martedì 3 luglio 2018

ROSE E IMPERATRICI

Fino a circa la metà del secolo scorso, era abitudine dare alle rose il nome del  personaggio a cui venivano dedicate. Per questo, fra le rose antiche e le prime moderne, abbiamo una quantità infinita di Madame, Mademoiselle, Miss, Capitain, ecc. 

Due rose sono state dedicate a due delle mogli dell'ultimo Scià di Persia, Reza Pahlavi, che in realtà di mogli ne ha avute tre, ma alla prima nessuno ha pensato di dedicare una rosa.

Tutte e tre le imperatrici furono di grande bellezza, si potevano quasi prendere per attrici di Hollywood.

La prima, che lo Scià sposò al Cairo il 16 marzo del 1939, era la figlia del sultano e futuro re d'Egitto e si chiamava Fawzia. Assomigliava all'attrice Hedi Lamarr.
Questo matrimonio non fu un successo. Dopo la nascita dalla coppia di una figlia femmina, la principessa Shahnaz Pahlavi, la regina Fawzia (il titolo di imperatrice non era ancora in uso allora in Iran) ottenne la separazione legale dal marito da parte del governo egiziano nel 1945, e in seguito tornò al Cairo. Questa separazione non venne riconosciuta dal governo iraniano, ma infine, il divorzio venne ottenuto e accettato anche in Iran il 17 novembre del 1948, e con la sua rinuncia alla corona iraniana, Fawzia riprese il suo titolo di principessa reale d'Egitto.
Fawzia è morta nel 2013 a 91 anni, ad Alessandria d’Egitto.

La seconda moglie fu Sorāyā Esfandiyāri Bakhtiyāri Isfahan. Era figlia di Khalil Esfandiari Bakhtiyari, un importante membro della tribù dei Bakhtiyari (Farsan) e ambasciatore d'Iran nella Repubblica Federale Tedesca. La madre, Eva Karl, era un'ebrea tedesca di origini russe. Il 12 febbraio 1951, all'età di 19 anni, Soraya (donna molto bella per i canoni dell'epoca, con una notevole somiglianza con Ava Gardner), sposò lo Scià a Teheran. 
Il matrimonio combinato si rivelò un matrimonio d’amore, i due si amarono appassionatamente anche se, per questioni di etichetta, si davano del lei anche nell’intimità, quando si leggevano poesie: lei gli declamava Verlaine in francese e lui rispondeva con Omar Khayyam.
Ma i figli non arrivavano e per Soraya iniziò la peregrinazione tra i luminari mondiali. Anche se la Persia non era il regno incantato delle favole, anche se la vana attesa di un erede tramutò quei sette anni in un incubo, lei, comunque, amava il suo Scià. Soraya si sottopose a cure lunghe e inconcludenti, così fu lei che prese l'iniziativa: nel febbraio del '58, a sette anni esatti dalle nozze, tornò in Europa dai genitori, lasciando lo scià libero di prendere la sua decisione. Il 14 marzo lo Scià diede al mondo l’annuncio del ripudio. Apparve visibilmente affranto, commosso, quasi piangente e la chiamò “sposa adorata”.

A Soraya il famoso ibridatore francese Francis Meilland ha dedicato nel 1955 una rosa
ibrido di tea, profumatissima, dal sorprendente colore arancio-rosso definito rosso orientale. La rosa Soraya ha poi prodotto, per mutazione, l'omonima rosa rampicante.

La terza moglie fu Farah Diba, proveniente da una famiglia dell'alta borghesia iraniana, che lo Scià sposò nel 1959. Dal matrimonio nacquero 4 figli. Farah accompagnò il marito in esilio nel 1979, in seguito alla rivoluzione degli ayatollah. E' tuttora vivente.

All'Imperatrice Farah l'ibridatore francese Delbard ha dedicato, nel 1986, una rosa ibrido di tea bianca con i bordi rosso carminio. Purtroppo priva di profumo.




(Tutte le foto sono tratte dal web tranne quest'ultima della rosa Imperatrice Farah, che è  mia).

mercoledì 20 giugno 2018

LA SIGNORA DELLE ROSE

Oggi riprendo materiale di un post dalla pagina Facebook di Vivaverde Vivaio, in cui si tratta di una "grande" tra le intenditrici di rose, a cui aggiungo altre notizie da Wikipedia (foto dal web).

Vita Sackville-West (1892 – 1962) fu una ricca nobildonna inglese amica (e amante) di Virginia Wolf che si ispirò a lei per il celebre romanzo "Orlando".

Vita, diminutivo di Victoria, oltre all'attività di scrittrice, curava con amore e passione il suo giardino del castello di Sissinghurst nel Kent che diventò il modello del moderno giardino all'inglese. 

La passione di Vita Sackville-West per le piante e l'architettura dei giardini la rese molto più famosa delle sue opere letterarie. Nel 1946 divenne collaboratrice per il giornale Observer per cui curò una rubrica di giardinaggio che, oltre a renderla famosa al suo tempo, ha influenzato la pratica dell'arte inglese nella cura dei giardini in maniera profonda. Dopo aver sviluppato e messo in pratica le sue idee nel giardino della prima casa con cui visse assieme al marito (suo collaboratore nella progettazione e nella cura), Long Barn, assieme crearono da zero il Giardino del Castello di Sissinghurst. Il Castello di Sissinghurst è oggi proprietà del National Trust. È il giardino più visitato d'Inghilterra, con circa 200.000 visitatori all'anno nonostante la chiusura invernale.

Durante la prima realizzazione del giardino, Vita salvò dall'estinzione una rosa gallica che oggi si chiama Sissinghurst Castle ma apparteneva alla specie antica Rose des Maures, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Si tratta di un piccolo arbusto dai delicati e profumatissimi fiori con corolle semidoppie a coppa dal color rubino scurissimo quasi prugna, il folto fogliame verde scuro e pochissime spine.