martedì 30 marzo 2021

LE ROSE "MINIATURA" E LE ROSE "MINIFLORA"

 Le rose "Miniatura" e "Miniflora" sono spesso confuse tra loro.

La American Rose Society definisce le rose miniatura come rose che sviluppano cespugli, fogliame e fiori più piccoli. La gamma spazia dalle "micro-miniature" con fiori da 0,6 cm., a rose miniatura più grandi. Di solito sono alte 25-30 cm, non superano comunque i 50 cm. di altezza. Sono molto adatte per siepi e come piante da allevare in vaso. 

Le rose miniatura sono vere e proprie rose, create appositamente perchè abbiano dimensioni ridotte, e i fiori, pur essendo più piccoli, hanno la stessa varietà di tipologia e colore delle rose "sorelle maggiori", cioè quelle normali. Nonostante la loro piccolezza, le rose miniatura sono estremamente robuste. In effetti, sono più resistenti al freddo rispetto alle rose Tè. E sono anche molto rifiorenti.

Ecco alcune delle rose "Miniatura" che hanno avuto più successo: Arcanum, Coffee Bean, Dancing Flame, Irresistible (le foto sono in ordine).






Quanto alle rose "Miniflora", la prima volta che ne è stata immessa una sul mercato  fu nel 1973, il risultato di un incrocio fra una rosa miniatura e una rosa di dimensioni normali. Rispetto alle rose "Miniatura", sviluppano cespugli e fiori un pochino più grandi. In altezza possono variare da 50 a 130 cm.

Ecco alcune delle rose "Miniflora" che hanno avuto più successo: Autumn Splendor, Liberty Bell, Unbridled, Violet Mist (le foto sono in ordine).




martedì 23 marzo 2021

LE MIE ROSE INGLESI E LA LORO ORIGINE - 3

IBRIDI DI ROSA ALBA INGLESE

Questo è il gruppo più nuovo all'interno delle Rose Inglesi, un po' distante dagli altri gruppi. E' anche il gruppo su cui si stanno concentrando di più le nuove ibridazioni di Austin, spinti un po' dal fatto che molti criticavano le ultime produzioni come "un po' tutte uguali".

La differenza, dicevamo, sta nel fatto che queste rose si avvicinano molto, nella loro crescita, alle Rose Selvatiche. Alla loro origine stanno incroci tra le Rose Alba e altre Rose Inglesi. Hanno uno sviluppo leggero e arioso. I colori, per il momento, sono solo il rosa nelle sue svariate gradazioni. I fiori sono molto delicati .

Purtroppo non ho nessuna Rosa Inglese appartenente a questo gruppo. Nella foto: "The Lady's Blush".

Però ci sono alcune Rose Inglesi che non si possono ricondurre a nessuno dei quattro gruppi illustrati. L'Azienda David Austin, infatti, come possiamo giustamente immaginare, conduce esperimenti e ibridazioni utilizzando una enorme varietà di "genitori", pertanto è inevitabile che qualche rosa non si adatti a nessuna delle 4 famiglie di Rose Inglesi. Io possiedo una di queste rose "fuori dagli schemi":


THOMAS À BECKET

(http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-70.html)

E' una rosa che, nelle sue caratteristiche, si avvicina molto alle Rose Selvatiche, con una crescita più naturale e arbustiva. A dire il vero, mi viene da chiamarla "la mia rosa SPINTACIONA" (dal dialetto romagnolo con il significato di "spettinato"). I fiori sono rosette poco profonde, di colore cremisi, con un fortissimo profumo di ROSA ANTICA con accenti di scorza di limone.




lunedì 22 marzo 2021

LE MIE ROSE INGLESI E LA LORO ORIGINE - 2

IBRIDI DI LEANDER INGLESI
La rosa "Leander" è stata uno dei primi ibridi creati da David Austin, da cui deriva il nome dato all’intero Gruppo Leander, classificato in base alla parentela genetica. Il Gruppo Leander, per carattere, si avvicina di più alle Rose Moderne che non le Ibridi di Rose Antiche, sebbene il fiore, nella sua forma, è ancora quello tipico delle Rose Antiche. 

In generale, le rose appartenenti a questo gruppo sono le più appariscenti tra le Rose Inglesi. Formano cespugli grandi, robusti, con rami che si piegano elegantemente ad arco. I fiori sono grandi, graziosamente posati quasi in bilico sul ramo, offrendo un piacevolissimo effetto. La gamma dei colori è molto ampia, e include il giallo intenso e alcune sfumature fiamma. Il profumo è forte e vario, a volte di tipo di Rosa Antica, a volte di Rosa Tè o mirra. Queste fragranze sono spesso unite a toni fruttati come lampone, limone o mela.


