mercoledì 24 febbraio 2021

COSA FARE ADESSO CHE HO POTATO? - 3

Per i trattamenti contro l'oidio o "mal bianco" consiglio di aspettare i nuovi germogli e, quando questi hanno una lunghezza di 10-15 cm, eseguire il primo trattamento preventivo, la cui frequenza va decisa in base all'andamento stagionale.
Se il clima è molto asciutto, il trattamento va ripetuto ogni 10-15 giorni; se si allungano i tempi, infatti, si rischia di incorrere in una infezione che, una volta contagiata la pianta, è molto difficile da estirpare.

Contro l'oidio i prodotti che maggiormente uso  sono il Nimrod (15-20 gr in 10 litri d'acqua), il Flint (3-4 gr), l'Anvil (6-10 gr), il Tilt concentrato (1-2 gr) sempre per 10 litri d'acqua.
E' importante aggiungere a qualsiasi miscela un bagnante come se ne trovano tanti in commercio, nella misura di 10 gr per 10 litri d'acqua; questo è importante in particolare modo per le rose, le cui foglie sono cerose, per cui il prodotto tende a scivolar via senza aderire.

In primavera, anche se inoltrata, questi trattamenti si possono fare in qualsiasi momento della giornata, mentre da giugno a settembre è opportuno farli verso sera, in modo da escludere eventuali bruciature da colpi di sole. E' importante anche non eseguire trattamenti dopo la pioggia, ma lasciare asciugare la vegetazione per non diminuire l'efficacia del prodotto.

(da "Una vita tra le rose" di Giulio Pantoli).

martedì 23 febbraio 2021

COSA FARE ADESSO CHE HO POTATO? - 2

Finita la pulizia degli scarti della potatura, occorre passare alla vangatura, cercando di fare attenzione a non molestare le radici superficiali.
Alla fine cospargere il terreno con cenere di legna passata al setaccio: questo determina un aumento del potassio e toglie di mezzo diversi animaletti, disinfettando il terreno. Questa cenere verrà poi interrata con la prima zappatura che si farà al terreno per mantenerlo fresco appena si sarà ispessito.

I TRATTAMENTI

Finita la potatura e la sistemazione del terreno, è tempo di passare alla disinfezione delle branche della pianta in genere contro le spore della Peronospora e della "macchia nera" (ticchiolatura) con sali di rame, oppure in modo molto più comodo con poltiglia bordolese, che viene venduta in sacchetti già pronta all'uso. Ne preparerete una quantità adeguata al numero di rose che avete da trattare, tenendo conto che si può alzare la dose di tre o quattro volte senza provocare ustioni, dal momento che non c'è fogliame sulle piante, e cercherete di bagnare bene i rami e il ceppo, facendola ben colare in tutte le parti della pianta.

Dopo otto o dieci giorni farete il trattamento contro le neanidi (cioè le uova) di cocciniglia e di ragno rosso, che in annate molto calde si rivelano un vero flagello; queste uova sono attaccate ai rami attorno alle gemme e alle spine.
Farete una miscela con olio bianco e un buon acaricida, avendo cura di scegliere un prodotto aggiornato, in quanto questi parassiti in poco tempo diventano resistenti ai trattamenti e bisogna variare il prodotto. Per fare dieci litri di miscela si mettono in dieci litri di acqua 100 gr di olio bianco per trattamenti e da 20 a 50 gr di acaricida (a seconda del prodotto); con questa miscela si bagnano le piante, avendo cura, come già detto, di bagnare tutte le parti.
Questi trattamenti vanno eseguiti ad una temperatura non inferiore ai 10°; se la temperatura è più calda non va male, in quanto l'effetto risulta superiore.

(da "Una vita tra le rose" di Giulio Pantoli).

lunedì 22 febbraio 2021

COSA FARE ADESSO CHE HO POTATO? - 1

Finita la potatura, si dovrà sgombrare il terreno da tutti i rami e anche dalle foglie (bruciarle o  buttarle tra i rifiuti; le foglie sono pericolose in quanto spesso portatrici di infezioni).

Prima di passare alla vangatura, cospargere attorno alle piante uno strato di letame fino quasi a coprire il terreno; se avete la fortuna di conoscere dei contadini, potete usare quello di cavallo o di mucca (non di gallina perchè a volte produce delle bruciature). In mancanza di letame fresco, si può usare il letame pellettato: stenderlo tranquillamente attorno alla pianta, perchè non brucia, ed aggiungere qualche manciata di concime minerale, composto più o meno con i seguenti titoli: 4 - 12 - 4 (4 di azoto, 12 di fosforo, 4 di potassio); se il potassio fosse anche leggermente più alto, on guasta.

