venerdì 25 febbraio 2022

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI DAI CATALOGHI ONLINE - 1

Sfogliare i cataloghi di rose online è sempre stato il mio passatempo preferito sul web. Naturalmente ho i miei vivai di fiducia, ai quali di quando in quando faccio una visita virtuale.

In questi giorni, se non li conoscete già, ve ne farò conoscere 4, da ognuno dei quali vi consiglierò 3 rose.

VITTORI VIVAI di Forlimpopoli, via Emilia per Forlì 1420 - FC

sito web: https://www.vittorivivai.it/

Dalle Rose Inglesi che hanno in catalogo, vi presento "Vanessa Bell".

E' un ibrido di casa Austin del 2017, che si rivela estremamente fiorifero durante tutto l’arco della

stagione, adatto al piantamento sia in giardini formali che in aiuole libere, dato il suo portamento cespuglioso ed eretto, ed anche utilizzabile come siepe. I boccioli bianco-verdi macchiati di carminio si aprono in coppe profonde, di media grandezza, raccolte in piccoli mazzi e dal profumo fresco. I petali tendono a schiarire alle estremità e la loro trasparenza rende i fiori estremamente luminosi, con una macchia di giallo più intenso al centro, e il fogliame è scuro e decisamente sano.

La Rosa è dedicata alla designer Vanessa Bell,  sorella della scrittrice Virginia Woolf e fondatrice del noto Bloomsbury Group, e il suo acquisto contribuisce al mantenimento della dimora di Charleston, il capolavoro artistico di Vanessa e del suo ultimo compagno, Duncan Grant.

La trovate nel catalogo Vittori alla pagina https://www.vittorivivai.it/prodotto/vanessa-bell/.


Dalle rose Ibridi di Tè a granfiore, mi piace molto questa novità: "Altamoda", di Nirp, 2018.

Cespuglio vigoroso e sano, con vegetazione densa ed armonica, composta da grandi foglie verde medio.

I fiori sono magnifici: rosa intenso sfumato di chiaro nel retro e nell’interno, in modo che appare ancora più corposa la massa innumerevole dei petali, che si aprono lentamente, perfettamente disposti in forma turbinata.

I boccioli sono tondeggianti e chiari, riuniti in piccoli mazzi o solitari, e all’apertura emanano un intenso, ottimo profumo di rosa.

La trovate nel catalogo Vittori alla pagina https://www.vittorivivai.it/prodotto/altamoda/.


Dal gruppo delle Floribunda di propongo questo bellissimo Ibrido di Hulthemia Persica: "Djamila".

Tantau ha da poco introdotto gli ibridi di Hulthemia persica nella sua vastissima gamma, e questa nuova rosa è la più scura del gruppo Orienta.

I petali più che semidoppi si dispongono aperti intorno ad un ciuffo di stami giallo oro, e il loro malva-porpora si approfondisce in un occhio amaranto scuro alla base. Il profumo è intenso, e attrae fortemente gli insetti impollinatori.

Forma un cespuglio dimensioni medio piccole, adatto anche alla coltivazione in vaso, con foglia lucida verde scuro, rustica e abbastanza resistente.

Note: Djamila significa “la bella”.

La trovate nel catalogo Vittori alla pagina https://www.vittorivivai.it/prodotto/djamila/.

martedì 22 febbraio 2022

PICCOLA STORIA DELLE ROSE "TE'" (O "TEA'")

Il nome poco scientifico di "Rose Tè" ha attinenza con il colore ma veniva usato dagli inglesi per identificare due varietà di rose, scoperte in giardini cinesi, i cui fiori avevano un profumo che ricordava quello delle foglie fresche della pianta del tè.

Queste due rose, quando arrivarono in Inghilterra nei primi decenni del 1800, ebbero nomi molto più altisonanti.

La prima, nel 1809, fu chiamata "Hume's Blush Tea-scented China" (foto sotto) ed era di colore rosa chiaro, doppia e profumata; la seconda, di colore giallo pallido, arrivata dalla Cina nel 1824, ebbe il nome di "Park's Yellow Tea-scented China".