Fiori dalla forma molto bella, di un ricco color salmone. I boccioli rossi si aprono a forma di coppa, sviluppandosi poi nelle classiche rosette. I petali sono numerosi, di tante sfumature. Il profumo è una forte fragranza di mirra con tocchi di biancospino, fiori di sambuco, pera e mandorla.

   


BENJAMIN BRITTEN

Un colore insolito tra le Rose Inglesi. All'inizio parte con una sfumatura rosa salmone che cambia verso un intenso color rosa-rosso. Le corolle sono a coppa profonda, il profumo è intensamente fruttato, con tocchi di gocce di vino e di pera.

SUMMER SONG

Fiori a coppa di un colore molto insolito, un arancio bruciato che si sposa bene con altre tinte calde. I petali esterni formano un anello perfetto, racchiudendo i numerosissimi petali interni. Forte profumo che risulta un mix di foglie di crisantemo, banana matura e Rose Te.

IBRIDI DI ROSA MOSCHATA INGLESE
Gli ibridi di Rosa Moschata Inglese sono derivati dall'incrocio degli Ibridi di Rosa Antica con le Rose Noisette.  La loro struttura è più leggera delle rose dei due gruppi da cui derivano, con un effetto finale di grande delicatezza e fascino.
Anche i loro colori hanno una dolcezza che è tra le più accattivanti in una rosa, con i freschi rosa, rosa chiarissimo, giallo chiaro e sfumature di albicocca e pesca. 


LADY EMMA HAMILTON

Ha un colore piuttosto brillante per una Rosa Inglese. I boccioli sono rosso scuro con accenni di arancio. Quando è completamente aperto, il fiore risulta di un grazioso mix tra un ricco arancio-mandarino con il retro dei petali giallo-arancio, il tutto che contrasta felicemente con il colore del fogliame che è un verde-bronzeo molto scuro. Il profumo è forte, deliziosamente fruttato, con accenti di pera, uva e agrumi.
MOLINEUX
Un cespuglio dalla crescita molto "libera". I ricchi fiori sono gialli, soffusi di arancio. Il profumo è di Rosa Tè con un fondo di Rosa Moschata.


(continua)

domenica 21 marzo 2021

LE MIE ROSE INGLESI E LA LORO ORIGINE - 1

Ritorno a parlare delle rose inglesi che possiedo, ma questa volta rifacendomi ad un punto di vista diverso. 

Per chi fosse nuovo dell'argomento, ricordo che le rose inglesi sono state create da David Austin, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. Le rose create da David Austin sono un mix tra l’aspetto fenomenale ed il forte profumo delle rose tradizionali e l’alta resistenza e la varietà di colori delle specie ibride.

Le rose inglesi costituiscono in tutto e per tutto un nuovo tipo di rose, da affiancare alle altre tipologie che conosciamo. In base alla varietà  di provenienza, le rose inglesi si possono suddividere in 4 grandi sottogruppi:

- ibridi di Rose Inglesi Antiche;

- ibridi di Leander Inglesi;

- ibridi di Inglese Moschata;

- ibridi di Alba Inglesi.


IBRIDI DI ROSE INGLESI ANTICHE

Le Rose Inglesi Antiche sono le Rose Inglesi originali. Hanno molte caratteristiche delle vere Rose Antiche (Galliche, Damascene...), anche se variano molto tra un tipo e l'altro. Come le Rose Antiche, i loro colori di solito sono morbide sfumature di rosa, cremisi e porpora. Di solito formano cespugli di medie dimensioni e ripetono la fioritura durante tutta la stagione. La maggior parte ha un forte profumo di Rosa Antica, a volte con piacevoli aggiunte fruttate. Sono rose da giardino eccellenti, resistenti, affidabili e sane.

Le mie rose inglesi che appartengono a questo gruppo sono:

  • Eglantyne
  • Brother Cadfael
  • Harlow Carr
  • Susan William-Ellis.


EGLANTYNE

(http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-67_7.html)

Fiori di un rosa molto chiaro, fortemente profumati (una fragranza dolce e delicata di Rosa Antica).


BROTHER CADFAEL

Fiori grandi, globulari, di colore rosa chiaro, quasi da sembrare peonie. Fortissimo profumo di Rosa Antica, simile al profumo di alcune rose Bourbon.

