venerdì 29 aprile 2022

A PROPOSITO DEL MIO EVENTO

Vi avevo promesso aggiornamenti riguardo all'evento che sto organizzando per il 21 maggio nel secondo pomeriggio. Oltre a mostrare ai partecipanti le rose che ho raccolto nel mio piccolo roseto (qualcuna posso veramente dire che è abbastanza rara), avremo una diretta speciale, dal Roseto di Murta (GE) (che potete visitare virtualmente a questo link https://www.rosetodimurta.it/) con la sua Presidente, Sabrina Masnata. Nel roseto sono state raccolte numerosissime rose, soprattutto antiche, che vengono curate e seguite da volontari. Penso che sarà una diretta interessante, in cui potremo conoscerci meglio e, chissà, magari farci venire la voglia di visitarci l'un l'altro.

Ci tengo a ripetere, poi, che come riportato in fondo al volantino, sarà possibile ordinare subito delle rose da Vittori Vivai di Forlimpopoli e ritirarle direttamente casa mia quel giorno. Il link da consultare è: https://www.vittorivivai.it/portfolio_page/catalogo-rose/.

Ringrazio ancora, per il bellissimo volantino, Lorenz e Martin di Lomar Radio, che saranno con noi quel pomeriggio, e di cui vi parlerò nel prossimo post.



mercoledì 27 aprile 2022

EVENTO AL "PICCOLO ROSETO DI VALENTINA"

 Finalmente, dopo due anni di restrizioni dovute al Covid-19, quest'anno riuscirò a realizzare il mio sogno di inaugurare, con un evento, il mio piccolo roseto.

Chi riuscirà a venire sarà il benvenuto!

Come riportato in fondo al volantino, sarà possibile ordinare rose da Vittori Vivai di Forlimpopoli e ritirarle direttamente casa mia quel giorno. Il link da consultare è: https://www.vittorivivai.it/portfolio_page/catalogo-rose/.

Approfondimenti nei prossimi giorni!!!


venerdì 22 aprile 2022

UNA RIFLESSIONE

Proprio ieri ho incontrato, dopo diverso tempo che non la vedevo, una amica di gioventù, e ci siamo scambiate notizie anche sui nostri figli. I suoi due figli hanno scelto entrambi, come scuola superiore, l'Istituto Agrario. E ho fatto tra me e me una riflessione. 

Provo una grandissima stima per i ragazzi che scelgono una formazione superiore nel ramo dell'Agraria. Il lavoro nella natura e con la natura è assolutamente consono all'uomo, fa parte delle sue radici primordiali. Dedicarsi oggigiorno all'agraria non è più come una cinquantina di anni fa, quando, almeno dalle mie parti, chi non andava tanto bene a scuola, oppure chi era già di famiglia contadina, sceglieva di studiare Agraria perchè non poteva fare altro.

Oggi lo studente di agraria sviluppa competenze in svariati campi del sapere, molti anche distanti tra loro, come, ad esempio: diritto agrario, idraulica, tecnologie alimentari, microbiologia, genetica, patologia vegetale (solo per citarne alcune), oltre a materie propedeutiche quali botanica, chimica, fisica e matematica.

Ne esce una figura veramente completa, competente, e adatta al nostro momento storico, in cui tanta attenzione è dovuta al nostro pianeta.

E per tornare alla mia esperienza personale: cosa c'è di più bello che sporcarsi le mani di terra per interrare nuove piante, oppure graffiarsele nel potare le rose, o ancora fare calli e vesciche per zappettare via le erbacce? Perché pur usando quasi sempre i guanti, un po’ di terra riesce sempre ad entrare; poi ci sono azioni che non riesco a fare con i guanti. Comunque non farei cambio con una professione di 8 ore in ufficio. Non avrò mai mani da manicure, ma ho mani felici.




venerdì 15 aprile 2022

QUARTA PUNTATA DE "IL NOME DELLA ROSA" SU LOMAR RADIO





















































































































































Qualcuno mi ha chiesto: ma come ti è venuta la passione per le rose?
Sapete, me lo sono chiesta spesso anch’io. E’ come quando ci si innamora di una persona: scatta qualcosa. Penso di avere sempre avuto, in me, la passione per le rose, solo che era nascosta, non riusciva a venir fuori. Infatti la mia è una vocazione piuttosto tardiva, è arrivata a quarant’anni, e penso che avesse solo bisogno del contesto adatto per uscire. L'occasione è stata il trasferimento in una casa con un giardino piú grande. Mio marito avrebbe voluto mettere una siepe lungo la recinzione che dà sulla strada. Io mi sono opposta: era la voglia di rose che stava uscendo. A parte che i cortili circondati da siepi alte e fitte mi hanno sempre fatto rabbia (non si vede niente di quello che c'é dentro!), ma sentivo di voler utilizzare le rose perché formassero "qualcosa di bello", piacevole, non solo per me che le coltivo, ma anche per chi passeggia e le vede, e magari ne rimane incuriosito e a sua volta “fulminato”.