Occorre comunque tener presente che l'azoto esalta innanzitutto la vegetazione e con essa la tendenza a rifiorire, conferisce brillantezza ai colori, però indebolisce la resistenza delle aggressioni da funghi, come l'oidio e la ticchiolatura, quindi l'azoto non deve essere mai superiore al fosforo e al potassio.
Quest'ultimo accentua la resistenza del fogliame alle malattie, in special modo alla ticchiolatura, vero flagello delle rose. Il fosforo, invece, è indispensabile per esaltare l'apparato radicale e conferire sostanza, resistenza e durata tanto alle foglie che ai fiori, prolungando il periodo della fioritura; inoltre è meglio che abbondi, dal momento che nei nostri terreni è sempre scarso.

(da "Una vita tra le rose" di Giulio Pantoli).

venerdì 19 febbraio 2021

 IERI DA VITTORI VIVAI (FORLIMPOPOLI - FC)


UN MILIONE DI GRAZIE A MARIA!!!

mercoledì 17 febbraio 2021

RIFLESSIONI SULLA POTATURA DELLE ROSE. POTATURA DELLE ROSE ANTICHE E ALTRI TIPI DI ROSE

Ho già affrontato il tema della potatura nei due post precedenti, ma trovo che ripetere i concetti non sia deleterio, anzi.

In effetti la potatura è un argomento ostico, difficile, che anima discussioni interminabili tra gli addetti e gli appassionati. I testi in circolazione sul tema della potatura spesso si contraddicono, oppure semplicemente ci insegnano a come fare il taglio o quando è il periodo migliore per farlo.

Forse è meglio chiedersi perché potare. Quali sono gli obiettivi della potatura?

Ciò che ci guida nella potatura è migliorare la fioritura: è evidente che noi coltiviamo le rose principalmente per avere dei bei fiori in grande quantità prodotti da piante sane. E' lo stesso obiettivo che hanno le rose: fare il maggior numero possibile di fiori e cercare di rimanere sane per potersi perpetuare.

Forse qualcuno si pone come obiettivo avere pochi fiori ma grandi, da concorso. Questi signori conosceranno certamente le tecniche adatte.

Per tutti coloro che invece vorranno avere molti fiori su una pianta ben formata e sana allora alcune riflessioni saranno importanti.

Gli osservatori più attenti si saranno accorti che le piante si auto potano, cioè fanno seccare i rami che non servono più: rami lesionati, malati, in ombra. In altre parole, uno degli scopi della potatura è lo stesso di quello che la pianta si prefigge: eliminare i rami che non sono più in grado di fiorire.

Quindi il buon osservatore capirà quali rami sono a breve destinati a morire e quindi aiuterà la pianta, collaborerà con la pianta.

A volte la pianta esagera, produce tanti rami, che si sfregano, si urtano con il vento, si feriscono, circola poca aria, aprendo così la porta ai patogeni e alle malattie.

Allora il nostro osservatore interverrà pulendo, aprendo il centro della pianta, togliendo i rami troppo sottili per produrre fiori, eliminerà i rami che sfregano tra loro e accorcerà i rami troppo lunghi che con il vento potrebbero rompersi, interverrà anche sui rami che non hanno avuto il tempo di lignificare prima dell'inverno ed eliminerà tutto il legno secco.

Ed ora vediamo come potare le specie di rose che non ho ancora trattato.

Le rose bourbon e le ibride perpetue si potano ogni inverno. La potatura può essere evitata in caso di coltivazione su grandi spazi. I rami principali vanno accorciati di un terzo, mentre quelli secondari, di due terzi. 

Le rose rugose si potano pochissimo, per mantenerne inalterata la forma. Solo la potatura del primo anno può essere più drastica. 

La rosa Alba, la rosa Centifolia, la Gallica e la rosa Damascena, varietà antiche a fioritura unica, vanno potate al termine della fioritura, cioè a luglio. Queste rose infatti fioriscono sui rami dell’anno precedente. Qualche intervento è consentito anche durante l’inverno, ma solo per eliminare i rami troppo vecchi. 

Le rose Portland rifiorenti si potano durante la stagione di riposo vegetativo e si spuntano lievemente in estate. 