HARLOW CARR

(http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-27.html)

Una rosa molto resistente, estremamente sana, con fiori di media grandezza che fioriscono durante tutta l'estate. Il colore è rosa carico e il profumo, forte, di Rosa Antica.



SUSAN WILLIAM-ELLIS

(http://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-31.html)

Una piccola rosa deliziosa, senza troppe pretese, di un colore bianco puro. La cosa più straordinaria di questa rosa è che è assolutamente sana. E' tra le prime rose inglesi a fiorire e continua fino ai primi geli. Il forte profumo è di pura Rosa Antica.


(continua)

mercoledì 17 marzo 2021

I TEMPI E I NOMI DELLE ROSE - 2


Battezzare ufficialmente una nuova rosa, cioè ottenere quel segno ® di fianco al nome, e che significa "Registrato", non è cosa burocraticamente semplice né tanto meno a buon mercato.

Per essere sicura di riportare informazioni esatte in proposito, ho intervistato il mio amico ibridatore Marc Alberici. Mi ha riferito che esistono due step possibili: la registrazione e il brevetto.

Per la registrazione, occorre recarsi presso qualsiasi sede della Camera di Commercio, che si occuperà di trasmettere in via telematica la domanda di registrazione all’Ufficio Marchi e brevetti di competenza.

Per evitare di recarsi di persona alla sede della Camera di Commercio, si può portare a termine questa operazione anche on-line, creando un accesso all’apposita piattaforma, assicurandosi però di essere in possesso della firma digitale del titolare della richiesta di registrazione, necessaria per inviare i moduli. L’operazione non è facile per un privato. 

La tassa per la domanda di registrazione è di € 300,00. In questo modo si protegge SOLO IL NOME, significa che chiunque può moltiplicare la varietà dandole un altro nome.

I brevetti sulle novità vegetali, che proteggono nome e pianta, sono invece "una nebulosa di articoli" - dice Marc Alberici -, il tutto va ad una commissione europea e inoltre si pagano cifre esorbitanti, si parla di migliaia di euro all'anno.

Marc Alberici sconsiglia entrambe le cose. Quando gli ho chiesto "allora come si fa", lui ha detto che quando ha una nuova varietà degna di essere messa in commercio, decide il nome e quando invia le piante ai vari concorsi, le presenta con quel nome. E basta. Anche ai vivai presso cui vende le sue rose, le presenta con il nome da lui scelto, semplicemente.

Proprio come ha fatto il mio vivaio di riferimento per le rose, Vittori Vivai di Forlimpopoli.

Ecco la storia (che ho già abbondantemente pubblicato  in passato, ma mi piace ripeterla). Un giorno di maggio del 2017 mi recai al vivaio per ammirare il loro splendido roseto, dove hanno soprattutto varietà antiche e anche rose nuove riprodottesi spontaneamente. Quando faccio queste visite di solito scatto un sacco di foto e le pubblico sui social, soprattutto in Instagram (se proprio volete dare un'occhiata al mio profilo cercate vale_roselover). Mi piace quando altri rosomani commentano le mie immagini, e quella volta ci fu una signora americana che commentò una foto dicendo che era bellissima, e chiedendo come si chiamava. Non avendo io stessa trovato il cartellino di riferimento di quella pianta, scrissi (in inglese come tutto quello che pubblico su Instagram): "Mr. Vittori, mi può dire per favore il nome di questa rosa?"  E i Vittori risposero: "Non ha ancora un nome, ma se sei d'accordo le possiamo dare il tuo". Al che quasi svenni dalla gioia.

La proposta naturalmente venne accettata dalla sottoscritta, ma anche qui dovetti fare i conti con i tempi delle rose. Il Battesimo ufficiale della multiflora "Valentina Bordini" avvenne, infatti, solo nel maggio 2019. Come mai? Perchè dovette essere riprodotta tramite innesto, e questo è il tempo che occorre tra l'innesto delle gemme e la disponibilità della nuova pianta innestata, circa un anno e mezzo.

E la dedica che mi fecero alla consegna della rosa fu: "Per i grandi meriti di appassionata blogger".

Nelle foto: la rosa "Valentina Bordini", disponibile presso i Vittori Vivai di Forlimpopoli, visibile alla mia pagina https://valentinaelesuerose.blogspot.com/p/rosa-n-76.html.

martedì 16 marzo 2021

I TEMPI E I NOMI DELLE ROSE - 1

Chi inizia, come amatore, ad affacciarsi nel mondo delle rose, deve essere ben consapevole che i tempi per giungere a dei buoni risultati come ibridatore, sono lunghissimi. Le grosse aziende, parliamo di nomi come Barni, Meilland, Guillot, Austin... impiegano anche fino a 10 anni prima di immettere una rosa sul mercato. I primi tre anni dalla nascita da seme sono, diciamo così, di assestamento; occorre tenere controllata la resistenza della pianta alle malattie, al caldo, al freddo, e tante altre variabili.

