e candido. Fiorisce due volte all’anno, in inverno e in primavera.

E’ una specie unica al mondo?
Potrebbe esserlo. Io e il prof. Paolo De Rocco, architetto e grande specialista di botanica, abbiamo a suo tempo eseguito accurate ricerche nei più importanti orti botanici del mondo senza trovarne tracce. Potrebbe trattarsi quindi di esemplari unici.

Quale nome?   
Se spettasse a me “battezzarla” non esiterei un attimo a chiamarla “Lucetta” dal nome Lucia della nobile famiglia veneziana Memmo che ebbe cura di trasportarla da Parigi, assieme a tante altre piante di fiori, fino al bosco di Alvisopoli. Sarebbe un modo appropriato per ricordare questa nobildonna veneziana dal “pollice verde”, innamorata della natura. [In realtà ora la rosa viene denominata "Moceniga"].

Quale il suo ruolo ad Alvisopoli?
Per circa vent’anni, fino al 2004, come dirigente del WWF ho avuto cura del “bosco” che dagli anni Quaranta del secolo scorso era stato completamente abbandonato a se stesso. In quella realtà, assieme al prof. De Rocco illustre conoscitore di piante e fiori, abbiamo trovato questa rosa fuori dal comune, strana; c’è chi ipotizza che si tratti di una rosa “persa”, che una volta era molto usata - agli inizi dell’Ottocento - nei giardini e che oggi non si trova più. Non è eccessivo esagerare che sia l’ultima rosa della specie esistente al mondo.

Questo è veramente un fatto eclatante.
Certamente è una realtà che meriterebbe di essere valorizzata.

Alla morte di Alvise, a chi passò la gestione di questa “città” unica nel suo genere?
Nel 1813 muore Alvise, poi è rimasta a Lucetta la gestione dell’area, come è scritto nel libro “storico” dell’ultimo erede di Lucia Memmo, Andrea di Robilant, il quale racconta appunto che Lucia compra delle piante a Parigi, tra cui la “rosa” e le porta ad Alvisopoli dove le pianta nel parco.

Cosa succederà adesso a questo fantastico esemplare di rosa unico al mondo?
Dopo un ventennio di cure del WWF, il nostro lavoro di restauro, recupero e vigilanza è stato abbandonato.
Nel frattempo ponticelli, sentieri, aree di sosta, indicazioni botaniche, percorsi speciali per i disabili e altro, tutto è stato distrutto. Pare che adesso intervenga il Comune che ha ottenuto un finanziamento per il recupero e la gestione del bosco che potrà di nuovo essere riaperto al pubblico. La rosa ha resistito dall’Ottocento ad oggi, continuerà quindi a sbocciare anche in futuro. Merita di essere valorizzata, conosciuta, anche riprodotta. Alvisopoli e la rosa rarissima erano inserite in un circuito nazionale, per cui ogni anno avevamo migliaia di visitatori. Uno strumento di conoscenza del territorio, una vera e propria eccellenza da inserire nei motivi, forse tra i più importanti oltre che popolari, per la conoscenza del Veneto Orientale. Questa “eccellenza” che nel periodo WWF fu richiamo per migliaia di visitatori, scolaresche di tutto il Veneto Orientale, ma anche di turisti italiani e stranieri, malgrado l’esiguità dei richiami pubblicitari, potrebbe essere assunta ed enormemente valorizzata dall’Azienda di Promozione turistica di Venezia - ambito di Bibione e Caorle - che recentemente ha posizionato in un sito centralissimo l’ufficio turistico nella sede del Comune, con immediato aumento di affluenza di pubblico italiano e straniero di passaggio.

Fossalta quindi con l’unico esemplare al mondo di una rosa fantastica che chiameremo “Lucetta” ha una nuova ricchezza da mostrare.
Fossalta ha degli elementi interessanti: quello più interessante è certamente Alvisopoli, una rarità. Non si è mai riusciti in realtà a dare slancio a questa località
per motivi anche finanziari. So che il sindaco Paolo Anastasia, anche per la riscoperta di Lucetta, intende operare per la salvaguardia e il rilancio di questa preziosa testimonianza ottocentesca. C’è molto da fare, altre “eccelenze” da valorizzare, come il mulino per esempio, quello che chiamavano “Mulinat” e che fu il primo elemento di Alvisopoli.

TERMINATA LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO, SONO PARTITA IN QUARTA...
A DOMANI PER IL CONTINUO DELLA STORIA!

lunedì 15 giugno 2020

A PROPOSITO DI IRRIGAZIONE DELLE ROSE

Ho ripreso in mano un libro acquistato alcuni anni fa, "Le Rose - Moderne coltivate ed allevate da amatori, floricoltori, seminatori", del famoso ibridatore italiano Domenico Aicardi. E' un libro che all'apparenza può sembrare datato, scritto nel 1951. Invece, leggo nella quarta di copertina: "questa monografia... intende essere in primo luogo un rigoroso punto di riferimento per chiunque voglia interessarsi, giorno dopo giorno, alla storia e alla coltivazione della Regina dei Fiori. Per competenza e passione viene universalmente considerato il contributo più importante che sia stato edito sull'argomento negli ultimi cento anni: una luce che continua a illuminare il cammino dei neofiti e degli esperti."

Una parte mi ha colpito in questo particolare momento in cui il caldo inizia a farsi sentire: quello che riguarda l'irrigazione delle piante di rose, e che riporto di seguito.