Le rose botaniche, coltivate per la produzione di bacche decorative: si interviene con una rimonda dal secco e una riduzione dei rami più lunghi e disordinati, al fine di ridare un aspetto armonioso alla pianta. Queste operazioni si eseguono a fine inverno.

lunedì 15 febbraio 2021

POTATURA DELLE ROSE RAMPICANTI

Le rose rampicanti si distinguono tra le rampicanti propriamente dette (o climber) e le sarmentose (o rambler). 

Le Climber sono piante con rami piuttosto eretti e robusti che portano un numero tutto sommato esiguo di foglie e con fiori grandi, quasi sempre mutazioni di ibridi di Tè o Floribunda. Hanno una caratteristica importante che è la rifiorenza, l’aspetto più apprezzato e ricercato in questo tipo di rose, oltre naturalmente alla grande disponibilità di colorazioni e forme.

Le Rambler invece hanno fiori più piccoli ma numerosi, spesso riuniti in mazzetti, non rifiorenti; questa è una caratteristica che i giardinieri italiani apprezzano poco, mentre in Francia e nei paesi anglosassoni sanno bene quali show possano eseguire le Rambler, anche se solamente una volta all’anno. Oltre a ciò si tratta di piante sempre molto vigorose, capaci di poter avvolgere velocemente anche strutture grandi come abitazioni o tettoie, con rami sottili e flessuosi.

Le regole di potatura sono le stesse. La potatura serve a tenere sotto controllo la loro struttura. Incoraggiare la crescita orizzontale provoca una fioritura abbondante per entrambe.


ROSE CLIMBER

- Potate le climber mentre sono a riposo, ossia da dicembre a febbraio, quando la mancanza delle foglie ormai cadute vi permetterà una chiara visione di steli e struttura. Accorciate ogni getto laterale tanto lungo da poter essere danneggiato dal vento impetuoso in autunno.

- Il primo passo è eliminare ogni ramo morto, malato o danneggiato.

- Quindi accorciate ogni getto laterale già fiorito, tagliandolo fino a trovare una gemma vigorosa.

- Legate i nuovi getti a dei supporti in modo da formare un telaio. La forma a ventaglio è ideale per un muro.

- Se ce ne sono troppi, rimuovete anche qualche vecchio ramo.


ROSE RAMBLER

- Potate le rose rambler a fine fioritura a meno che non desideriate avere i cinorrodi che, in alcune specie ma non in tutte, sono eclatanti. Potete potarle in inverno come le climber, ma le rambler vigorose possono essere sovrastimolate da una tarda potatura, producendo troppe foglie a scapito dei fiori.

- Una volta che la rambler ha riempito lo spazio a lei riservato, per evitare il sovraffollamento e incoraggiare la crescita dei nuovi rametti, eliminate un terzo degli steli principali alla loro base ogni anno, a cominciare da quelli più vecchi.

- Indi, accorciate tutti i getti laterali dei due terzi e riducete i getti più esterni lasciando solo pochi germogli; così facendo si avrà una maggiore ramificazione.

- Fissate i getti principali rimanenti; offriranno lo spettacolo del prossimo anno!

- Ringiovanite le vecchie rambler rimuovendo alla base con una sega da potatura tutto il legno fiorito. Fate tagli angolati, in modo da drenare la pioggia e così evitare il marciume.

POTATURA DELLE ROSE IBRIDI DI TE'

 Come in tutte le piante di rosa, anche negli ibridi di tè è importante praticare una potatura "fisiologica", volta cioè ad eliminare le parti più vecchie che stanno andando incontro ad un lento deperimento durante il quale continuano comunque ad assorbire linfa e sostanze nutritive dalla pianta, andando quindi a togliere parte dell’energia alla pianta ed al
nuovo materiale verde.

Tuttavia questo non è l’unico motivo per il quale vengono potate le ibridi di tea. Le ibridi di tea infatti, come moltissime altre rose ornamentali, vengono potate per dare una forma corretta ed equilibrata alla pianta. Con questa potatura, detta appunto “di forma”, si cerca di mantenere o di dare alle rose una forma ordinata oltre che di stimolare le rose a produrre nuovi fiori.


QUANDO E COME POTARE GLI IBRIDI DI TE'

Il periodo migliore per potare le ibridi di tea è compreso tra febbraio e marzo, quando le temperature si alzano e fanno presagire un imminente ripresa dell’attività vegetativa. Quando le prime gemme compaiono sulle ibridi di tea è il momento di intervenire con la potatura. 

