Come ho già scritto nel post precedente, Domenico Aicardi ci dice che "Quanto più esteso è l'impiego che una nazione fa di fiori, tanto maggiore è la sua civiltà e la sua floridezza". Già durante l'aureo periodo dell'Impero romano, a Roma si faceva smodato uso di fiori. Secondo Svetonio, Nerone in una sola festa spese 4 milioni di sesterzi in rose. Al cambio attuale non ho idea di quanto faccia, ma sicuramente non erano brustoline.
A Pompei sono stati ritrovati numerosi affreschi con la rappresentazione di rose.
Quello che non tutti sanno è che le tante rose affrescate nelle domus di Pompei potrebbero possedere un curioso primato: quei fiori dipinti da artisti ignoti più di duemila anni fa potrebbero essere la più antica rappresentazione visiva al mondo di questo fiore così conosciuto e apprezzato.
Il condizionale, però, in questo caso è d’obbligo. Si, perché fino a non molto tempo fa la rappresentazione più antica di una rosa era considerata quella contenuta nell’affresco “dell’Uccello blu” del palazzo di Cnosso, che risale addirittura al XVI secolo prima di Cristo.
Ma se la datazione di questo famoso affresco non è in discussione, lo è invece – almeno secondo le nuove teorie dei ricercatori – la pianta che vi è dipinta, che quindi non sarebbe una rosa, quanto piuttosto un fiore appartenente al genere Potentilla.
“Nell’affresco del cosiddetto “Uccello blu” del palazzo di Cnosso (vedi foto sotto) - spiega il ricercatore Gaetano di Pasquale – datato al XVI secolo a.C., è rappresentata una pianta con fiori tradizionalmente identificata come Rosa richardii, una rosa utilizzata in antichità sia per le ghirlande sia per le offerte funerarie.
“Tuttavia – prosegue il ricercatore – è possibile che il fiore rappresentato nell’affresco di Cnosso non appartenga al genere Rosa, ma piuttosto al genere Potentilla, una pianta erbacea con petali rosa e foglie composte da tre foglioline come quelle presenti nell’affresco in questione. Se questa ipotesi, che necessita di uno studio attento ed approfondito, si rivelasse esatta, allora le rose affrescate a Pompei sarebbero la più antica rappresentazione di questo fiore nel mondo occidentale”.
D’altra parte molte abitazioni dell’area vesuviana, anche all’interno delle città, erano dotate di un giardino le cui dimensioni spesso variavano in base allo stato sociale del proprietario e in cui si coltivavano piante ornamentali o destinate ad altri usi (alimentare, cosmetico, officinale, ecc.).
Gli affreschi pompeiani che ritraggono quei giardini, quindi, costituiscono un documento eccezionale per ricostruire esattamente quella che era l’organizzazione del verde privato nella Pompei di duemila anni fa.
In questi dipinti murali la rosa era molto frequente: si trova, ad esempio, nella Casa del Bracciale d’Oro, nella Casa del Frutteto, nella Villa di Diomede, nella Casa delle nozze di Alessandro e nella Casa Longus, detta anche “Casa dei quadretti teatrali” (nella foto di copertina).
Oltre che a Pompei la rosa compare anche ad Ercolano, a Boscoreale, e anche a Stabia.
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