Il cammino però è stato lungo, e penso sia più o meno lo stesso che seguono tutti i rosomani. 
Se vi va, possiamo accompagnare questa parte della mia puntata con le immagini che ho pubblicato appositamente sul mio blog, così mi faccio intendere meglio. 
Potete digitare su Google Chrome l’indirizzo valentinaelesuerose.blogspot.com   e seguirmi nell’ultimo post pubblicato, quello su cui vi si apre la pagina.

Bene, vi stavo raccontando che all’inizio, per me, la rosa di cui occuparmi era solo ed esclusivamente quella che ha la corolla con i petali cosiddetti centrati o turbinati. In pratica, le rose che si trovano in ogni giardino, e che si chiamano Ibridi di Tè. Vedete tre immagini di questa varietà di rose, una rossa, una gialla e una arancio. Non vi dico la sorpresa di una mia amica e collega, quando le dissi che le rose hanno anche un nome. Sì, davvero, non sono semplicemente la rosa bianca o la rosa rossa… Ogni ibridatore, antico e moderno, quando mette in commercio una sua nuova varietà, le dà anche un nome. Così queste che ho pubblicato si chiamano: la rossa Red Intuition, la gialla Topazio Bicolore, e quella arancione Luis de Funes. Ogni nome dovrebbe poi venire accompagnato da quello dell’ibridatore e/o quello dell’azienda che l’ha messa in commercio, ad esempio Barni in Italia, o Meillland in Francia, o ancora Kordes in Germania, ma ce ne sono tantissimi altri. Quindi il nome intero è Red Intuition di Delbard, Topazio Bicolore dei Fratelli Ingegnoli, e Luis de Funes di Marie Louise Meilland.

All’inizio, quindi, parliamo di circa otto anni fa, decisi che per la siepe del mio nuovo giardino avrei piantato delle rose ibridi di tè, e un po’ alla volta, durante quella primavera e estate, ne acquistai e piantai parecchie. La mia ignoranza a quei tempi era spaventosa… ricordo che quando mettevo a terra le rose acquistate, non stavo nemmeno a leggere il nome sulla confezione. Così di tante non seppi per molto tempo la varietà, ma di alcune sono riuscita a risalire al nome grazie alle ricerche sui cataloghi in internet e anche all’aiuto di qualche vivaista.

Ora riposiamoci un attimo guardando la quarta foto nel post: qui ho riunito tutti i tipi di corolle esistenti nelle rose. Sono davvero tanti, e pensare che io all’inizio rinnegavo la bellezza di tutte le altre che non fossero ibridi di tè con i loro petali turbinati! Nella foto la Ibrido di Tè è la prima della quarta riga.
 Le rose ibridi di tè sono state fra le ultime ad essere inventate, seguite solo dalle rose inglesi e dagli ibridi moderni, questi ultimi chiamati anche modern shrub o cespugli moderni. 