Successivamente , si è potuto stabilire con buon margine di sicurezza, attraverso accurate ricerche e comparazioni, che ambedue sono da considerarsi ibridi di Rosa odorata, che a sua volta è il risultato di un incrocio fra la Rosa chinensis e la Rosa gigantea. 

L'eleganza dei boccioli e dei fiori, la rifiorenza e le delicate tonalità dei colori, costituivano un insieme di caratteri talmente diversi ed evoluti rispetto a quelli delle rose diffuse da secoli in Europa, che l'uso massiccio di queste due rose cinesi nei programmi di ibridazione dei rosaisti più importanti, provocò la comparsa di centinaia e centinaia di nuove varietà.

Le rose cinesi e quindi anche molti loro ibridi, erano relativamente resistenti a climi rigidi e quindi furono i rosaisti francesi, probabilmente per ragioni climatiche, che lavorarono in misura maggiore con queste rose profumate di tè, incrociandole con le varietà europee più diffuse, creando vastissime progenie di ibridi difficilmente catalogabili.

Dopo qualche generazione, il famoso profumo di tè non era più apprezzabile ma il patrimonio genetico dei nuovi ibridi aveva acquisito caratteri importantissimi per l'ulteriore sviluppo della Rosa: basti pensare a tutte le tonalità di giallo, ocra, albicocca e salmone fino ad allora sconosciute.

Questa enorme massa di nuove rose, genericamente catalogate come "rose tè", erano in effetti difficilmente classificabili e molte varietà avrebbero potuto essere incluse nelle successive "Ibride di Tè". Esistevano ed esistono comunque rose tè sia a cespuglio che rampicanti, questi ultimi in genere, mutazioni spontanee delle corrispondenti varietà cespugliose.

Insieme alle rose cinesi originarie, sono praticamente scomparse la maggior parte delle varietà ibride, per denominare le quali si ebbe una inflazione di Madames, Mademoiselles, Baronnes, Duchesses e Comtesses all'epoca famose.

lunedì 21 febbraio 2022

LA "ROSA SANCTA" O "ROSA RICHARDII"

Di quando in quando mi piace fare un'incursione nella storia delle rose antiche. Oggi vi propongo la "Rosa Sancta" o "Rosa Richardii".

La "Rosa Sancta" è conosciuta con questo nome perchè ampiamente coltivata in Etiopia nei giardini delle chiese e per l'ornamento delle tombe. Potrebbe essere la stessa rosa con la quale gli Egiziani adornavano le mummie dal 500 al 200 a.C. 
Ritrovata negli altipiani etiopici ed in Asia minore, ha fiori semplici riuniti in piccoli corimbi, di colore bianco rosato e forma un cespuglio di media altezza, molto spinoso. 
La sua taglia modesta è probabilmente dovuta al naturale
adattamento al clima non consono.  
La sua origine non è del tutto certa, forse è un ibrido di Gallica di notevole antichità. Fu descritta per la prima volta nel 1848 dal botanico inglese Richard (da qui il suo altro nome "Rosa Richardii").

Un antichissimo documento, dove per la prima volta è identificabile la riproduzione di una pianta di fiori di rosa (e probabilmente proprio di Rosa Sancta) è costituito da un affresco che si trova nel palazzo reale a Cnosso, capitale del regno di Minosse. Questo affresco risale a circa 1.500 anni prima di Cristo, è in parte originale ed in parte malamente restaurato.

venerdì 18 febbraio 2022

ROSE ANTICHE, ROSE IBRIDI DI TE' E MODERNE

‬Le rose antiche presentano una grande biodiversità, ‬hanno fogliame
diverso sia nel colore,‭ ‬tutti i toni del verde con riflessi blu o grigio,‭ ‬che nella forma a seconda dell’appartenenza.‭ ‬Il portamento è libero,‭ ‬perfino disordinato per alcune.‭ ‬I fiori poi di alcune specie,‭ ‬come le Alba,‭ ‬hanno un aspetto opalescente che non è stato eguagliato da nessuna rosa moderna,‭ ‬altre sono sericee ovvero i petali presentano una superficie setosa paragonabile alla pelle trattata con un olio secco...‭ ‬che lusso‭! (nella foto: la Rosa Centifolia).