Se "sfogliate" il database mondiale delle rose  HelpMeFind all'indirizzo https://www.helpmefind.com/rose/plants.php, per cercare notizie e foto su una rosa, vedrete che nella descrizione viene dato il nome dell'ibridatore con l'anno, spesso preceduto da "before", che significa prima. Cioè, l'anno indicato è quello di immissione in commercio, ma la pianta è stata creata anni "prima".

Molte rose, spiega l'ibridatore Aicardi nel suo libro, per l'eccessivo entusiasmo e la troppa fretta, sono state presentate al pubblico in tempi troppo brevi, e così come è arrivata subito, la gloria è passata altrettanto velocemente, dopo che si sono manifestate diverse pecche nelle piante prima tanto esaltate e a volte anche premiate.

Ma quando si giunge, finalmente, ad avere un esemplare degno di essere immesso sul mercato, occorre prima dargli un nome. E ancora il grande Aicardi ci insegna qualcosa in proposito:

"Dare il nome ad una rosa è facile, però non è cosa da prendere alla leggera, specialmente se la varietà ha dei pregi. Molte belle varietà non fecero carriera e caddero nell'oblio a causa del nome, poco simpatico o poco felice; mentre altre meno pregevoli, ma battezzate con nomi piacenti ed indovinati, divennero popolari più in grazia del loro nome che per i pregi posseduti. Nei tempi antichi i nomi dei fiori venivano presi in prestito dalla mitologia, dalla storia, dalla geografia, dalle costellazioni; poi fu la volta di nomi di imperatori, regnanti, presidenti, nobili e militari; i nomi di signora (Madame e Mistress), di signorina (Mademoiselle e Miss) sono frequentissimi, come quello di ricordo (souvenir). Nomi di uomini e donne oggi sconosciuti e scomparsi sopravvivono essendo stato il loro nome imposto a belle rose tuttora coltivate. [...]

In Inghilterra e negli Stati Uniti d'America il nome da dare alle varietà di rose è disciplinato da apposita regolamentazione approvata dalla Conferenza internazionale tenutasi a Londra nel 1930, con la quale fu stabilito:

a) che il nome delle varietà di rose consista possibilmente di una sola parola, al massimo di tre;

b) che i nomi simili o confondibili siano esclusi;

c) che i prefissi Mr., Mrs., Miss ed equivalenti siano aboliti, così pure gli articoli il, lo, la;

d) che i nomi lunghi o comunque difficili da pronunciare siano esclusi."

(D. Aicardi, Le Rose moderne coltivate ed allevate da amatori, floricoltori, seminatori, Ed. Apeiron, 2008).

Non so se oggigiorno tale normativa sia ancora vigente, o se nel mondo vengano comunque seguiti questi consigli, che trovo sicuramente di buon senso e validi sempre. Sicuramente in nomi inizianti per Miss, Signora, Signorina sono ormai desueti, e trovo che i nomi assegnati alle nuove rose siano più fantasiosi e piacevoli.

(foto dall'alto: Madame Meilland, chiamata anche, a seconda dei paesi, Peace, Gioia, Gloria Dei; Imperatrice Farah; Lady Emma Hamilton; Baron Girod de l'Ain; Mrs. Oakley Fisher).

(continua)

lunedì 15 marzo 2021

3 ERRORI DA EVITARE CON LE ROSE

Uno degli errori più gravi che possiamo commettere e che pregiudicano la vita delle nostre rose, è quello di far ristagnare l'acqua vicino alle radici. Se l'acqua rimane per lungo tempo vicino al colletto, ben presto le radici marciranno e la pianta morirà.

Per evitare questo problema, occorre realizzare un "monte", cioè un dosso quando mettiamo a dimora la rosa, in modo che il centro della pianta sia più alto del terreno circostante. Quando annaffieremo, l'acqua non si fermerà vicino al gambo della rosa, ma sgronderà verso l'esterno. La stessa cosa avverrà in caso di pioggia.