Ma allora, vi chiederete, quali sono le prime rose ad essere state inventate?
In realtà le primissime rose, che tuttora esistono, non le ha inventate l’uomo con le sue ibridazioni, ma sono presenti da migliaia di anni in natura, e sono le rose selvatiche. 
Un esempio? La rosa canina, che probabilmente tutti avete anche solo sentito nominare. Possiamo prendere la rosa canina come campione per illustrare le rose selvatiche o botaniche (vedete l’ immagine successiva nel mio post e tenete presente quella dopo ancora). 
Cosa notate? Innanzitutto non ha assolutamente una corolla turbinata, e nemmeno tanti petali. Ne ha cinque, che è il numero di petali che hanno di solito le rose botaniche. Altre cose che possiamo notare, se la troviamo in natura, ad esempio nei boschi, è che si può sviluppare molto in altezza e in ampiezza, e che ha un portamento sarmentoso, cioè crea rami lunghi e ricadenti, e inoltre ha foglioline piccole e di consistenza leggera. 
Tutte queste come ho già detto, sono caratteristiche comuni a molte rose selvatiche, compreso il profumo leggero o assente, e i colori molto delicati che vanno dal bianco al rosa carico passando per tutte le gradazioni di rosa. Alcune rose botaniche sono gialle, ma non sono frequenti, vedete nella foto ad esempio la rosa Cantabrigiensis con i fiori in primo piano. E guardate un po’ l’ultima foto, una rosa Cantabrigiensis fotografata per intero? Non assomiglia per nulla ai cespugli che abbiamo nei nostri giardini!
Un’ultima cosa, che riguarda la seconda immagine relativa alla rosa canina: ci può capitare, passeggiando nei boschi in autunno, di vedere una rosa canina carica di bacche arancio o rosso acceso. Sono i suoi frutti, o meglio falsi frutti, che tutte le rose producono, ma che non vediamo quasi mai perché noi, da bravi giardinieri, tagliamo via le rose appassite dalle nostre piante, cosa tra l’altro molto giusta. I falsi frutti delle rose si chiamano cinorrodi e possono avere diverse forme. I cinorrodi delle rose canine sono allungati. All’interno dei cinorrodi si trovano i veri semi, che nel caso delle rose si chiamano acheni.
I cinorrodi delle rose canine sono estremamente ricchi di vitamina C, con un contenuto fino a 34 volte superiore a quello delle arance.
Contengono inoltre vitamina A ed E, polifenoli, tannini, sali minerali e altri nutrienti molto interessanti per il nostro benessere. Anche in casa, dai cinorrodi di rosa canina possiamo preparare infusi e decotti, marmellate, bibite analcoliche, gelatine per dolci, liquori e sciroppi per la tosse. È possibile preparare anche una gustosissima salsa da accompagnare a secondi piatti di carne e verdure. Tutte le ricette le riuscite a trovarle in internet.

Ecco quindi affrontato e superato il primo step nella via della conoscenza delle rose: lo step costituito dalle rose botaniche. 
E le altre di cui abbiamo visto la corolla nell’immagine? Ne parleremo nelle prossime puntate, se avrete ancora voglia di stare con me.
Prima di salutarvi, vi anticipo un appuntamento di cui vi parlerò: se potete tenetevi liberi sabato 21 maggio nel secondo pomeriggio.
E ora un bacione a tutti voi e a presto su Lomar radio.

mercoledì 13 aprile 2022

ROSA CALIFORNICA E ROSA CALIFORNICA PLENA

Continuando a parlare di rose selvatiche, oggi vi presento la Rosa
Californica.

Questa rosa botanica originaria degli Sati Uniti, ha sviluppo simile alla nostra Canina ma i rami sono più fitti di spine ed è pollonante. I rami sono lunghi e sarmentosi.

Le foglie sono piccole, verde spento, e i piccoli fiori semplici, di un colore che va dal rosa chiaro al magenta, possono crescere da soli oppure essere riuniti in mazzi e producono dall’autunno tondi cinorrodi rossi che la rendono molto decorativa nel periodo invernale, anche perché i rami assumono toni rossastri.

E’ una rosa rustica e tollerante della siccità, che dopo la prima abbondante  e lunga fioritura, può ancora produrre sporadicamente qualche fiore. Adatta ai giardini naturali.









ROSA CALIFORNICA PLENA

Si tratta di un ibrido spontaneo della forma semplice Californica. Il fiore è a forma doppia di color rosa molto vivo, dal profumo aspro. Il portamento è vigoroso e eretto, con rami che flettono e si allargano in alto. I rami sono di un caratteristico color rosato. Ha un'unica fioritura in primavera-estate e produce bacche ornamentali. 

Anche questi due rosai sono disponibili presso i vivai specializzati in rose.



martedì 12 aprile 2022

UNA BELLA ROSA BOTANICA

La rosa di cui parlerò oggi è una rosa selvatica o botanica, presente (ma rara) in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli V.G., Liguria, Emilia R., Toscana, Marche, Abruzzo e Molise. Si tratta della Rosa Glauca, conosciuta anche con i nomi di Rosa paonazza, Rosa ferruginea Auct., Rosa rubrifolia Vill.

Cos'ha di particolare tanto da avermi incuriosito? Il suo fogliame, che è del tutto peculiare a tinte cangianti, dal verde glauco all’amaranto.