Ma le patologie fungine‭ “‬possono costituire un problema‭” ‬per molte di loro e,‭ ‬potarle bene è un prenderci...‭ ‬si impara con il tempo e sbagliando,‭ ‬che in questo caso le regole generali lo sono troppo per adattarle a tanta diversità.‭

Le rose antiche si dividono in non rifiorenti e rifiorenti. Quattro sono i grandi gruppi delle antiche non rifiorenti:
- ROSE GALLICHE
- ROSE ALBA
- ROSE DAMASCENE
- ROSE CENTIFOLIA.

Quelle rifiorenti sono:
- ROSE CINESI
- ROSE IBRIDI PERENNI
- ROSE BOURBON
- ROSE PORTLAND
- ROSE NOISETTE
- ROSE TE'

Il 1867 rappresenta l'anno spartiacque tra le rose antiche e quelle moderne. In quest'anno francese Guillot ottiene per ibridazione
spontanea "La France" (nella foto), che viene considerata è il primo ibrido di Tè. Gli ibridi di Tea derivano dall'ibridazione delle eleganti rose Tea, fino ad allora coltivate solo nelle regioni a clima più mite per la loro scarsa rusticità, e i rustici, vigorosi ibridi perenni. 

Le principali caratteristiche delle rose Ibridi di Tè sono il fiore appuntito e dal centro rialzato, spesso unifloro: la pianta ha ampio fogliame e le fioriture si susseguono durante tutta la stagione. Spesso I fiori si possono anche recidere e usare per composizioni e bouquet. Il portamento è eretto e rigido, poco aggraziato in termini estetici e paesaggistici, per questo il loro luogo ideale potrebbe essere l’orto.
I fiori offrono una svariata gamma cromatica e di profumi.

‬Dopo decenni di HT con fiori grandi pieni e portamento rigido ed eretto (quelle rose che io, disprezzandole un po', chiamo "rachitiche"),‭ ‬si è iniziato ad apprezzare fiori più piccoli e cespugli più arrotondati. Potremmo dire che le rose nei giardini sono come i guardaroba nelle case,‭ ‬subiscono le mode.‭

‬In questi anni sono‭ “‬in‭” ‬le rose antiche almeno quanto lo è il vintage nell’abbigliamento.‭
A dare il via a questa inversione di stile è stato l’ibridatore inglese David Austin,‭ ‬quando ebbe la felice idea,‭ ‬che poi è stata la sua fortuna,‭ ‬di creare rose che avessero la robustezza delle moderne ma in stile antico,‭ ‬per portamento,‭ ‬forma del fiore e profumo.‭
‬Ebbe un tale successo che i maggiori ibridatori si sono subito dati un gran da fare per creare proprie linee con le stesse caratteristiche,‭ ‬e abbiamo assistito ad una divertente ricerca di nomi che evocassero tale suggestione:

‬Meilland:‭ ‬Le romantiche
Guillot:‭ ‬Generose
Tantau:‭ ‬Nostalgiche‭

Le rose più nuove (quelle cui ha dato il via David Austin) vengono
definite "modern shrub", che si può tradurre come "rose a cespuglio moderne". Questa definizione è piuttosto vaga, infatti ricopre un'ampia  gamma di rose a cespuglio di origine diversa, molte delle quali non sono nemmeno troppo distanti dalle rose botaniche. Sono tutte molto robuste e fioriscono liberamente e continuamente dalla primavera all'autunno inoltrato. Sono affidabili,‭ ‬le impianti e loro lavorano e producono,‭ ‬superati i primi anni di assestamento diventano macchine di produzione vegetativa.‭ ‬Come riconoscerle‭? ‬hanno tutte‭ (‬o quasi‭) ‬foglie verde brillante e lucide...‭ ‬perfette‭! ‬sono una soddisfazione in giardino e creano pochi problemi.‭
(Foto: la Rosa Inglese "Harlow Carr")