1. potare ogni rosa secondo le sue esigenze; ogni rosa nel tuo giardino è diversa. Impara con l'osservazione, non avere fretta e trattala di conseguenza: guardare l'impianto complessivo, pensare al portamento della nostra rosa.

2. Potare per la circolazione di aria e luce attraverso la pianta, e ridurre i problemi di insetti e funghi; dobbiamo rimuovere dalla pianta il suo carico di malattia se ne è soggetta, il fogliame vecchio e la crescita troppo densa.

3. Fare il taglio con un angolo di 45 gradi.

4. Accertarsi che sia un taglio netto (non sfilacciato).

5. Rimuovere tutti i rami rotti, morti, morenti o malati (qualsiasi ramo che sembra secco, striminzito o nero, se la corteccia ha anche solo qualche macchia nerastra). Tagliare finché l'interno dei rami è marrone chiaro - il midollo di un ramo malsano è nero, o nero e marrone.

6. Rimuovere - in genere - i rami deboli o più sottili di una matita.

7. Rimuovere i succhioni sotto l'innesto (se sono innestate): i rami
sospetti hanno la corteccia di colore diverso, le foglie diverse, e crescono in una forma diversa. Se il succhione proviene dalle radici, scavare, fino ad incontrare la radice principale. Girare e tirare più che tagliare, fare quel che meglio si riesce; se avete semplicemente tagliato un succhione di rosa al livello del suolo, si ottiene il doppio di crescita nello stesso luogo l'anno prossimo.

8. Rimuovere eventuale fogliame residuo.

9. Meglio potare poco o niente che potare troppo.

(Nella foto a destra: una rosa ibrido di tè correttamente potata).

martedì 9 febbraio 2021

FELICIA, CORNELIA, KATHLEEN, FRANCESCA, PENELOPE...

No, non è un gruppo di suffragette di fine Ottocento: sono rose del Rev. Pemberton.

Chi conosce un po' la storia delle rose, al nome del "Reverendo Pemberton" assocerà subito il gruppo delle Rose  Moschate. Joseph Pemberton fu sacerdote anglicano per più di 30 anni. Appassionato coltivatore di rose amatoriale, è entrato a far parte del Royal National Rose Society poco dopo la sua fondazione e nel 1911 ne servì come presidente. Dopo il suo ritiro nel 1914, Pemberton si dedicò all'allevamento di rose nel tentativo di ricreare le "rose della nonna" che ricordava dall'infanzia. Ha fondato la Pemberton Nursery a Romford e nelle vicinanze, dove alla fine sono state coltivate circa 35-40.000 rose all'anno per la vendita. Tutte le rose della Pemberton Nursery furono lasciate in eredità ai loro giardinieri, che a Romford erano Jack e Ann Bentall. Hanno rilasciato diverse nuove rose dopo la morte di Pemberton.

Ma c'è di più. 

Le rose di Pemberton sono rose di famiglia. Rose dal nome personale, ispirate dai membri della sua stessa famiglia: i nomi attribuiti alle nuove rose sono spesso quelli delle figlie e delle nipoti di casa (Felicia, Cornelia, Kathleen, Francesca, Penelope).

Le rose sono il mondo di Joseph Pemberton. Prima una passione dell'infanzia, poi, una volta in pensione, una piccola attività di famiglia ispirata da sentimenti di affetto incarnati dalla stesse rose. A catturare il cuore del reverendo è il mondo quotidiano che si rianima alle prime luci dell'alba e popola di suoni il silenzio in casa dopo il riposo notturno. Quando pensa alle sue nuove rose pensa alla donne di casa.

Anche l'origine di questa attività è di famiglia ed è femminile: la nonna  fa nascere nel giovane Joseph la passione per le rose.

Con l'aiuto di Jospeh la nonna coltiva meravigliose varietà come Aimee Vibert, Rose De Meaux, Tuscany e sperimenta ibridazioni nel suo piccolo giardino dell'Essex. Immaginiamo quale sfida rappresentasse, nella giovane mente di Joseph, perpetuare e superare in bellezza i fiori della nonna.

Questa ambizione spinge il giovane a partecipare con le proprie rose a diverse esposizioni dove ha modo di far conoscere la bellezza di varietà uniche. A lui è stata attribuita la paternità di ibridi di Rosa Moschata i cui validi rappresentanti sono le rose dal nome familiare appena ricordate: Cornelia, Felicia, Penelope.