Un altro errore grave che possiamo commettere è eseguire delle potature sbagliate. La potatura va eseguita sempre con forbici ben affilate e disinfettate con alcol etilico. Dovremo potare la nostra rosa fuori dai rigori invernali ma prima della ripresa vegetativa (non ci devono essere germogli). Per le modalità di potatura potete consultare i miei precedenti post sull'argomento.

Il terzo grosso errore da non commettere, è quello di non curare le nostre rose sia dalle patologie fungine sia contro gli insetti.

Le patologie principali che colpiscono le rose e le fanno morire se non curate sono:

- la peronospera

- la ticchiolatura

- la ruggine (nella foto) 

- l'oidio.

Contro queste patologie la miglior lotta è la prevenzione. Nel periodo invernale occorre trattare la rosa con prodotti a base di rame. In pieno inverno, quando le foglie sono tutte cadute si raccolgono e si eliminano (perchè potrebbero contenere le spore). Poi si fa il trattamento con ossicloruro di rame o poltiglia bordolese.

Un secondo trattamento si fa subito fuori dai rigori invernali e prima della ripresa vegetativa. Un terzo trattamento si può fare in piena fase vegetativa, se notiamo che la malattia sta colpendo le foglie.

Quanto agli insetti che attaccano la rosa, i più devastanti sono i pidocchi (afidi) e i bruchi (nella foto). 

Un buon "allontanatore" naturale per gli afidi è un insetticida fatto con aglio e peperoncino. In caso di attacchi più massicci si può usare il sapone molle potassico. 

Nel caso di bruchi, che in poche ore possono mangiare grandi quantità di foglie, ecco la ricetta per un insetticida repellente naturale. Occorrono:

- 1 litro di acqua

- 100 grani di pepe nero (corrispondente a 4,5 grammi di pepe macinato).

Portare l'acqua ad ebollizione, spegnere il fuoco ed aggiungere il pepe nero in polvere. Coprire il contenitore e lasciare a macerare per 4 ore. In seguito filtrare con un colino a trama fitta e il liquido è pronto. Spruzzare la soluzione alla mattina presto e alla sera tardi, facendo attenzione anche alla parte di sotto della foglia. 

Questa soluzione con il pepe nero va fatta al momento, perchè dopo 24 ore l'effetto irritante lentamente svanisce.

venerdì 12 marzo 2021

L'ITALIA NELLA STORIA DELLE ROSE - 3

 (continua)

(tratto da http://www.trafioriepiante.it/infogardening/poltrona/QuarantennioRoseItaliane.htm)

Ma noi facciamo partire ufficialmente la storia delle rose italiane usualmente con il primo ibridatore italiano che si presenta al pubblico, Luigi Villoresi, che era stato direttore dei Giardini Reali di Monza tra il 1812 e il 1825. Sua è infatti la famosa 'Bella di Monza' (Modoetiensis Villoresi) creata agli inizi dell'Ottocento e menzionata per la prima volta nel 1826 nel catalogo di Carlo Maupoil, vivaio di Dolo, vicino a Venezia. Fu una rosa che dovette godere di una certa popolarità e che rimase disponibile sui cataloghi fino al 1853: 'Questa bellissima rosa è una delle venti e più varietà del Bengala o Cinesi create dal signor Villoresi, sovrintendente dei giardini dell'Arciduca, a Monza.

Altre rose italiane ci sono rimaste nascoste dalla grande storia: 

'Mazzorati' (Italia, 1828. Doppio, color granata porpora scuro) e 'Pallavicini' (Italia/Soulange-Bodin, 1828. Doppio, bianco-giallastro) che troviamo descritta non solo nei testi francesi (Desportes, Vibert, Boitard) ma anche in quelli inglesi. Infatti Rivers, nel suo The Rose Amateur's
Guide del 1843, scrive abbastanza a lungo di questa rosa. La descrive come insignificante se coltivata da talea, ma assolutamente magnifica se innestata, tanto da apparire una rosa completamente differente. Un esemplare in fiore su di un muro della sede della Horticultural Society, "attirava moltissimo l'attenzione", scrive. E 
aggiunge: "Credo che sia di origine italiana, come molte rose Tea o Cinesi sono ottenute ogni anno da seme in Italia, ma non distribuite".

Come si vede quindi grande attività in Italia, ma assolutamente al buio rispetto ai grandi fari della storia puntati in questo periodo prevalentemente su Francia e Inghilterra. Un clima mite, le nuove rose rifiorenti dell'Oriente, la Francia un buon acquirente: queste le basi per una discreta attività.