martedì 15 febbraio 2022

IN QUALE STAGIONE SI DEVE ESEGUIRE LA MESSA A DIMORA

Si avvicina la primavera, mi immagino gli amanti del giardino, approfittare di ogni mezza giornata di sole per preparare il terreno, per acquistare nuove piantine di primula, poi un po' più avanti di begonie, surfinie, gerani... 

Gli amanti delle rose avranno già prenotato nuove varietà dai vivai specializzati, alcune saranno già arrivate.

Cosa fare quando arrivano le nuove rose in vaso?

Domenico Aicardi consiglia così:

"Le piante appena arrivano devono essere collocate subito a dimora; se ciò non fosse possibile, sia perchè il tempo non lo permette, sia perchè il terreno in seguito a piogge non fosse confacente, esse non dovranno essere tolte dall'imballaggio, a meno che questo non sia guasto, e si porteranno in locale fresco e riparato.

La messa a dimora può effettuarsi d'autunno, d'inverno e di primavera, vale a dire da ottobre a marzo, osservando il clima della località. La stagione migliore è l'autunno: "chi pianta d'autunno guadagna un anno". Anche d'inverno, quando le condizioni del clima lo permettono, specialmente nelle zone temperate, può essere eseguita con ottimo successo. Di primavera può riuscire soddisfacente, ma si faccia più presto possibile, essendo la piantagione tanto più soggetta a fallanze quanto più si avvicina il risveglio della linfa."











Foto: bellissima immagine della serra del vivaio di Glorio Rose in provincia di Imperia. Spediscono in tutta Italia. Il loro catalogo: https://www.roseprofumate.com/le-nostre-rose/

La pagina Facebook del vivaio: https://www.facebook.com/groups/1038320416237036

La pagina Facebook della vivaista Annalisa: https://www.facebook.com/annalisa.glorio.rose

LOMAR RADIO

 SAN VALENTINO E LE SUE ROSE!! LIVE NOW💛❤️🌹



Cliccando questo link entrerete nella "puntatona" live di S. Valentino di LOMAR RADIO. Al minuto 33.30 la mia rubrica "Il nome della rosa".





lunedì 14 febbraio 2022

UNA DOMANDA SULLA SEMINA DELLE ROSE

SE SEMINO SEMI DI ROSA AUTOFECONDATA, OTTENGO UNA PIANTA UGUALE ALLA MADRE?

No, il seme non riproduce fedelmente nelle rose le caratteristiche della pianta madre, salvo che nelle specie pure, giacchè per la maggior parte sono ibridi.

La seminagione pura e semplice non dà quasi mai soggetti migliori, mentre l'incrocio o l'ibridazione possono dare origine a tipi interessanti per vigore e bellezza; ciò avviene per fenomeno di "eterosi".

Un esempio di piante "sorelle" ottenute tutte dall'ibridazione della rosa HT "Monica Bellucci" utilizzata come madre.




ROSA HT "MONICA BELLUCCI"








ESEMPI DI FIGLIE ottenute nell'anno 2020-2021









































POTATURA ROSE: LUNA CALANTE O CRESCENTE?

La potatura delle rose va sempre effettuata in fase di luna calante, in quanto la circolazione di linfa è ridotta e la cicatrizzazione della pianta è favorita, riducendo di molto il rischio di marciumi ed attacchi parassitari. In genere il periodo migliore è qualche giorno dopo la luna piena. 

Se andiamo a potare troppo presto o troppo tardi, o se il clima è troppo umido, si rischia di causare una grande dispersione di linfa che può danneggiare la pianta.