Una delle prime amate, quasi perfetta, è la Rosa Felicia. La rosa porta il nome e la delicatezza della sorella: delicata quanto il profumo e il portamento dell'amata sorella.

Fra tutte si innamora però di Penelope per i particolari e generosi frutti. La Rosa Penelope è prodiga di frutti; questi, differenziandosi dalle usuali tonalità rosse, offrono all'apice di lunghi peduncoli gruppi di grossi confetti rosa, con macchie sia bianche, sia di un tenero verde pastello che lentamente assumeranno il gradevolissimo rosa degli altri frutti ormai maturi.

Di questa famiglia di rose unica eccezione dal nome differente è la Rosa Buff Beauty: creata dalla sorella Felicia, erede, con il giardiniere J. A. Bentall del vivaio e della passione di famiglia, la rosa è così denominata perché il colore dei petali (giallo albicocca) dovrebbe suggerire quello di un bel cuoio naturale.


(dal sito: museoroseantiche.it)

lunedì 8 febbraio 2021

IL MANTELLO DI GIUSEPPE

 Il nome originale inglese di questa splendida rosa rampicante è "Joseph's Coat" e lo si deve ad un episodio del Vecchio Testamento: dei 12 figli di Israele (Giacobbe), Giuseppe era il suo favorito. In particolare, il padre mostra il suo affetto donando al figlio un splendido mantello multicolore per il suo 17esimo compleanno. 

Questa rosa dai toni caldi è stata creata da Herbert Swim nel 1964 presso i vivai Armstrong, in California, Stati Uniti. Ha vinto numerosi premi prima di essere commercializzata nel 1969.

"Joseph's Coat" si differenzia dalle altre rose per la sua caratteristica di cambiare il colore a seconda dell'età dei fiori. Come la rosa "Masquerade" o la "R. Chinensis Mutabilis", ha creato molto entusiasmo negli amanti di questo fiore: i boccioli si aprono gialli, per poi cambiare verso l'arancione e finire in un rosso intenso. Tre colori sulla stessa rosa.

Questa rosa e' il risultato di un incrocio tra la "Buccaneer", dai grandi fiori gialli, e un cespuglio dai fiori a grappolo gialli sfumati in rosa chiamato "Circus".

Dopo i risultati della competizione del 1964, André Leroy, capo ingegnere onorario dei parchi e giardini della città di Parigi, concluse:

"Gli americani sono presenti in un gran numero nelle competizioni europee e le loro creazioni sono sempre di gran valore. Le Armstrong Nurseries hanno presentato novità in ognuna delle categorie (...). "Joseph's Coat" (...) è stata notata in ogni competizione. E' una varietà originale che ha avuto un grande effetto, e ha meritato di vincere la medaglia d'oro a Bagatelle."

(dal sito: museoroseantiche.it)

venerdì 5 febbraio 2021

ROSA MUNDI: UNA STORIA AFFASCINANTE

Se questa storia fosse avvenuta oggi, i giornali scandalistici l'avrebbero diffusa in tutto il mondo. I pettegolezzi si propagavano molto più lentamente nel medioevo, quando lo scandalo coinvolse il re d'Inghilterra Enrico II, la sua consorte la regina Eleonora, la sua amante Rosamund Clifford e, come dice la leggenda, una rosa. 

Enrico Plantageneto fu sposato a Eleonora d'Aquitania per più di un decennio quando, all'età di circa trent'anni, cominciò un rapporto passionale con l'adolescente Rosamund. La coppia si incontrò probabilmente intorno al 1166 nel castello del suo ambizioso padre, Lord Walter de Clifford, che potrebbe aver incoraggiato la relazione per interesse sociale e politico. Nonostante questo, sembra che l'affetto tra Rosamund e Enrico fosse genuino e duraturo.

Il re si assicurò che la sua amante vivesse nella regalità e rese pubblica la loro relazione nel 1174, un anno dopo aver imprigionato Eleonora a causa di un conflitto su diritti di proprietà e una disputa sulla di lei scelta di un erede.

Questo dramma familiare dei Plantageneti sfociò in una battaglia reale con tragici episodi riguardanti Rosamund che vennero raccontati in ballate, poemi, novelle, opere, rappresentazioni teatrali e dipinti da Edward Burne-Jones e Dante Gabriel Rossetti.