Tra le nuove classi di rose che si formano in questo periodo, nel tentativo di incrociare le vecchie rose europee con le rose rifiorenti provenienti dalla Cina, dovremmo ricordare anche un gruppo di rose, originate dal tentativo di utilizzare la R. foetida come genitore. Si dice che l'introduzione di R. foetida rappresenti l'inizio della creazione delle rose moderne. Non è genitore facile questa rosa, tanto che il gruppo che comunque ne deriva è piuttosto sparuto sia come forme di R. foetida che come ibridi. Tra queste poche troviamo due italiane di cui però non conosciamo l'ibridatore: 'Globe Yellow' (Italia, ant. 1846. Doppia, globosa, gialla) e 'Jaune d'Italie' (Italia, ant. 1846. Doppia, piccola, giallo paglia).

Ci stiamo avvicinando a grandi passi ad una storia "emersa" delle rose italiane, in cui possiamo trovare per esempio un altro direttore dei
giardini reali di Monza tanto importante da dare il suo nome al portainnesto, Giuseppe Manetti. E arriva anche Bonfiglioli con, prima tra tutte, la famosa Bourbon 'Variegata di Bologna' (1909) (nella foto); e poi 'Ricordo di Giosuè Carducci', 'Ricordo di Géo Chavez', 'Garisenda', una sarmentosa figlia della R. wichurana e di 'Souvenir de la Malmaison'; 'Luigi Galvani' (1911), 'Italia 1911', 'Isabeau'. 

Infine, nel 1913, 'Clementina Carbonieri', una Tea figlia ancora una volta dell'Ibrido di Tea 'Kaiserin Auguste Viktoria' e della Cinese 'Souvenir de Catherine Guillot'. Ma ci sembra di poter dire che dopo le rose Cinesi e i loro ibridi, le voci delle rose italiane tacciono. Non le troveremo tra le Borboniane, se non con l'unica del suo gruppo, la 'Variegata di Bologna'; né tra gli Ibridi Perenni molto in voga in quel periodo, né tra le Noisette. Bisognerà attendere gli Ibridi di Tea, per tornare a distinguere il nostro idioma nazionale.

Alcuni tra gli ibridatori italiani della prima metà del secolo scorso meritano di essere meglio conosciuti e apprezzati per la sistematicità e il rigore dei loro metodi di ibridazione: i Bonfiglioli, Domenico Aicardi (foto), i fratelli Giacomasso, di cui conosciamo abbastanza le attività.


Ricordiamo anche Giuseppe Borgatti, che doveva essere collegato alla ditta Sgaravatti, di cui però si trovano pochissime informazioni riguardo gli incroci da cui otteneva le sue rose. E anche di Giuseppe Cazzaniga, nonostante si possano elencare ben 56 delle sue varietà, di cui 17 coltivate attualmente al Roseto Fineschi, si trova pochissimo riguardo le origini delle sue rose.

giovedì 11 marzo 2021

L'ITALIA NELLA STORIA DELLE ROSE - 2

(continua)

(tratto da http://www.trafioriepiante.it/infogardening/poltrona/QuarantennioRoseItaliane.htm)

Possiamo seguire, a partire dal 1633 fino all'ultima testimonianza scritta del 1811 con l'Almanach des Dames di Guerrapain, la presenza di una serie di rose Omnium Mensium, o Rosier de tous les mois generate dall'originale rossa in una serie di mutazioni bianche, striate, carnicine singole, a mazzetti e a fiore semplice, ognuna delle quali con una sua propria denominazione.

La 'Monthly Rose' originale, e cioè la Rosa Italica flore pleno perpetua avrebbe quindi giocato un importantissimo doppio ruolo nell'evoluzione delle rose moderne: da una parte per lo sviluppo delle Damascene Perpetue e dall'altra, ma indirettamente, per le Borboniane. In conclusione, con il determinante contributo di un ceppo di rose italiane.

Sono probabilmente questi gli inizi di questa classe e l'Italia rimane visibile in questo periodo anche con altre varietà che sarebbero ibridi rifiorenti di Damascene. Abbiamo notizia di una rosa 'Italica' ('D'Italie', 'Quatre Saisons d'Italie', 'Rose d'Italie', 'D'Italie Rose', 'Damascena Italica'). Arriva da Firenze e la riceve nel 1806 Dupont, il noto rosaista francese e rimane disponibile per più di vent'anni. Poco profumata, ma graziosa ed elegante, dal fiore semi-doppio, rosa. 'Henriette' che arriva in Francia, proveniente dall'Italia nel 1811, forse sinonimo di 'Italica' dal fiore doppio, rosa delicato. E' preceduta da una certa 'De Naples', attribuita a Descemet, di questa varietà non ci è pervenuta alcuna descrizione, ma il suo nome stava a significarne la provenienza. Per completare la lista delle rose di origine italiana, aggiungeremo una mutazione di 'Italica', 'D'Italie Blanche', di Carici -Coquerel, circa del 1812.