Quindi, dato che il mese giusto è febbraio, quest'anno: il 16 febbraio c'è la luna piena, quindi IL PERIODO GIUSTO PER POTARE VA dal 17 febbraio all'1 marzo (il 2 c'è la luna nuova).


LOMAR RADIO

A questo link la prima puntata della Rubrica "IL NOME DELLA ROSA" con Valentina su LOMAR RADIO.



mercoledì 9 febbraio 2022

LA ROSA "BELLA DI MONZA" - UN INTERESSANTISSIMO ARTICOLO DI SABRINA MASNATA

Ho conosciuto Sabrina Masnata tramite Facebook, grazie alla comune passione per le rose. Nella vita lavorativa fa l'insegnante di inglese, nel tempo libero è nientemeno che presidente dell'associazione "Quellicheatrasta Cistannobene", curatrice del delizioso e romanticissimo Roseto di Murta, frazioncina di Genova, e rosaista esperta.

Ho trovato questo suo articolo e, dietro suo permesso, lo riporto con piacere sul mio blog, perchè parla di una rosa italiana con alle spalle un po' di mistero.

«Numerosi esemplari di piante rare e preziose sono qui coltivate [nel roseto di Murta, n.d.r.] grazie agli sforzi dei giardinieri. …e qui vediamo anche con la stessa frequenza la varietà di rosa bengala (chinensis) ottenuta in questi giardini reali e nota come rosa bella monzese. La persona che l’ha creata è Luigi Villoresi che ha contribuito a rendere questi giardini a lui affidati belli e fruttuosi, introducendo centinaia di miglioramenti e novità’.

Nel 1777, i monarchi d’Asburgo, sovrani del ducato di Milano, commissionarono la costruzione di un magnifico palazzo circondato da parchi e giardini, nei pressi di Monza. Lo splendido edificio fu residenza di Ferdinando d’Austria, tra l’altro brillante botanico, fino all’arrivo dei francesi nel 1796. Con la proclamazione del Regno d’Italia, il palazzo di Monza divenne la dimora del vicerè: Eugène Rose de Beauharnais, figlio nato dal primo matrimonio dell’Imperatrice Josephine. In questi anni, come ormai ben sappiamo, anche la storia della rosa stava cambiando. 

Dall’Oriente arrivavano le nuove regine del giardino: le rose cinesi.
La Lombardia dell’Illuminismo era un ambiente molto fertile anche per gli studi di botanica che non si arrestarono dopo il ritorno degli austriaci nel 1814, anzi continuarono con nuovo impulso. In particolare, i Giardini Reali di Monza divennero un centro di sperimentazione e produzione di molte rose dal sangue cinese che erano, allora definite del Bengala (perchè prima di essere introdotte in Europa, venivano studiate e propagate dall’Orto Botanico di Calcutta, in India ‘Gioiello della Corona’ britannica).
Poco dopo essersi insediato, il vicerè Behauarnais assunse un giovane agronomo come capo giardiniere: Luigi Villoresi che non solo progettò e curò quello che il celebre paesaggista inglese Loudon, nel 1835, definì: ‘il più bel giardino in Italia’, ma riuscì ad ottenere diverse rose tra le quali una chinensis chiamata Rosa modoetiensis ‘Villoresi’, Rosa semperflorens ‘Villoresi’ oggi nota come ‘Bella di Monza’. Di Villoresi Loudon scrisse: ‘Ottenne dai semi della Rosa Bengala, fecondati con altre rose, più di cinquanta varietà diverse, tra cui alcune profumatissime e Bellissime’. Della ‘Bella di Monza’, il medico Mezzotti scrive sempre nel 1835: ‘Nessuna rosa, io penso, raggiunge i meriti di quelle di questi Giardini Reali, che sono praticamente sempre in fiore e tra cui spicca la ‘Rosa di Monza’. Nella prima metà del 1800, il secolo delle rose, la rosa di Villoresi compariva nel cataloghi dei vivai di tutta Europa, anche in quello del grande Vibert che nel suo Essai sur les roses la cita come rosa molto resistente.