La rosa glauca produce una pianta arbustiva di medie dimensioni, che

senza difficoltà supera i 2 metri di altezza e che anche in larghezza si sviluppa abbondantemente. Non è stolonifera, per cui il cespuglio si infoltisce restando sempre un unico ceppo. Fiorisce ad aprile-maggio in pianura, e a giugno–luglio in montagna. Le roselline hanno cinque petali e dimensioni ridotte (3-5 cm di diametro), ma una sorprendente colorazione. Presentano corolla bianca al centro e fucsia-ciclamino all’esterno. Anche le giovani foglie ed i germogli hanno una valenza ornamentale molto accentuata, sfoggiando tinte vivaci, tendenti all’amaranto e al bronzo.

La rosa glauca è estremamente rustica, di poche esigenze, resistentissima a tutte le malattie classiche delle rose coltivate e di veloce sviluppo. Adatta al pieno sole ma anche alla mezz’ombra (soprattutto in pianura ed al Sud Italia). Indifferente al pH del terreno. Si può utilizzare come elemento ornamentale in parchi e giardini, sia per la realizzazione di siepi e barriere che di splendidi esemplari singoli. Adatta al vaso solo su grandi terrazze.

Come tutte le rose selvatiche, la rosa glauca non ha bisogno di potature (se si dispone di molto spazio). Se si ha bisogno di contenerla, bisogna ricordare che questa, come tutte le rose botaniche italiane, produce un’unica fioritura all’anno che è già programmata sui rami dell’anno precedente. Eliminare quei rami significherà dunque privarsi dei fiori per un anno intero. Per questo motivo si consigliano dei tagli sul vecchio (grossi rami al centro del cespuglio), utili anche a tenere sana e “giovane” la pianta, e dei tagli di accorciamento o diradamento, sui rami giovani, quelli fioriferi, così da non perdere completamente la fioritura.

Si trova in vendita nei vivai specializzati in rose.


venerdì 8 aprile 2022

LE ROSE NOISETTE

I fantastici ragazzi di LOMAR RADIO 432, Lorenzo e Martin, si sono dati alla coltivazione delle rose. (clicca la foto per visitare Lomar Radio)










Che li abbia influenzati io? Molto probabile (mea culpa mea culpa), anche perchè lo scorso settembre portai loro in dono una decina di rose ibridate da me, e ora finalmente, grazie al clima un pochino più mite, hanno potuto interrarle, creando un roseto che presto andrò a visitare.

Mancano loro ancora un paio di rampicanti, che presto arriveranno. Hanno scelto due rose Noisette "Gloire de Dijon". Ottimo gusto e ottima scelta, d'altronde da loro non ci si poteva aspettare di meno.

Gloire de Dijon è una rosa del 1853 di Jacotot conosciuta anche col nome di Old Glory Rose. E’ una rosa sarmentosa di buone dimensioni, sontuosa, famosa per la sua bellezza e molto diffusa in passato ma molto apprezzata ancora oggi.  I fiori sono grandi, a coppa, profumati, ricchi di petali di seta, dai mutevoli colori dell’aurora, più chiari con il tempo.























Le rose del gruppo Noisette hanno una storia interessante. Questa storia inizia a Charleston, nel Sud Carolina nel 1814, quando Philippe Noisette, appartenente ad un famiglia di floricoltori francesi, e sovrintendente dell’orto Botanico della città, donò al suo vicino, un locale coltivatore di riso di nome John Champney, alcuni semi di rosa cinese, la Old Blush. 

Incrociando la Old Blush con una moschata, Champney ottenne una nuova varietà di rose, e per sdebitarsi, regalò i semi a Philippe Noisette. Entusiasta della varietà ottenuta, Philippe inviò i semi in Francia al fratello Louis, anch’egli esperto orticolture, che iniziò a diffondere le rose prima con il nome del fratello e, successivamente, con il semplice nome di famiglia, Noisette.

Le rose appartenenti a questo gruppo sono per lo più rampicanti, con poche e rade spine e un bellissimo fogliame ricco e leggero.

I fiori, elegantissimi, sono di colori tenui, pastello, ed emanano un forte profumo: dolce e fruttato.

Grazie al loro portamento morbido, e alla loro fioritura continua e abbondante, vengono utilizzate per coprire archi, pergole o grandi recinzioni. Bellissime anche se lasciate libere come grandi e morbidi cespugli. 

martedì 5 aprile 2022

LA COCCINELLA SEPTEMPUNCTUATA

Ogni anno, proprio circa in questa stagione, propongo un nuovo articolosu uno stesso tema, e cioè l'utilità delle simpaticissime coccinelle nella lotto contro i pidocchi delle rose.