Arrivano poi le rifiorenti cinesi (nella foto la Rosa Cinese botanica). E' interessante che molte rose Cinesi, importate o nate da seme, erano in
circolazione in Europa nel periodo tra fine Settecento e inizio Ottocento, offrendo quindi molto materiale per gli incroci. Oltre alle varietà importate dall'Oriente, queste rose tendono ad originare dalla Francia e dall'Italia piuttosto che dall'Inghilterra, dato il clima sfavorevole di questo paese per la maturazione dei semi. In questo periodo l'Italia sembra giocare un ruolo non di poco conto: il traffico tra Francia e Italia per quanto riguarda le rose è molto intenso; semi e piante arrivano in Francia provenienti dall'Italia, tanto che gli ibridatori francesi si sentono quasi in obbligo, per dovere di riconoscenza, di dare a molte loro creazioni, nomi italiani.

Lo stesso Vibert ci dice che Philippe Noisette, stimato e conosciuto ibridatore, aveva avuto il merito di introdurre in Francia almeno una dozzina di meravigliose rose Cinesi provenienti dall'Italia.

In questo lavoro l'Italia deve aver giocato un ruolo di grande importanza fornendo materiale ai grandi ottenitori francesi e probabilmente non solo a loro. Nel 1818 viene introdotto un Ibrido Cinese, 'Belle de Lodi'. Aveva un sinonimo, 'Belle Gabrielle', poteva essere reperita presso i vivai di Laffay, ma il nome 'Lodi' naturalmente fa riferimento alla città italiana. Proprio in questi anni il moltiplicarsi di rose Tea sembra non aver fine.

C'è da pensare che fosse stata individuata una fonte in Italia che produceva di queste rose, perché nei dieci anni successivi i francesi continueranno a introdurre rose ibridate in Italia! Naturalmente non sappiamo nulla di dove provenissero né da chi. La storia della rosa in Italia compresa tra il 1830 e il 1840 è tutta da scrivere...

(continua)

mercoledì 10 marzo 2021

L'ITALIA NELLA STORIA DELLE ROSE - 1

(tratto da http://www.trafioriepiante.it/infogardening/poltrona/QuarantennioRoseItaliane.htm)

Perché l'Italia non è mai stata protagonista nella storia della rosa? 
Perché non ci sono grandi ibridatori italiani? Perché alle rose si collegano Francia, Inghilterra e America, oltreché Olanda, Germania, Spagna, Belgio o Danimarca? 
I motivi di tale assenza potrebbero essere questi: mancanza di una committenza colta e ricca; assenza di una letteratura specifica di autori italiani; inesistenza di una politica economica di sostegno; appezzamenti di terra troppo piccoli; clima troppo mite. Sembra paradossale, ma la bonarietà dei nostri inverni ha indotto i coltivatori a fidarsi delle condizioni atmosferiche senza doversi misurare con temperature pericolose alle colture e quindi senza dover sviluppare una tecnologia di sostegno e di riparo, che in qualche modo fornisse anche lo stimolo per la ricerca. Pensiamo per esempio a Wilhelm Kordes che, a partire dagli anni 40, proprio grazie agli inverni tremendi del Nord è stato spinto, sollecitato, costretto a orientare la sua ricerca su varietà resistenti al freddo; ricerca da cui sono nate le famose Rose Kordesii (foto in alto a destra), introdotte negli anni '50.

Fate attenzione a quello che dice Aicardi alla fine degli anni '40 nel suo famoso libro "Le Rose Moderne": "Tutti i floricoltori si sono improvvisati tali provenendo da ogni ceto: contadini, manovali, marinai, pastori, artigiani". Pensiamo invece da dove quasi sempre provenivano i grandi ibridatori: erano giardinieri o vivaisti. Oppure avevano alle spalle, una, due, tre generazioni di padri che facevano questo lavoro che veniva poi tramandato ai figli.
Queste sono le coordinate che possono servire da orientamento per inquadrare la situazione. 
Per narrare, in sostanza, la storia di un'assenza bisogna quindi andare alla ricerca. Andare a vedere "oltre"  la storia ufficiale, tra le sue pieghe, tra le informazioni date di passaggio, quei velocissimi lampi di luce devono per forza diventare sufficienti ad illuminare il mondo circostante.

