lunedì 3 novembre 2025

COME FAR NASCERE UNA ROSA DAL SEME

È iniziato l’autunno, le giornate si stanno inesorabilmente accorciando, ma il tempo può permetterci ancora qualche giro in bicicletta o una passeggiata a piedi.

Ai miei aspiranti “rose-lovers” svelo come gettarsi nella piú inimmaginabile delle esperienze: far nascere una rosa dal seme.

A questo punto il vostro stupore sarà salito alle stelle. Normale se vi chiedete: perchè, le rose fanno i semi? Non li ho mai visti…

Ebbene sí, le rose fanno i semi, e si chiamano achéni. Infatti, come per tutte le piante, pure le rose nascono dai semi, anche se i normali metodi di riproduzione commerciali sono la talea e l’innesto.

Se, quando una rosa è sfiorita, la si lascia sulla pianta, un po’ alla volta il fiore si secca, perde tutti i petali, e l’ovario del fiore inizia ad ingrossare. Lí dentro si vanno formando i semi. L’ovario diventa una bacca (chiamata cinòrrodo) che, una volta matura, sará rossa, arancione o bruna, a seconda della specie.

Quello che vi suggerisco è di raccogliere, nelle vostre uscite in bici o a piedi, i cinorrodi che trovate sulle rose (nei giardini di amici, nei giardini pubblici, lungo strade di campagna…). I cinorrodi possono avere diverse forme: sferica, a fiaschetto, allungata, oppure possono sembrare piccolissime palline rosse o arancioni.

In questa stagione sono sicuramente maturi, perció vedremo insieme come far nascere le rose dai semi contenuti nei cinorrodi che porterete a casa.

In botanica, il cinorrodo viene considerato un “falso frutto”, in quanto i veri frutti sono gli acheni.



Io procedo così: trovatevi uno spazio su cui poter lavorare, un tavolo ad esempio, e copritelo con un foglio di carta da giornale per poter poi pulire tutto più in fretta. Munitevi di un paio di cesoie.

Prendete i cinorrodi che avete raccolto e apriteli pian piano con le cesoie. Tenete presente che la quantità di acheni può variare da cinorrodo a cinorrodo: alcuni ne hanno 1 solo, altri diverse decine.

Io procedo tagliando il cinorrodo proprio a metà: probabilmente un achenio o due ne risulteranno rovinati, questi li potete buttare. Ora dovete staccare tutti gli acheni dalla polpa del cinorrodo, aiutatevi pure con la punta delle cesoie. Gli acheni dovrebbero essere molto chiari e scurire all’aria. A volte ci possono essere acheni che sporgevano dal cinorrodo, in alto, e questi saranno già scuri.

Gli acheni “buoni” sono molto duri perché legnosi. Se vi risultano degli acheni morbidi (provate a stringerli tra due unghie) potete già eliminarli, perché non maturi.

All’interno dello stesso cinorrodo possono esserci acheni ben formati (li vedete nelle foto) e altri più piccoli, perché non sviluppati. Questi ultimi sono inutili.

Una volta aperti tutti i cinorrodi e staccati gli acheni (attenzione a non lasciare nemmeno un pezzettino di polpa di cinorrodo attaccata ai semi) possiamo passare a lavarli. Mentre li laviamo possiamo fare anche una prima prova sull’eventuale “bontà” dei semi, anche se non è una prova definitiva.

In una bacinella o comunque un contenitore aggiungete all’acqua un po’ di bicarbonato o di varechina, e immergete gli acheni. Questo lavaggio serve a evitare che si formino muffe e batteri sulla superficie dei semi. Possiamo poi fare una prima cernita, in quanto, secondo una regola generale, i semi che galleggiano non sono fecondi e si possono buttare (anche se non è una regola valida al 100%; quindi chi vuole può tenerli anche tutti).

Lasciate asciugare gli acheni all’aria, magari sopra un asciugamano.

Preparate intanto un contenitore da frigor, alto al massimo 5-6 cm.; per la grandezza dovrete giudicare voi, dal numero degli acheni che avete ricavato. Se avete dei contenitori piccoli ne potrete usare anche diversi. Gli acheni dovranno stare leggermente separati gli uni dagli altri, sopra uno strato di scottex umido (umido e non bagnato, 2-3 fogli circa – vedi la foto).

E li dovrete mettere in frigorifero. Questa operazione si chiama “vernalizzazione”. Perchè dobbiamo sottoporre gli acheni alla vernalizzazione?