Gli Afidi che attaccano le rose sono di diversi tipi,  tuttavia quello predominante é il Macrosiphum rosae, afide della rosa.  Si tratta di un insetto appartenente alla famiglia degli afidi, munito di un apparato boccale pungente-succhiatore, si nutre della linfa che sottrae alla pianta tramite punture. Questa tipologia il Macrosiphum rosae provoca principalmente la deformazione dei germogli provocando l'arresto dello sviluppo della nuova vegetazione e la deformazione dei boccioli fiorali che talvolta non sbocciano oppure si aprono in modo irregolare.

Gli Afidi sono però cibo goloso per  la  Coccinella Septempunctata, la cosiddetta coccinella dai 7 punti, che consuma, in età adulta circa 100 afidi al giorno soprattutto se femmina è ingorda.

Studiando bene queste coccinelle scopriamo che la loro dieta è ricca e varia, si nutrono infatti di afidi ama anche di polline, cocciniglie e a volte acari. Addirittura le larve amano abitare proprio dove ci sono colonie di pidocchi delle piante. L'esplosione, il periodo in cui diventano più abbondanti è giugno e in luglio, adesso, qui nel Parco, è pieno. Il loro ciclo di vita ha invece inizio della primavera quando comincia il periodo degli accoppiamenti; la coccinella femmina depone poi sulle foglie grandi quantità di uova giallo-arancioni, simili a granellini allungati, in gruppi compatti. Verso la fine di maggio, le larve hanno quasi raggiunto la maturità .

Sotto: foto di larva di coccinella











(da https://www.museoroseantiche.it/index.php/insetti-e-rose/304-insetti-utili-alla-rose-coccinella-septempunctata)

lunedì 4 aprile 2022

LE MICORRIZE

Non elogerò mai abbastanza i social media per la possibilità che danno di condividere velocemente informazioni ed esperienze tra i gruppi di persone; nel nostro caso, tra gli amanti delle rose.

Fino a circa un anno fa non avevo mai sentito parlare delle MICORRIZE e devo ringraziare a questo proposito l'amico F.V.

 Voi magari sapete già cosa sono, ma ora ne parlerò per tutti.

Circa il 90 per cento di tutte le piante formano un rapporto simbiotico con funghi micorrizici benéfici nel terreno. Spesso, tuttavia, nel terreno non sono presenti abbastanza spore, ad esempio perché sono state uccisi eliminate l'uso di fungicidi.

Le micorrize sono dei microrganismi fungini che realizzano un legame simbiotico con le radici delle piante e del prato. Questo legame stretto tra radice e fungo offre alla pianta numerosi benefici sia nutrizionali che fisiologici.

Il termine micorriza si deve al biologo A.B.Frank e deriva dal latino Myco (fungo) e da Rhizae (radici in greco). Frank aveva osservato che il fungo colonizzava le radici delle piante ospiti creando una rete supplementare di ulteriori piccolissime radici che si espandevano a grande distanza nel terreno alla ricerca di acqua ed altri elementi utili; la pianta a sua volta, con la sintesi clorofilliana, provvedeva a nutrire il fungo.

Quello che succede nella simbiosi è che dopo la colonizzazione dei tessuti radicali, il fungo sviluppa un reticolo di ife, una sorta lunghi di filamenti simili ai peli radicali, che sondano ed esplorano il terreno, assorbendo elementi nutritivi e acqua.

Le ife possono essere lunghe da 10 a 100 volte in più dei normali peli radicali (!) e dopo aver intercettato i nutrimenti e l’acqua, li trasportano fino alle radici e li cedono alle cellule della pianta.

È stato dimostrato che la simbiosi tra i funghi e la pianta aumenta fino a 1000 volte la superficie di assorbimento e amplia in modo enorme il volume di terreno esplorato. Come conseguenza i nutrimenti e l’acqua vengono resi disponibili in quantità molto superiori.

Le micorrize sono sino a 6 volte più efficienti della radice nel prelevare il fosforo, abbassano il pH per aiutare l’assorbimento minerale e inducono una più efficiente assimilazione di azoto e potassio.

Ma non è finita qui perchè i benefici sono ancora più numerosi e sono talmente desiderati dalle piante che esse stesse cedono nutrimenti (esudati radicali) alle micorrize pur di tenersele strette.

Quando una struttura radicale è bene micorrizata vi è una maggior resistenza alle malattie fungine in quanto i patogeni trovano gran parte dello spazio occupato.