Per poter avere notizia di rose rifiorenti dovremo aspettare la fine del '500 e trasferirci a Ferrara, dove il famoso saggista francese Montaigne (immagine a destra), viaggiando alla volta di Roma, si imbatte in una rosa che, gli dicono, poteva fiorire in ogni mese dell'anno. Anche in questo caso non ne sappiamo molto di più: era una pianta? Era un singolo fiore? Non abbiamo nessuna descrizione, né da Montaigne né da un suo contemporaneo. 
Dalla fine del '500 fino al 1633, non si legge più nulla sui trattati botanici di questa misteriosa rosa rifiorente.

È Ferrari che nel 1633, nel suo 'Flora, seu, De Florum Cultura' pubblicato a Roma, menziona per la prima volta, quindi dopo circa 50 anni dalla rosa 'di Ferrara' una Rosa Italica flore pleno perpetua, cioè una rosa italiana rifiorente, perpetua, che viene chiamata 'Omnium Mensium' (di tutti i mesi), dal colore piacevolmente rossastro e 'molto somigliante' alla Damascena. 
Nel 1655, a Londra, il famoso botanico John Rea, sotto la voce Rosa mensalis, parla di questa rosa, molto somigliante alla Rosa Damascena, che in Italia può fiorire per sette mesi, ma di cui l'autore non ha mai avuto prova in Inghilterra, paese dove, per clima, la fioritura si limita a soli tre mesi.

(continua)

mercoledì 3 marzo 2021

UNA BORSINA DI VITA

L'altro ieri siamo tornati in zona gialla, sospiro di sollievo; alt, da domani siamo in zona arancione, anzi no, arancione scuro, Bologna è già zona rossa, chi ci capisce più niente...

I miei ragazzi hanno scuola in presenza tutti i giorni l'uno, l'altro scuola in presenza un giorno sì e uno no, anzi cioè, da domani tutti e due in DAD, e niente più palestra, anche questa sospesa. Per due settimane? Si parla già di un mese, fino alle vacanze di Pasqua...

Sta per scoppiarmi il cervello, e non solo, sto per piangere, non se ne esce più, aiuto, ho bisogno di non pensare più a queste cose, mi serve un sollievo mentale...

Possono due minuscole foglioline che si affacciano dal terriccio, dare un istante di felicità? Felicità non proprio, è un parolone, io dò a questo termine un significato talmente ampio, che mi sembra quasi impossibile poter provare felicità su questa terra...

Però le due foglioline un palpito di gioia me lo regalano davvero...

E allora mi fermo a contemplare le mie due serre sul balcone, da qualche giorno fa caldo e le tengo chiuse solo la notte. Vi trovano casa le piantine di rosa nate a partire da novembre, alcune sono già alte una decina di centimetri, altre, come quella vista or ora, sono appena spuntate.

Poi mi decido, vado giù in cucina e prendo la borsina "del tesoro" che tengo in frigorifero, non molto grande ma pesante, e mentre la porto di sopra penso: "qui dentro c'è ancora vita...".

Nella borsina si trovano i sacchettini di plastica chiusi da zip, con un po' di terriccio umido e i semi che vi ho depositato a partire da settembre, quelli che non hanno ancora avuto voglia di germinare (e forse non germineranno mai, ma tant'è).



Mi siedo in terra (mio marito trova così disdicevole questa mia abitudine...), prendo il cellulare su modalità torcia, e uno alla volta tiro fuori della borsina le bustine di terriccio e le esploro alla ricerca di una "codina", la prima parte di nuova pianta che spunta dal seme... ne trovo ancora alcune, anche se ormai siamo molto avanti con la stagione. Man
 mano che trovo i semi germinati, li metto nei bicchierini di plastica da caffè, ai quali ho praticato un paio di fori in fondo, e che ho riempito di buon terriccio. Un buchetto di un centimetro circa nella terra, e voilà, dentro il semino. Tra qualche giorno, se fa il bravo, spunteranno i cotiledoni, cioè le prime due foglioline della nuova pianta.

Tutto questo lavoro, un po' certosino e un po' ripetitivo, mi ha calmato, ora posso tornare ad affrontare la vita e la pandemia con un po' più di tranquillità, fino alla nuova crisi.

E sogno i fiori che le nuove piantine produrranno già a partire da aprile, sperando che tra di loro ci sia qualcosa di eccezionale, qualche nuova rosa degna di essere messa in commercio, chissà, in futuro...