Perchè sulla loro superficie, così dura e legnosa, è presente una proteina che non permette agli acheni di schiudersi quando si trovano a temperatura ambiente; questa proteina si “scioglie” solo facendo trascorrere ai semi un periodo in frigorifero superiore alle tre settimane. Se si è fortunati, dopo tre settimane potrete anche vedere spuntare una “codina” bianchiccia dai vostri semi, ma solo i più precoci si muoveranno così presto. In media occorrono 4-8 settimane perchè gli acheni germoglino, e a volte anche di più.

Può capitare che durante la permanenza in frigorifero, sopra alla carta umida, attorno ai semi un po’ di muffa si formi ugualmente, nel qual caso potete tranquillamente lavare di nuovo i semi e poi risistemarli in frigorifero.

Passate almeno tre settimane dal posizionamento in frigorifero, potete iniziare a controllare, ogni due-tre giorni, i vostri acheni, in cerca di una "codina" che poi sarà la prima radichetta della vostra nuova rosa. Nella foto i miei acheni germogliati mostrano tracce di terriccio perchè invece della carta scottex io ora uso bustine di plastica ripiene di terriccio umido. Il metodo del contenitore con la carta scottex ha però il vantaggio di permettere un immediato riconoscimento degli acheni germinati.

Procuratevi nel frattempo dei bicchierini - in plastica o cartone biodegradabile - per caffè. Fate due-tre buchi sul fondo (per quelli in plastica potete usare un chiodino arroventato).

Riempiteli di terriccio umido (umido, non bagnato). Se possibile, non usate il terriccio che si trova nella grande distribuzione (supermercati) a costi irrisori: di solito è robaccia,  e le piante ne risentono. Il terriccio migliore è quello di marca VIGOR PLANT, per travasi. Si puó acquistare online ma ci sono anche rivenditori in tutta Italia, su internet trovate tutte le info del caso.

Con una matita, usando la parte senza punta, fate un buco profondo circa 2 cm. nel terriccio, lasciate cadere l'achenio germinato, possibilmente con la radichetta verso il basso, e ricoprite con un po' di terriccio. 

Ora la cosa migliore sarebbe di mettere i vostri vasetti in una serra fuori, ma riscaldata. Occorre usare una stufetta elettrica collegata ad un termostato impostato sui 13°C circa. Anche questo tipo di termostato si può acquistare online. Io tengo le serre sul mio balcone, dove sono un po' riparate ma comunque all'esterno.

Un anno ho provato a tenere i vasetti in casa, in una stanza non troppo riscaldata, però ho avuto una percentuale molto alta di decessi tra le piantine. Dal chè ho dedotto che la cosa migliore è che prendano la luce diretta del sole dentro ad una serra esterna.

Ogni tanto controllate l'umidità del terriccio nei vasetti, se occorre bagnate con uno spruzzino.

Le piantine cresceranno in fretta e in aprile faranno già il primo fiore. E' la vostra rosa, unica e irripetibile: siatene orgogliosi!

venerdì 29 agosto 2025

LE ROSE CINESI

Sempre avendo sottomano il preziosissimo volume "Sulle tracce di una rosa perduta" di Andrea di Robilant, tratto oggi l'argomento delle rose cinesi in generale, anche se ne ho già parlato in passato in questo post.

La Cina è da sempre la terra delle rose: delle circa duecento specie che conosciamo, almeno una buona metà sono originarie di questa terra. Quando i mercanti europei raggiunsero il lontano Oriente, i cinesi coltivavano e ibridavano le rose già da duemila anni.

E' probabile che alcune rose cinesi siano arrivate in Europa prima del Settecento grazie ai monaci che avevano viaggiato in oriente. Charles Chamberlain Hurst, genetista e ibridatore della prima metà del ventesimo secolo, era convinto, ad esempio, che una cinese rifiorente rosa pallido fosse presente in Italia già nel Rinascimento. Hurst basava la sua convinzione su un celebre dipinto del Bronzino l' "Allegoria del trionfo di Venere", dove un putto sorride divertito mentre si appresta a cospargere Venere con un pugno di petali di rose e Cupido la bacia sulle labbra (vedi particolare sotto).









Hurst affermava che "i piccoli fiori rosa con petali traslucidi, stami incurvati, sepali reflessi e piccole foglie ben salde, ovali e lucenti corrispondono precisamente a quelli della Pink China". Non è chiaro come Hurst potesse esserne così sicuro, e comunque un quadro non basta a identificare scientificamente una pianta.