Quasi tutte le versioni della storia di Rosamund pongono la scena al Woodstock Palace, una residenza di caccia reale vicino ad Oxford. Qui, in un posto riparato che Enrico fece costruire per lei, si trovavano una cappella privata, un chiostro e giardini a sua disposizione. Nel frattempo la regina gelosa tramò per intrappolare l'amante poco prima di un incontro con il Re. Eleonora corruppe un servitore per farla entrare di nascosto nel luogo segreto, ma Rosamund, impegnata nel suo ricamo, alzò lo sguardo e riuscì a scorgere la regina. La giovane donna, impaurita, cercò rifugio nel giardino-labirinto. Fuggendo si mise in tasca un pezzo di stoffa che stava ricamando, non accorgendosi che un capo del filo era ancora legato al gomitolo.

Questo filo consentì a Eleonora di raggiungere la rivale, obbligandola a scegliere tra una coppa di veleno e un pugnale. Rosamund bevve il veleno. Uscita della regina. Entrata del Re, che scoprì il corpo senza vita dell'amata. Inconsolabile, ordinò che fosse sepolta in un convento, coperta da un'aiuola delle sue rose favorite.

Così dice la leggenda, e, come tante leggende, le strade dei fatti e delle finzioni sono strettamente collegate. Sarebbe piacevole sapere senza ombra di dubbio che il fiore che Re Enrico ordino di piantare sulla sua tomba fosse il profumato e screziato rosso-bianco della Rosa Mundi, tradizionalmente conosciuto come 'Fair Rosamund's Rose', 'Rosamunde', 'Rosamonde', e altre variazioni su questo tema (i botanici preferiscono il più prosaico R. gallica versicolor).

Comunque le evidenze storiche documentate che legano questa rosa alla storia di Rosamund Clifford non si trovano prima del sedicesimo secolo. In egual misura, nessun dato storico conferma che la sua morte, intorno al 1176, fosse stata violenta o che la regina Eleonora (ancora agli arresti domiciliari in quel tempo) avesse avuto qualche parte in essa. Probabilmente Rosamund trovò la morte non a Woodstock, ma nel vicino monastero di Godstow Abbey, dove aveva trovato rifugio dal mondo esterno.

Altri episodi della storia sono degni di essere raccontati. Re Enrico, fortemente addolorato, fece veramente posizionare la tomba di Rosamund dentro la chiesa del convento. Suo figlio, il Re Giovanni, anni dopo diede il compito alle monache di consolare con le loro preghiere le anime di Re Enrico e di Lady Rosamund qui sepolti. Eleonora ebbe la sua vendetta, anche se non per sua mano.

Due anni dopo la morte di Re Enrico, un vescovo che passava da Godstow, diede voce al suo orrore nel vedere fedeli che veneravano la tomba della peccatrice Rosamund come se fosse un altare. Il corpo venne quindi spostato in un cimitero, sempre nel territorio del convento, ma molto fuori mano. Una iscrizione latina sulla sua tomba, contribuisce a tramandare ai posteri l'insulto. Anche dopo che un altro Re Enrico ( quello con sei mogli) ridusse il monastero in rovine, durante la sua campagna di distruzione dei monasteri, l'iscrizione sopravvisse:

Hic jacet in tumba Rosa mundi, non Rosa munda;

Non redolet, sed olet, quae redolere solet.

Qui riposa Rosa l'aggraziata, non Rosa la casta;

l'odore che sale non è profumo di rose. 

(traduzione resa con molto "tatto" da E.Cobham Brewer, curatore di un dizionario vittoriano. Chi conosce il latino capisce che l'offesa è molto peggiore).

dal sito: museoroseantiche.it

martedì 2 febbraio 2021

UN AMICO MI INVIA I SUOI FANTASTICI RISULTATI

Sono felicissima di condividere il materiale che mi ha inviato un amico amante delle rose e soprattutto delle ibridazioni.

Non è da molto che si cimenta come "breeder", dal 2018 appena, ma i risultati sono già veramente notevoli.

Si chiama Dritan Gazheli e ha 45 anni, vive in Albania  e il suo entusiasmo per le rose è contagioso.



Questo nelle tre foto e nel video, è un ibrido nato a primavera 2019, in quell'anno ne ha fatto i primi fiori è cresciuto più di un metro, è molto vigoroso e resistente alle malattie, rifiorente e profumato.



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Questo e un ibrido nato nell'anno 2018; ormai ha preso la forma definitiva, è un piccolo arbusto a crescita lenta, rifiorente con fiore particolare e profumato.

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Seguono foto di altri ibridi, anche essi originali, qualcuno particolarmente interessante.