"Annacquare sembra una cosa facile e di nessun conto, mentre è un'operazione delicata, che richiede una certa pratica, dovendola eseguire a tempo e a modo. L'acqua, come sappiamo, è l'elemento più importante per mantenere attiva e turgida la vegetazione; senza la sua presenza i concimi restano inattivi; pertanto per nessuna ragione bisogna dilazionare l'annaffiamento a quando il terreno comincia a disseccarsi, peggio se fosse già asciutto. Ogni qualvolta somministrate acqua alle rose, siate generosi. Se al momento, per qualsiasi causa, l'acqua di cui disponete non fosse sufficiente a bagnarle tutte, annacquatene soltanto una parte come si deve, quelle che restano le bagnerete non appena vi sarà possibile. La peggior cosa che si possa fare nell'annaffiare è non dar acqua a sufficienza, poichè ciò non porta alcun giovamento reale e si perde liquido e tempo. Se avete acqua a volontà, non gingillatevi con il tubo di gomma in mano, deponetelo in terra vicino al piede della pianta e lasciatevelo fino a quando l'acqua rigurgiti ed abbiate la certezza che sia arrivata sino alle radici profonde.

[...] l'acqua di irrigazione, per trovarsi nelle condizioni termiche migliori, dovrebbe avere la stessa temperatura del terreno, poichè se è troppo calda accelera la vegetazione e se è troppo fredda la rallenta, portando nei due casi squilibrio alla circolazione della linfa.

Un altro pregiudizio è quello che non si debba eseguire l'annaffiamento di giorno con il sole cocente. Le rose non sono come certe piante ortive o da fiore, specialmente annuali, ch'è preferibile annacquare di sera. Esse sono piante legnose, dal sistema radicale vigoroso e profondo e con la chioma mantengono un'ombra rotante al loro piede, che impedisce il riscaldamento eccessivo del terreno".

Penso che questi paragrafi possano essere di utilità per tutti; io stessa avevo un comportamento errato riguardo a queste situazioni.

martedì 9 giugno 2020

LE ROSE PERNETIANE

Joseph Pernet-Ducher (1859-1928) è stato un coltivatore e ibridatore di rose francese. Nato vicino a Lione, era figlio di coltivatori: infatti lui rappresenta la terza generazione che svolge questo mestiere nella sua famiglia. Nel 1879 iniziò il suo apprendistato nel settore rose d'allevamento con il vivaio Ducher di Lione. Nel 1882, sposò Marie Ducher, figlia del proprietario, e conseguentemente adottò il nome di "Pernet-Ducher" per indicare il nuovo connubio.

E' il periodo in cui sono appena apparse le "ibridi di tè", questa nuova classe di rose che propone la rifiorenza e una vasta gamma di colori. Manca però ancora il giallo puro.


Dopo diversi anni di sperimentazioni, in cui fu utilizzata la "Rosa foetida persiana", Joseph Pernet-Ducher riuscì a introdurre il giallo nelle nuove rose da giardino con "Soleil d'Or" del 1900; i suoi ottenimenti, del tutto peculiari come "Rayon d'Or" (1910), si chiamarono "hybrides de lutea", poi "hybrides de thé pernetianae" e, infine, più semplicemente "Pernetianae". 
Il mondo dei rosaisti anglosassoni, com'era stato restio ad accettare "La France" quale espressione di una nuova tipologia di rose, ricusò decisamente il termine Pernetianae utilizzato ancora oggi in modo informale da moltissimi rodologi. Le Pernetiane, attualmente classificate come HT, sono particolarmente affascinanti per il colore dei getti e delle foglie, oltre che per la leggiadria dei fiori, anche se trovano qualche limite nella sensibilità alla ticchiolatura.

Nella foto, la mia pernetiana "Mme Hector Leuillot" del 1903, naturalmente di Pernet-Ducher.

mercoledì 3 giugno 2020

IL RIFUGIO DELLA ROSA

E' proprio vero che nessuno è profeta in patria...
Esiste un bellissimo roseto a una trentina di chilometri da casa mia, e sono venuta a sapere della sua esistenza da un servizio andato in onda sulla Rai! Si chiama IL RIFUGIO DELLA ROSA.

Si tratta di un'area di 5.000 mq con 500 piante di rose, peonie arboree ed arbustive, bulbose, salvie... nel comune di Alfonsine. Il roseto è di proprietà di una deliziosa coppia di signori, Gianna e Dino Martini, che lo gestiscono in quasi totale autonomia.
Durante la visita si sono dimostrati di una ospitalità squisita; rivedo nella signora Gianna la passione per le rose, e il desiderio di raccoglierne sempre di più, che ritrovo anche in me stessa.

Il roseto è composto da piante di varie tipologie, arbustive, sarmentose, climbing, rambler, antiche e moderne, rifiorenti o a fioritura unica. Vi sono rose Botaniche, Galliche, Damascene, Alba, Centifoglia, Muscose, Portland, Bourbon, Cinesi, Noisette, Tea, Ibridi Perenni, Ibridi di Moscata, Rugose, Floribunda, Ibridi di Te, Inglesi. Alcune di queste rose sono state ritrovate in vecchi casolari, lungo i fossi nelle campagne.

Molte sono ancora senza nome, sì, perchè nate spontaneamente nel roseto. 
Si può anche ammirare il Pancratium Marittimum, chiamato anche Giglio di Mare, che vive nelle spiagge della Sardegna, della Toscana e del Sud d’Italia e che un tempo era presente anche nelle nostre.

Proprietari: Dino e Gianna Martini
Indirizzo: Via Reale Lavezzola n.89, località Villa Pianta di Alfonsine
Modalità di visita: gratuita su prenotazione (340 0039435).


Durante la visita ho fatto tantissime foto, ne pubblico qualcuna.