Più interessante è l'annotazione che Michel de Montaigne riportò nel suo diario di viaggio in italia nel 1581. Giunto a Ferrara, si era fatto accompagnare in un monastero dove i monaci Gesuati (da non confondersi con i più famosi Gesuiti) gli mostrarono orgogliosi una rosa rifiorente. "La pianta fiorisce ogni mese dell'anno", scriveva Montaigne entusiasta. Purtroppo Montaigne non descrive né il colore nè la fragranza, ma la rosa era quasi certamente una cinese, perchè in quell'epoca nessuna rosa europea fioriva tutto l'anno.













Questi primi esemplari, tuttavia, arrivarono in Europa in maniera casuale e sporadica, senza lasciare segni sulla floricultura locale. Solo a partire dalla metà del Settecento, quando botanici, vivaisti e ibridatori "scoprirono" la rosa cinese, il suo potenziale fu finalmente chiarito. 

Linneo, il grande botanico svedese, catalogò per primo una cinese rifiorente: gliela portò a Uppsala uno dei suoi allievi, Pehr Osbeck, di ritorno da un viaggio a Canton nel 1752. Linneo la chiamò R. Indica (perchè arrivava dall'India, dove le rose sostavano prima di essere imbarcate per l'Europa, ma in realtà proveniva dalla Cina).











Nei decenni successivi ne arrivarono molte altre, tanto da rivoluzionare i vivai europei con nuovi colori, profumi e soprattutto con la rifiorenza. Nacquero così le rose tea, le ibride perpetue e tutte le loro successive progenie, tra cui le infinite varietà di ibride di tea di oggi.

Ma l'interesse degli ibridatori si concentrò soprattutto su quattro rose cinesi d'allevamento, le cosiddette "Stud Chinas", che trasformarono il mondo delle rose noto agli europei fino ad allora:

- Slater's Crimson China

- Parson's Pink China (in seguito Old Blush)

- Hume's Blush Tea-Scented China

- Parks' Yellow Tea-Scented China (estinta, anche se una omonima è messa in commercio da Peter Beales).


SLATER'S CRIMSON CHINA











Nel 1792 un vivaista di Knotts Green, vicino a Leyton, tale Gilbert Slater, ottenne per la prima volta una rosa rosso cremisi denso e scuro che in Cina veniva chiamata "Yue Yue Hong" = cremisi ogni mese. Per gli europei era una novità assoluta: a sorprendere Slater nell’incontro con questa pianta infatti non fu solo la continua fioritura, ma anche il colore: rosso cremisi, tinta mai vista nelle rose Europee. Dopo qualche anno dal suo arrivo in Europa, la rosa di Slater si era già diffusa in Francia, Austria e Italia, diventando l'antenata di molte rose rosse dei nostri giorni.

PARSON'S PINK CHINA


Più o meno nello stesso periodo, un giovane diplomatico inglese, John Staunton, che viaggiava in Cina come segretario dell'ambasciatore Lord Macartney, trovò nei vivai di Canton una bellissima rifiorente color rosa argento. Pensò bene di spedirla al direttore dei Royal Botanic Gardens a Kew, Sir Joseph Banks. Un anno doppo, nel 1793, un certo Parsons, che aveva probabilmente ottenuto una talea da Banks, la piantò con successo nel suo giardino di Rickmansworth, nello Hertfordshire. La rosa venne chiamata Parson's Pink China e in seguito ribattezzata Old Blush.

HUME'S BLUSH TEA-SCENTED CHINA











La terza delle Stud Chinas sbarcò in Inghilterra una quindicina di anni dopo. Nel 1809 Sir Abraham Hume importò una varietà di un rosa pallido con un lieve profumo di tè (R. indica odorata). La rosa aveva suscitato in Joséphine Bonaparte un tale entusiasmo che si era adoperata in ogni modo perchè un esemplare arrivasse alla Malmaison nonostante il blocco continentale imposto da napoleone. La Hume's Blush, insieme ad altre nuove varietà, fu poi incrociata con le vecchie rose europee, dando vita alla grande famiglia delle Tea.

PARK'S YELLOW TEA-SCENTED CHINA














(R. indica sulphurea). E' stata l'ultima a giungere in Inghilterra, nel 1824 grazie a John Damper Parks per conto della Royal Horticultural Society. Era gialla e dal profumo delicato. Oggi è considerata estinta, ma è pur sempre ll'antenata delle tea gialle ancora molto diffuse oggi.

Tutte e quattro le Stud Chinas erano antiche varietà d'allevamento, probabili incroci tra l'antica rosa cinese (R. chinensis) e la R. Gigantea, molto diffusa nella Cina meridionale e nota come rosa gigante per i suoi grandi petali e per la capacità di arrampicarsi fino a dieci-dodici metri.