Il sistema di ife delle micorrize garantisce inoltre un migliore attecchimento radicale ed è in grado di ripulire il suolo abbattendo la presenza di composti fenolici e metalli tossici.

E dulcis in fundo, le micorrize, formando aggregati con le particelle del suolo, migliorano la struttura del terreno che risulterà più capace di trattenere acqua e aria.

Le micorrize sono disponibili in due forme:

- polvere di micorrize idrosolubili 

- polvere di micorrize non idrosolubili 

Le polveri di micorrize idrosolubili vengono apportate attraverso l’acqua di irrigazione che viene usata come veicolo per arrivare alle radici.

Le polveri di micorrize non idrosolubili vengono usate in tutte le applicazioni in cui è possibile inserirle facilmente nel terreno, quindi mescolate nel terriccio di un rinvaso.

La somministrazione che garantisce un primo livello di simbiosi è l’esecuzione di almeno 3 trattamenti all’anno che solitamente vengono fatti:

- fine inverno / inizio primavera

- fine primavera

- fine estate / inizio autunno

Ovviamente aumentando il numero di interventi aumenta anche la garanzia che si sviluppi bene il legame simbiotico tra micorrize e radici e non vi è alcune controindicazione nell’eseguire più trattamenti, anzi.

È molto importante scegliere solo prodotti professionali ad alta concentrazione di colonie e tenere a mente che i risultati della micorrizzazione non sono visibili immediatamente ma richiedono da 2 a 4 settimane per dare tempo di compiersi la “fusione” tra radici e funghi. Le temperature ottimali per le micorrize sono comprese tra 8 e 30°C e sono relative alla temperature del terreno.

Io personalmente ho iniziato in novembre un primo tentativo di micorizzazione su alcune piante che ho visto un po' in crisi. Probabilmente era tardi e la pianta già dormiente e non so dire al momento se il primo trattamento abbia fatto effetto; comunque ieri sono partita con la seconda micorizzazione. Vedrò tra qualche settimana e vi terrò aggiornati.

Foto: simbiosi micorrize-pianta di rosa



venerdì 1 aprile 2022

IL ROSETO DI MURTA

I Social Network hanno portato molti problemi soprattutto ai giovani, come ad esempio dipendenza e cyberbullismo. Per fortuna, però, hanno anche qualche lato positivo, come ad esempio farci conoscere persone che condividono le nostre idee o i nostri gusti.

E’ stato proprio grazie a Facebook che ho conosciuto una ragazza in gambissima. Si chiama Sabrina Masnata, vive nella provincia di Genova, fa l’insegnante di inglese, ma nel tempo libero si dedica… alle rose!

Lei ed un gruppo di volontari, hanno recuperato un cimitero storico, il Roseto di Murta (rosetodimurta.it).

Dopo anni di abbandono, il cimitero era stato invaso da rovi e arbusti di ogni tipo e per la pulizia è stato necessario organizzare una squadra di circa 15 volontari che, a partire dal 15 gennaio 2019 fino a marzo, ha lavorato per poter riportare alla luce i tesori nascosti del cimitero: sepolture pregiate risalenti soprattutto a fino 1800 e primi anni ’30 del 1900. 

Terminata la fase di recupero, sono state impiantate le rose: 42 piante di Rose Chinesis e dei gruppi ad esse correlate. La scelta di ospitare nel cimitero una collezione botanica di rose cinesi è dovuta al fatto che questa varietà di rose si è è diffusa in Europa proprio negli anni in cui anche il cimitero entrava in attività.

Quando ho conosciuto Sabrina non sapevo nulla della storia del Roseto di Murta. Sabrina l’ho incontrata in un gruppo dedicato alle rose, e un po’ alla volta siamo entrate in confidenza. Lo scorso autunno Sabrina mi ha chiesto se le potevo inviare una talea di una rosa cinese molto rara che io possiedo, la Rosa Moceniga (che trovate a questa pagina del mio blog https://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-90-cinese-moceniga.html). Ho inviato a Sabrina 3 talee, confezionate in modo che avessero umidità sufficiente per il viaggio. Purtroppo mi sono affidata alle Poste invece che ad un corriere, e sono giunte a Sabrina dopo quasi 2 settimane. Lei comunque aveva un asso nella manica: le ha affidate ad un esperto dell’orto botanico, che le ha fatte radicare e ne ha ricavato tre bellissime piante.

Nelle foto: alcuni particolari del Roseto di Murta.