Una chinensis che vorremmo avere nella collezione del Roseto di Murta proprio per la storia che racconta. Unico problema: purtroppo, non la si trova più in commercio perché probabilmente è estinta. Pare, infatti, che anche l’esemplare in coltivazione al Roseto di Monza possa non essere la pianta originale, ma la Rosa chinensis ‘Serratipetala’ che abbiamo già nel giardino, o forse è la ‘Serratipetala’ ad essere la ‘Bella di Monza’ di Villoresi? Il viaggio delle rose antiche, specialmente le molte varietà nate dopo l’arrivo delle prime chinensis a fine ‘700, era complesso e spesso non è facile tracciarlo e attribuire chiaramente la paternità (o maternità) delle rose.
Anche un altro ibrido di cinese: ‘Cramoisi supérieur’ pare legare il suo nome a quello di Villoresi. Secondo quanto si legge sul sito, https://www.helpmefind.com/rose/plants.php, utile portale di studio e ricerca sulle rose al quale contribuiscono esperti da tutto il mondo, la versione a cespuglio, nata da seme di ‘Slater’s Crimson’ China e introdotta ufficialmente nel 1832 dal francese Coquereau, probabilmente esisteva già dal 1818 e nel 1832 era già coltivata a Monza. Da questa pianta, pare essersi originata come ‘sport’ proprio la Rosa chinensis ‘Serratipetala’ alias ‘Bella di Monza’. Potrebbe dunque anche questa magnifica rosa sempre in fiore essere in realtà una delle creazioni date per perdute di Villoresi? Le sue rose furono inglobate nei cataloghi francesi e tedeschi che, probabilmente, ne cambiarono il nome, cancellandone la paternità. Non è detto, quindi, che siano estinte come sembra. A me piace pensare che siano ancora presenti nei nostri giardini e di tanto in tanto, amo ricordare e onorare sul sito del roseto la memoria di questo importante personaggio della botanica italiana che ha contribuito con il suo genio a creare e diffondere bellezza nel mondo».























lunedì 7 febbraio 2022

INDIZI DI PRIMAVERA

Carissimi lettori,
oggi vi rallegro con una buona notizia (buona almeno per me): due delle mie piantine di rosa germinate i mesi scorsi HANNO IL BOCCIOLO! Lo potete vedere nelle foto, purtroppo con il cellulare non riesco a riprendere delle immagini più da vicino.
Una è germinata il 30 ottobre, l’altra l’1 novembre. 
Sono già diversi anni che mi occupo di ibridazioni delle rose, ma ogni volta che vedo il primo bocciolo mi viene da gridare al miracolo. E’ proprio un miracolo della natura che avviene sotto i nostri occhi, e che ci lascia a bocca aperta ogniqualvolta riusciamo a sintonizzarci sulle meraviglie del creato.
Vi invito, in questo periodo ancora tanto difficile, a cercare di lasciare da parte per un po’ i numerosi pesi e preoccupazioni che ognuno di noi si porta addosso. Se non avete piantine di rosa come me, recatevi in un prato, in un parco, in un giardino, e cercate, a mente aperta, i primi segnali di primavera. Ce ne sono già, vi garantisco: una violetta, una pratolina, le gemme su un ramo… riempitevi l’anima della fiducia che la natura vi trasmette, perché anche una piccola margheritina può riscaldare il cuore.

mercoledì 2 febbraio 2022

I CARATTERI DELLE ROSE - COME DESCRITTI DA DOMENICO AICARDI (5)

(continua)

- SPINOSITA'
E' il carattere tipico del genere Rosa, quindi accettabile senza discussione. Le spine hanno forme, dimensioni e disposizioni assai varie, differendo da specie a specie e nei loro discendenti. La spinosità è tollerata quando non eccessiva, o venga considerata come un motivo di curiosità o decorativo. La colorazione delle spine a volte assume tonalità che si staccano dal colore della corteccia dei rami.

- COLORE
Dopo la resistenza alle malattie, segue per importanza il colore. Come in tutte le piante ornamentali che portano fiori, così anche nelle rose il colore dei fiori è uno dei caratteri di maggior pregio, essendo il più vistoso e conferendo merito e valore alla varietà. Il colore tanto unico che in combinazione, deve essere attraente, piacevole, luminoso, curioso in tutte le sue manifestazioni e durante tutto il periodo dall'espansione del fiore sino all'avvizzimento. La gamma dei colori nelle rose è molto varia ed estesa. Il colore può dipendere dalla presenza di uno o più geni. La trasmissione dei colori è difficile a stabilire, come è difficile stabilire quale dei colori sia geneticamente dominante rispetto agli altri.

martedì 1 febbraio 2022

I CARATTERI DELLE ROSE - COME DESCRITTI DA DOMENICO AICARDI (4)

(continua)

- FIORE
Anche la forma del fiore può essere molto varia. Più che dalla forma del bocciolo, viene determinata dalla forma, dal numero e dalla disposizione dei petali. Anche la consistenza del tessuto del petalo è assai variabile; da questa dipende la conservabilità e la resistenza alle intemperie. I petali che non hanno "sostanza" sono soggetti a deperire celermente; essi assorbono e trattengono l'umidità atmosferica e infradiciano, disseccano a contatto con l'aria secca, si scottano o decolorano sotto il sole cocente e si sciupano al soffiar dei venti. I petali ampi, a ventaglio, distesi, che non si accartocciano, che ripiegano leggermente in punta verso la pagina inferiore, imprimono grazia al fiore,
mentre quelli arruffati, pieghettati, contorti, esili, sottili, spugnosi, sono indesiderabili. Sono molto apprezzati quelli carnosi, sostenuti, grossi, cerosi, che si direbbero di porcellana, lisci, levigati, su cui l'acqua piovana scorre facilmente. I petali che si mantengono a lungo piacenti e che sono caduchi quando avvizziscono sono assai desiderabili. E' da tener presente che la forma dei petali è caratteristica del tipo e della varietà, infatti certe forme si addicono più ad una utilizzazione che all'altra. Il carattere dei petali è dato da diversi geni.

- CONSERVABILITA'
Dipende dalla natura dei tessuti e delle cellule che costituiscono il legno e le foglie dello stelo, i quali permettono un facile assorbimento dell'acqua quando sono recisi, e non ultimo, dalle riserve nutritizie che si trovano immagazzinate nel tessuto legnoso e fogliare. Quando la riserva di sostanze è pronunciata, persino i fiori raccolti in bocciolo immaturo, ossia che non mostrano ancora il colore, continuano ad ingrossare e poi sbocciano quasi come si trovassero sulla pianta. Questo carattere è indispensabile nelle varietà per il fiore reciso.

- PROFUMO
Dopo il colore, è il carattere da tenere nella maggiore considerazione. Colore e profumo dovrebbero procedere di pari passo; il profumo dovrebbe essere tassativo, soprattutto nelle rose rosse, poichè sembra aumento il calore della tinta. Il profumo non emana con la stessa intensità in tutte le ore del giorno, anzi per certe rose si direbbe che in alcune ore non esista affatto, anche in varietà odorose. Lo stadio di espansione del fiore influisce assai sulla manifestazione del profumo; così dicasi delle condizioni atmosferiche. La maggioranza delle rose non ha più il caratteristico soave e delicato odore delle vecchie varietà come la damascena. Molte varietà hanno l'odore di altri fiori, di certi frutti e persino di spezie. E' un carattere che si perde facilmente, senza ritorno, anche perchè dagli ibridatori non viene sempre tenuto nel giusto valore, dandosi la preferenza al colore. Si può ritenere come un carattere naturale, benchè in molte specie non esista. Può essere conservato e richiamato quando nella ricerca di nuove varietà uno dei genitori sia fortemente profumato.

(continua)